Resta libero, nonostante le nuove accuse, Omar Favaro, salito alla ribalta delle cronache per il delitto di Novi Ligure. A deciderlo è stato il tribunale del Riesame di Torino, che ha rigettato il ricorso con cui la Procura di Ivrea aveva chiesto che, in virtù del suo passato criminale, fosse sottoposto a una misura cautelare restrittiva mentre è indagato per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale. Secondo i giudici che si sono occupati nel caso, non può essere considerato pericoloso solo per i suoi precedenti e, in mancanza di una condanna, si deve presumere che sia innocente.
Pur essendosi macchiato di un delitto molto grave, Favaro non può pagare "in eterno" per ciò che ha commesso. Sembra essere questa, in estrema sintesi, la motivazione che ha portato i giudici del tribunale del Riesame di Torino a rigettare il ricorso con cui la Procura di Ivrea aveva chiesto che gli venisse applicata una misura cautelare restrittiva mentre è indagato per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale, proprio per via del suo passato criminale.
All'uomo, oggi 40enne, non verrà quindi impedito di avvicinare la figlia e l'ex moglie. Era stata quest'ultima a denunciarlo, sostenendo che l'avesse ripetutamente minacciata e abusata sessualmente. Accuse pesanti, che, secondo il legale che assiste Favaro, l'avvocato Lorenzo Repetti, che l'ha sostenuto anche per il delitto di Novi Ligure, sarebbero state mosse per un motivo ben preciso.
aveva dichiarato a Repubblica. Sono le stesse conclusioni a cui, almeno in parte, è arrivato il Riesame di Torino, escludendo che possa essere ritenuto "pericoloso" solo facendo riferimento al suo passato criminale.
si legge nella sentenza. Questo anche perché, al momento del delitto per cui è stato condannato, Favaro era minorenne; oggi può essere ritenuto, invece, "adulto e maturo".
Favaro aveva appena 17 anni quando, il 21 febbraio del 2001, si macchiò, insieme alla fidanzatina, Erika De Nardo, di 16 anni, del terribile delitto dei genitori e del fratellino di lei. Per il triplice omicidio - ancora vivo nella memoria di molti italiani per la sua efferratezza - fu condannato a 14 anni di carcere (è uscito nel 2011, dopo aver ottenuto degli sconti di pena per la sua buona condotta). Negli anni, dopo essersi stabilito in Toscana, ha cercato di ricostruirsi una vita, ma il suo passato non l'ha mai abbandonato e continua a seguirlo, come un'ombra.
Le nuove accuse, comunque, ci sono, e sarebbero anche supportate da gravi indizi. Secondo gli inquirenti, è possibile che l'uomo abbia "avuto comportamenti violenti verbalmente e fisicamente" spinto dalla gelosia e dall'incapacità di accettare la fine del suo matrimonio. È meno probabile, invece, che possa aver "aggredito" la figlia, essendosi mostrato sempre "un padre molto affettuoso ed adeguato". Ma tutto è ancora da chiarire. Nell'attesa, nei suoi confronti vale, come per chiunque altro, la presunzione d'innocenza.