In due anni la storia di Edin Dzeko si è trasformata nell'attaccante al viale del tramonto con la Roma fino alla rinascita da trascinatore nell'Inter. Simone Inzaghi non vuole fare a meno di lui nei match che contano mandando in panchina Romelu Lukaku con il bosniaco che ripaga la fiducia del tecnico ogni volta come successo ieri sera nella semifinale di andata di Champions League quando apre le danze con un sinistro al volo da calcio d'angolo. Dzeko sta vivendo una seconda giovinezza inseguendo la Champions, trofeo che manca nel suo palmares, con l'obiettivo di rimanere ancora a Milano per almeno un'altra stagione. Il suo entourage ha già allacciato i contatti con i dirigenti nerazzurri per il rinnovo di un contratto che scade a giugno prossimo.
Parlare di rinascita di Dzeko sembra quasi sminuire una carriera di primo livello con le vittorie con le maglie di Wolfsburg e Manchester City. Per vincere in Italia è dovuto andare all'Inter dopo una esperienza alla Roma senza trofei ma comunque ricca di soddisfazioni personali. Cammino simile al suo allenatore Simone Inzaghi, entrambi arrivati ad Appiano Gentile nell'estate 2021 dalla Capitale: il tecnico sponda biancoceleste e la punta sponda giallorossa. Tante volte contro nei derby romani, ora insieme con l'Inter. Eppure le premesse non furono facili per nessuno dei due visto che bisognava sostituire Antonio Conte e Romelu Lukaku appena tornati in Inghilterra.
Il bosniaco ci ha messo poco per entrare nel cuore dei tifosi nerazzurri fino all'esplosione di gioia di sera contro il Milan. Sovrasta fisicamente Calabria e colpisce al volo il pallone con il mancino senza che Maignan nemmeno si rendesse conto cosa stava succedendo. San Siro nerazzurro in visibilio e Dzeko che esulta ricordando a tutti che l'età non è fondamentale quando si ha ancora fame. Quel gol ha ancora un valore simbolico personale: 400 da professionista divisi fra 336 con i club e 64 in nazionale diventando a 37 anni e 54 giorni il secondo marcatore più anziano nella fase a eliminazione diretta della Champions League. Un'età che però non sembra pesare al bosniaco: "Quanti anni ho? Ne ho 37, ma mi sento bene ed è quello l'importante. Tutta la squadra era carica. Non succede spesso di fare un derby in semifinale, eravamo concentrati tutti dal primo all'ultimo e questo ci ha ripagato".
Definirlo un semplice attaccante però è riduttivo. Ufficialmente è una prima punta ma fa sentire tutto il suo peso e la sua qualità tecnica anche fuori dall'area di rigore andandosi a trasformare a trequartista. Proprio il lavoro per i compagni è ciò che è stato sempre apprezzato in lui anche quando i numeri non sono da bomber di razza. Quest'anno13 timbrature in 46 apparizioni in tutte le competizioni. Numeri che testimoniano la serietà di un ragazzo che cura il suo fisico in maniera maniacale per essere competitivo ai massimi livelli: "Chi mi conosce lo sa che giocatore sono. Do tanto, non solo i gol, anche se so che quando non la metto dentro si parla di questo. Io però sono contento anche quando non segno, perché lavoro per la squadra".
Ora il sogno Champions League di fronte gli occhi. L'aveva sfiorata la finale, era la Roma allenata da Eusebio Di Francesco che interruppe il suo sogno proprio in semifinale contro il Liverpool dopo aver eliminato il Barcellona. Dzeko segnò due gol nel doppio confronto che però non furono sufficienti. Dopo cinque anni si ritrova nella stessa situazione solo una gara di andata vinta 0-2 e novanta minuti da disputare davanti i propri tifosi la settimana prossima.
Se scenderà in campo lo deciderà Simone Inzaghi ma al momento sembra una utopia pensarlo in panchina. Con Dzeko in campo gioca meglio l'Inter. Spalla ideale per Lautaro Martinez, apre varchi per gli inserimenti di Barella e Mkhitaryan e raccoglie i cross dalle fasce di Dumfries e Dimarco. Un giocatore perfetto per lo scacchiere del tecnico piacentino. Serve un ultimo sforzo martedì prossimo e dopo si potrà cominciare a pensare al futuro che si chiama Istanbul e al rinnovo di contratto per un'altra stagione.