È possibile che Kata abbia lasciato l'Italia e ora si trovi all'estero? Se sì, potrebbe esserci arrivata a bordo di un aereo? Sono solo alcuni degli interrogativi a cui gli inquirenti che indagano sulla scomparsa della bambina a Firenze stanno tentando di rispondere nelle ultime ore, attraverso nuovi accertamenti. Lo ha fatto sapere il procuratore aggiunto di Firenze Luca Tescaroli a Repubblica.
L'ipotesi che possa trovarsi all'estero è stata avanzata più di una volta da quando, il 10 giugno scorso, la bambina è scomparsa senza lasciare tracce dall'edificio occupato in cui viveva insieme alla famiglia di origine peruviana. Una delle ultime voci - poi smentita dagli avvocati che assistono i suoi genitori - la voleva addirittura in Perù, sotto l'ala del nonno, detenuto per reati non noti.
Quel che è certo è che la bimba nel palazzo dove è stata avvistata per l'ultima volta non c'è più: gli inquirenti l'hanno cercata dappertutto, anche con l'aiuto di appositi macchinari a raggi X - sgombrando gli ex occupanti per non subìre interferenze dall'esterno -, senza successo.
Una delle ipotesi è che la bimba sia stata portata via in un borsone da persone che dovevano conoscere bene il luogo in cui si trovavano e che quindi sarebbero riuscite a sfuggire alle telecamere. In un filmato catturato da un dispositivo installato da una ditta nei pressi di uno dei cancelli dello stabile si era visto un furgone bianco sospetto, su cui qualcuno - arrivato a bordo di uno scooter nero - aveva caricato qualcosa (a giudicare dal rumore). Potrebbe essere coinvolto? Per ora sono solo congetture.
Così come non è chiaro - anche se sembra la pista più accreditata - se la bimba sia stata rapita a scopo di estorsione nei confronti della famiglia. Secondo Tescaroli,
Se così fosse, qualcuno dovrebbe sapere qualcosa. È a loro che il procuratore aggiunto si rivolge quando dice:
Ci sperano anche i familiari di Kata. Di recente gli inquirenti hanno deciso di sequestrare i loro telefoni cellulari per analizzarli e capire se abbiano taciuto informazioni importanti sul rapimento. Poi il papà di Kata, come aveva già fatto in cella prima di essere scarcerato (era detenuto per furto e reati contro il patrimonio), aveva provato a tagliarsi le vene con dei cocci di bottiglia, venendo ricoverato, dopo aver litigato con la moglie. Gettando ancora più ombre sulla vicenda.
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