Giuliano Amato risponde con una battuta piccata all'ipotesi, ventilata nelle ultime ore, che possa essere lui a guidare un ipotetico governo tecnico in caso di eventuale caduta dell'esecutivo guidato da Giorgia Meloni. "Non so se è più penoso o più comico", ha detto l'ex presidente del Consiglio, per poi affrontare le difficoltà del governo - e dell'Europa in generale - sulla questione migranti.
È un Giuliano Amato a metà tra l'ironico e lo sconsolato quello che commenta, in un'intervista a Repubblica, la possibilità di essere chiamato alla guida di un governo tecnico che prendesse il posto di quello guidato da Giorgia Meloni.
L'ipotesi, circolata nelle ultime ore, è già stata rispedita con decisione al mittente da parte di alcuni esponenti di spicco della maggioranza, come il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, e adesso trova la risposta dell'ex presidente del Consiglio.
Le tensioni nell'esecutivo non mancano, dallo 'scontro' sulle risorse economiche tra la premier e Matteo Salvini, e l'imbarazzo scatenato delle parole del leghista Crippa sulla Germania in merito al finanziamento alle Ong, ma nulla al momento lascia pensare all'idea di un nuovo governo composto da tecnici.
Nella stessa intervista, l'ex premier viene chiamato ad analizzare lo stato di salute del governo Meloni, a partire dai temi affrontati dai suoi provvedimenti. In particolare, la politica di gestione dei migranti, con il decreto preparato dall'esecutivo che già ha scatenato non poche polemiche, finendo addirittura con l'essere rigettato da un tribunale, quello di Catania, generando un vero e proprio conflitto tra poteri dello Stato.
Anche Amato si dimostra scettico nei confronti del provvedimento che, a suo dire, denota la difficoltà del governo di fronte alla materia dei flussi migratori.
Una difficoltà che per l'ex presidente del Consiglio riguarda l'intera Europa, che riconosce lo status di 'rifugiato politico' ma non quello di 'rifugiato economico'. In questo modo, avverte, finisce col trovarsi impreparata e confusa di fronte alle migliaia di persone che varcano i suoi confini non perché perseguitati politicamente ma per problemi di sostentamento.
La proposta di Amato, di conseguenza, è quella di un riconoscimento dei rifugiati economici, con parametri ben definiti dalla stessa UE.
A questo si aggiunge il problema della mancata formazione dei migranti che arrivano sul territorio italiano. Amato cita l'esempio della Germania per parlare di come funzione un sistema che riesce a integrarli nel proprio mercato del lavoro, senza lasciarli allo sbando.