07 Jun, 2023 - 17:56

Dal G8 di Genova a Verona: quando gli agenti divengono imputati

Dal G8 di Genova a Verona: quando gli agenti divengono imputati

I fatti di Verona, con l’arresto di 5 poliziotti per la loro condotta in Questura nei confronti di diversi fermati, costretti anche a rotolarsi nella loro urina, potrebbero non essere neanche gli unici ad aver violato la legge che avrebbero dovuto difendere. 17 gli altri appartenenti alle forze dell’ordine che vedono la loro posizione al vaglio degli inquirenti in una storia di umiliazioni, violenze e l’uso addirittura di spray al peperoncino. Sadico godimento scrive il giudice di Verona Livia Magri, per raccontare la furia che ha sopraffatto i poliziotti. Gli ultimi, ma di certo non sono un caso unico. Limitando gli eventi al nuovo millennio, sono diversi i momenti storici in cui gli agenti sono diventati imputati.

Da Verona a Genova, nel giro di vent'anni

Nel 2001 il G8 trasformò Genova in un teatro di scontri, guerriglia urbana e violenze: oltre alla morte di Carlo Giuliani – il giovane ucciso da un carabiniere poi assolto per legittima difesa – i fatti della scuola Armando Diaz e della caserma di Bolzaneto sono impressi nella memoria del Bel Paese. 93 persone, fra manifestanti e giornalisti si trovavano a passare la notte nella scuola elementare: 82 di loro rimasero feriti e, per alcuni, si sono aperte le porte di quella caserma che allora il quotidiano La Repubblica aveva definito Il lager.

La polemica sul reato di tortura

Senza dimenticare il 2009 e la morte di un altro giovane, Stefano, picchiato dalle divise dopo il suo arresto sul quale sono serviti 13 anni di battaglie per ottenere una sentenza. Merito anche della sorella, la oggi senatrice Ilaria Cucchi, che chiede di apporre sulle divise delle forze dell’ordine numeri identificativi. Eppure in Italia esiste il reato di Tortura, l’articolo 613-bis del codice penale. Istituito nel 2017, il centrodestra a inizio legislatura ha provato a sopprimere. E che adesso invece dimostra quanto sul tema in Italia ci sia da fare. Nel rispetto e per rispetto di tutte le donne e gli uomini delle forze armate.

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Lorenzo Capezzuoli Ranchi
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