Chengdu, in Cina: alle Universiadi dopo la batteria di qualificazione dei 100 metri donne scoppia il caso dell’atleta somala
Ormai la scena è diventata virale, ha fatto il giro del mondo. L’episodio ha valicato i confini del suo contesto sportivo ed è diventato un caso diplomatico. Stiamo parlando del caso di Nasra Ali Abukar, vent’anni, somala, impegnata ieri a gareggiare con il velo nella batteria di qualificazione dei 100 metri donne alla Universiadi in corso a Chengdu, in Cina. Perchè ne stiamo parlando? I numeri parlano chiaro. Nasra Ali Abukar chiude all’ottavo - quindi ultimo - posto con tempo di 2181. La giovane arriva quindi a tagliare il traguardo con ben dieci secondi di ritardo rispetto alla vincitrice, che per la cronaca è la brasiliana Silva Mourao (1158) .Una cifra che equivale alla peggior prestazione di sempre in questa competizione. E forse non solo… Da qui, inizia tutto. Mohamed Barre Mohamud, ministro dello Sport somalo, ha definito la vicenda una vergogna, aggiungendo inoltre:
Quello che è successo non è appropriato per la comunità somala. Mi dispiace, e ci scusiamo con il popolo somalo. Esigo più consapevolezza poiché hanno selezionato in modo inappropriato gli atleti per le gare in Cina e troverò il responsabile".
Ora però viene da chiedersi come sia potuto accadere tutto ciò. L’ipotesi più quotata al momento, per molti la certa, riguarda Khadija Aden Dahir, vicepresidente della federazione somala di atletica: Nasra Ali Abukar sarebbe sua nipote. Scoppiato il caso, Dahir è stato immediatamente sospeso e il Governo ha aperto un'inchiesta.