Una luna di miele, come tutte le cose, ha un inizio ed una fine. Questa si sovrappone all’inizio della quotidianità con i suoi annessi e connessi: è proprio lì, che si misura la stabilità di una relazione. O di un governo. Quello guidato da Giorgia Meloni, ad esempio, abbondantemente superati i 100 giorni, sembra essere giunto alla fine della luna di miele. Che è da intendersi come quel momento post-elettorale in cui il Presidente eletto gode di una inerziale e fisiologica popolarità.
I sondaggi hanno iniziato ad indicare il segno meno (-) affianco al simbolo di Fratelli d’Italia. Era successo la scorsa settimana ed in questa che sta concludendosi la retrocessione è ancora più evidente. Secondo la Supermedia di YouTrend, infatti, il partito di Meloni è sceso di 1,2 punti percentuali rispetto a 7 giorni fa quando già si registrava un -0,6%. È una variazione al ribasso importante e non da non sottovalutare. Le fluttuazioni elettorali settimanali, infatti, hanno una tendenza a discostarsi di qualche decimale. Una diminuzione superiore al punto è, evidentemente, una diminuzione notevole. Ecco il report completo fornito da YouTrend:
Fratelli d’Italia 29,2% (-1,2)
Partito Democratico 19,2% (+2)
Movimento 5 Stelle 15,9% (-1,1)
Lega 9,2% (+0,4)
Azione/Italia Viva 7,6% (+0,4)
Forza Italia 6,9% (-0,2)
Verdi/Sinistra Italiana 3% (-0,3)
+Europa 2,3% (-0,1)
Italexit 2,2% (+0,3)
Unione Popolare 1,5% (-0,2)
Noi Moderati 1,1% (+0,1)
Ci sono molti segnali importanti in questa Supermedia. Alla variazione al ribasso di Fratelli d’Italia c’è quella, uguale e contraria, del Partito Democratico che registra un +2%. È l’effetto Elly Schlein. Ma torniamo a Meloni.
Quando si esce dalla luna di miele quell’effetto di magia dove tutto sembra andare bene svanisce. Iniziano i problemi. In primis quelli legati alla complessità del governare: Fratelli d’Italia viene da circa un decennio di opposizione in cui, nella libertà di poter far la voce grossa, ha alimentato un rapporto di continuità e coerenza con l’elettorato di riferimento. La seconda questione, legata alla prima, è quella dell’accountability: chi ha votato Meloni, non vede realizzate le sue proposte e si arrabbia. Un malcontento che, in questi giorni, si sta riversando sotto i post social del Premier. Lo si può vedere ad esempio qui, nei commenti di questo post riguardante le politiche migratorie:
Il vaso di Pandora si è scoperchiato dopo i fatti di Cutro. Una tragedia – poi politica – anzitutto umanitaria. Da una parte ci sono gli elettori delusi che vorrebbero, forse, qualcosa di più a destra rispetto alla promessa di andare a prendere gli scafisti in tutti il globo terracqueo. Semplifichiamo: molti di loro hanno votato Fratelli d’Italia per veder realizzato blocco navale. Issue emblematica tra quelle promesse elettorali. Ma che Meloni, al governo, ha difficoltà ad applicare.
Poi ci sono gli altri. Delusi per il modo in cui l’esecutivo ha affrontato la sua prima vera crisi: non prendendola di petto, anzitutto sotto l'aspetto umanitario, ma usandola dal punto di vista politico. A livello comunicativo questo si è tradotto nell’alimentazione di due frame noti del linguaggio conservatore: "la colpa è delle ong", "aiutiamoli a casa loro ed evitiamo di farli venire qui". Per il resto: quasi nulla dal punto di vista umanitario. Se non la trovata del Consiglio dei Ministri a Cutro che, però, è stato aspramente criticato dalle opposizioni e che ha portato il governo tenere una conferenza stampa confusa e discussa. Al Premier, tra le altre cose, si contesta il mancato passaggio al cospetto dei feretri dei migranti deceduti.
Non ci sono elementi a sufficienza per definire conclusa la luna di miele tra Giorgia Meloni e gli italiani. Ma di certo la complessità del governare inizia a palesarsi. A Cutro, sulle note di De André, potrebbe essere iniziata una nuova fase del governo Meloni.