Nessuna novità nel processo per l'omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore friulano ucciso in Egitto nel 2016 e che vede imputati quattro appartenenti ai servizi segreti del Cairo. A Roma era il giorno dell'udienza di Nicola Russo, il capo dipartimento per gli Affari Giustizia, il quale ha riferito di una totale assenza di risposta dal Paese nordafricano in merito alle interrogazioni del ministro Marta Cartabia:
Nicola Russo si è difeso come ha potuto davanti al gup di Roma nell'udienza collegata al processo per l'omicidio di Giulio Regeni in Egitto. La situazione di stallo permane e il nuovo aggiornamento è fissato al 13 febbraio 2023, con l'invito rinnovato di ricercare gli imputati senza sosta.
Il punto saliente del dibattito condotto dal procuratore aggiunto Sergio Colaiocco è stato il mancato ricorso alla Convenzione di New York: in breve un meccanismo che prevedevo l'intervento in arbitrato all'Onu nei casi accertati di tortura. A precisa domanda Russo ha risposto così:
Successivamente Colaiocco ripercorre tutte le tappe del silenzio egiziano nei vari scambi di note e documenti anche tramite intermediazione dell'ambasciata italiana al Cairo, incalzando il testimone sull'ipotesi che le condizioni di applicazione del trattato erano ben presenti.
Presenti in aula anche i genitori di Giulio, Claudio e Paola, accolti nella capitale da una delegazione di Articolo 21 e dal presidente dell'Odg. Amaro e sarcastico il loro commento ai microfoni a conclusione del dibattimento: