Il piede pigia forte sull'acceleratore delle riforme istituzionali. Il treno Meloni non vuole fermarsi e punta diritto sulla sua strada. In sostanza il messaggio che lancia alle opposizioni è che le fai come vuole e gli altri devono solo ascoltare. Poco importa quello che dicono, tanto non verrà preso in considerazione. Le opposizioni quindi non devono fare le opposizioni. Niente Aventini, insomma. La Meloni ha il mandato per fare le riforme.
La furia parla e dice, dal palco di Ancona, che la sua riforma si farà. Una riforma che servirà per dare più stabilità ai Governi. Una riforma per domare tutti i parlamentari e nel buio incatenarli, direbbe qualcuno. Perché, in sostanza, il vero problema dell'Italia - a oggi - è il vincolo di mandato sancito dalla Costituzione. Che permette ai parlamentari di cambiare casacca, senza però sottolineare che ci sono i partiti che gliela fanno cambiare, la casacca. Il vincolo di mandato fu pensato dai padri costituenti proprio per dar libertà ai parlamentari di lasciare il gruppo di appartenenza, nel caso in cui il partito avesse tradito le promesse elettorali oppure si fosse allontanato dai binari su cui viaggiava. Come, ad esempio, ha fatto Carlo Cottarelli che ha lasciato il Partito Democratico (dimettendosi) perché non era in linea con la vision politica della Schlein.
Domani, 9 maggio, sono convocate tutte le opposizioni. Il calendario è fitto e le delegazioni affilano i loro artigli smussati con panna e caramello. A sentire le voci, non si capisce perché ci sia l'incontro. Il vicepremier Tajani proprio ieri, 7 maggio, aveva confessato - a Rai Tre - che tanto "noi andremo avanti, poi ci saranno i referendum e decideranno i cittadini", nel caso in cui le opposizioni dovessero fare i muri.
La Meloni ad Ancora si pone sulla linea anti Aventino - qualcuno poi spieghi perché è tanto odiato questo colle. "Non accetto atteggiamenti aventiniani o dilatori, nel senso che faccio quel che devo fare".
L'appuntamento è dunque perché la premier pensa sia "una priorità", ma non le opposizioni. È arrivata l'ora di dire "basta ai governi costruiti in laboratorio" perché all'Italia serve "stabilità" e "governi che durino cinque anni". Ma non dovrebbe essere un suo pensiero, visto e considerato che la maggioranza è coesa e salda.
Quindi Meloni si aspetta dalle opposizioni lo stesso suo atteggiamento: cioè "di aperura".
L'interesse principale, in sostanza, è che non ci sia una persona sola al comando. Ma che i Governi abbiano a disposizione 5 anni per attuare i propri programmi e che non ci sia un ricambio continuo di esecutivi.
L'ex premier Renzi punta su uno dei suoi vecchi cavalli da battaglia: il "sindaco d'Italia". Appoggia la Meloni sul riformare la costituzione, ma non sul presidenzialismo del capo dello Stato.
"Io faccio il tifo per la Meloni sulle riforme, ma non sono per il presidenzialismo. Non sono d'accordo in questa fase sull'elezione diretta dell'inquilino del Quirinale. Supporto la Meloni sul sindaco d'Italia, se va in quel senso. Questa è la scommessa", "sono d'accordo sull'elezione diretta dell'inquilino di Palazzo Chigi".
Il leader del Movimento 5 Stelle risponde al Governo. Nessuno tenta di barricarsi sull'Aventino. Anzi, i Cinque stelle hanno diverse proposte con cui si può migliorare l'assetto costituzionale dell'Italia. Proprio quello che ci si aspettava dall'Avvocato degli italiani. Conte da Napoli, a margine di a margine di un'iniziativa elettorale a Torre del Greco, dice che