Al Tribunale di Roma è andata in scena una nuova udienza del processo per diffamazione contro Roberto Saviano da parte della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Raggiunto dai cronisti all'esterno del palazzo di giustizia, lo scrittore ha confermato che chiamerebbe anche oggi "bastarda" la premier.
La giornata di oggi, 27 giugno, ha visto una nuova udienza del processo per diffamazione contro Roberto Saviano da parte della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, inaugurato lo scorso novembre.
Domani, 27 giugno, alle 14.30 sarò in tribunale a Roma per la quarta udienza del processo #Meloni. La Premier, naturalmente, si tiene lontana anni luce dall’aula per evitare figure imbarazzanti. Come spiegherebbe, del resto, ai suoi interlocutori internazionali che vuole… pic.twitter.com/81ieGvLGde
— Roberto Saviano (@robertosaviano) June 26, 2023
A sostenere lo scrittore erano presenti la scrittrice Michela Murgia e la compagna di Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, Paola Belloni.
Nel corso dell'udienza sono stati ascoltati nell'aula del Tribunale di Roma il giornalista Corrado Formigli, conduttore della trasmissione televisiva Piazzapulita, e il portavoce di Amnesty International Riccardo Noury.
Raggiunto dai cronisti all'esterno del palazzo di giustizia, Saviano ha subito confermato che chiamerebbe nuovamente "bastarda" la presidente del Consiglio, spiegando il motivo delle sue parole.
Saviano definisce la sua dichiarazione "emotiva ma anche razionale". Lo scrittore non voleva, infatti, contenere il trasporto passionale del suo giudizio verso persone – Giorgia Meloni e Matteo Salvini, altro destinatario della sua espressione – che hanno utilizzato una spregiudicata strategia di calcolo politico nei confronti di persone che vanno a morire. Strategia che, denuncia Saviano, ha prodotto l'Italia intollerante e spaventata di oggi.
Saviano si rammarica dell'assenza all'udienza della presidente del Consiglio, "un atteggiamento che considero molto fragile".
A chi gli chiede quale sia il suo stato d'animo sulla vicenda, Saviano replica sottolineando l'assurdità, purtroppo tipica del nostro paese, di tutta la situazione che lo vede "bersaglio" di un disegno politico ben preciso da parte di quella che definisce "estrema destra".
Lo scrittore chiude, poi, con una considerazione sull'inchiesta del programma della Rai, Report, che vede coinvolta la ministra del Turismo Daniela Santanchè. Un'inchiesta che lo scrittore giudica "ben fatta" ma che bisognerà vedere dove porta, chiamando in causa la possibilità di rispondere dei fatti davanti ai giudici.
Sulla possibilità che la Santanchè si dimetta, Saviano dice che "dipende dalla sensibilità della persona", aggiungendo che "le destre non sono abituate a questo tipo di correttezza", sottolineando, però, che "i processi si fanno in tribunale e non fuori dai tribunali".
Nell'udienza di oggi è stato ascoltato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International.
Come chiarito da Saviano, Noury è stato chiamato a testimoniare per ricostruire il contesto in cui lo scrittore pronunciò quelle parole, segnato dal clima d'odio creato dalla comunicazione dei partiti di destra nei confronti dei migranti.
All'esterno del Tribunale di Roma, Noury ha parlato della sua testimonianza, citando il 'Barometro dell'odio' sviluppato da Amnesty International per monitorare il "discorso d'odio" utilizzato dai candidati nelle elezioni politiche italiane.
Noury sottolinea come un totale di "797 post su Facebook e su Twitter" siano stati individuati dal dossier come discorso d'odio da parte di esponenti e leader della Lega e di Fratelli d'Italia.
[bbvideo id=5565452]