Veloce, potente, Daniel Bertoni sgusciava sulla destra ed era capace di trasformarsi facilmente da ala a prima punta. Nativo di Bahia Blanca, in provincia di Buenos Aires, la prima esperienza in Europa l’ha fatta all’età di 23 anni, quando ha vestito la maglia del Siviglia. La vittoria del Mondiale, nel 1978, gli ha aperto la strada verso l’Italia: a bussare alla sua porta è arrivata la Fiorentina. Battuta sempre pronta, per la viola è stato un grande uomo-squadra ed ha lasciato un dolce ricordo nel cuore dei tifosi toscani. Poi l’esperienza a Napoli, prima di chiudere in Italia con l’Udinese. Di anni ne sono passati parecchi, ma non esiste tempo né distanza che tenga. Anche dall’altra parte del mondo Daniel continua a seguire la Serie A. Per raccontare qualche aneddoto curioso e commentare la prestazione della Fiorentina in Conference, Bertoni è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Sono bastati otto minuti alla Fiorentina per trovare il gol del vantaggio e del definitivo 1 a 0 nella sfida di Conference League contro il Cukaricki. Freddo, preciso e potente, Nzola dal dischetto non poteva sbagliare. Un calcio di rigore che proietta la viola in cima alla classifica del gruppo F, ma i giochi sono ancora aperti e abbassare la guardia non sarà possibile. Ora la squadra di Italiano ha un paio di giorni di tempo per riprendersi dalle fatiche europee e ricaricare le batterie. Prima della sosta per gli impegni delle Nazionali, la viola se la dovrà vedere con un Bologna in grande forma. Per commentare la partita della Fiorentina in Conference, e non solo, Daniel Bertoni, ex calciatore argentino, con in Italia ha vestito varie maglie, è intervenuto in esclusiva a Tag24.
In Conference ieri è arrivata una bella vittoria. La Fiorentina può ripetere l’impresa della scorsa stagione ed arrivare fino alla finale?
Certo, perché no! Sono convinto che possa arrivare fino alla fine perchè in Conference non ci sono squadre fortissime. Arrivano quelle più difficili da affrontare quando scendono le terze che si classificano in Europa League. Infatti in finale lo scorso anno, la Fiorentina ha perso con una di loro. Però a prescindere da come è andata quella partita, la viola ha fatto un percorso bellissimo.
Sei contento di come sta affrontando questa stagione la Fiorentina?
Credo che debba trovare maggior continuità di risultati. Perché per il resto ha tutte le carte in regola per fare una grandissima stagione. Gioca bene, si vede che questi ragazzi si divertono. Contro la Juventus meritava quanto meno di pareggiare. Ho visto anche la partita con l’Inter però, e in quell’occasione hanno giocato molto male invece. Mi piacciono anche gli argentini che ci sono in squadra. Beltran ad esempio sta andando bene, ma deve maturare ancora un po'.
Quindi riesci a seguirla, pur vivendo in Argentina?
Assolutamente sì, seguo sia la Fiorentina che il Napoli perché sono due squadre a cui sono rimasto particolarmente legato. La viola cerco di guardarla ogni volta che posso. L’ultima gara che ho visto, come già detto, è stata la partita di domenica contro la Juventus, che tra l’altro la squadra di Italiano non meritava di perdere. I bianconeri hanno giocato tutti dietro, pronti a ripartire solo in contropiede. Alla mia epoca, c’erano giocatori straordinari. Mi ricordo di aver affrontato Platini, Boniek, Tardelli, insomma una formazione pazzesca. Era difficile riuscire a vincere contro di loro, ma noi in qualche occasione ci siamo riusciti.
Hai fatto il nome di Beltran, qualcuno lo ha paragonato a Batistuta. È un attaccante che ti piace?
Beltran è un grande calciatore, ma Batistuta era un’altra storia. In Italia è diventato un campione, ma era già un gran goleador qui in Argentina. In Serie A ci è arrivato quasi per caso, grazie al suo procuratore, Settimìo Aloisio che lo aveva presentato come un centravanti straordinario. E Batistuta a Firenze ha dimostrato effettivamente di esserlo. Però non facciamo paragoni, non mi piace. Beltran deve crescere e deve capire bene il calcio italiano. Lui gioca molto spalle alla porta e i difensori in Italia sono ottimi marcatori. Deve ritrovare la fiducia che aveva nel River Plate per diventare un grande goleador.
Cosa ne pensi di mister Italiano?
Non lo conosco, posso valutare solo quello che vedo. Purtroppo deve cambiare formazione partita dopo partita, perché non ha una panchina lunga e spesso si trova costretto a fare determinate scelte. Inter, Juventus e tante altre ovviamente hanno più ricambi. Però almeno gioca bene.
Qual è stato il momento più importante della tua carriera, finchè sei stato in Italia?
Con la Fiorentina ho vissuto quattro stagioni straordinarie. Poi sono andato a Napoli e infine una sola stagione con l’Udinese. Non posso raccontarti un solo momento, perché ho avuto la fortuna di giocare con calciatori fortissimi, molti dei quali poi hanno vinto il Mondiale del 1982. Ero molto amico di Antognoni, di Oriali; c’erano Giovanni Galli e Massaro. Insomma erano uno più bravo dell’altro. Il primo anno abbiamo lottato per lo scudetto con la Juventus, e alla fine lo abbiamo perso purtroppo. Però è stata bellissima anche l’esperienza a Napoli perché ho potuto giocare con Maradona. Il primo anno non è andato benissimo, ma il secondo anno siamo stati al vertice con Juventus e Milan e anche in quel caso abbiamo lottato per lo scudetto. Fiorentina e Napoli sono stati per me due grandi amori, ho lasciato un bel ricordo e ho un bel ricordo.
Ti capita di segnalare qualche talento interessante per la Serie A?
In un momento della mia vita avevo parlato ad Antognoni di Lautaro Martinez, ma non lo hanno preso in considerazione. Oggi è diventato un giocatore di livello mondiale. Non penso però che sia un rimpianto per la Fiorentina, perché la vita è fatta anche di scelte e di eventi. Guardate Vlahovic ad esempio, alla Fiorentina era imprendibile, mentre alla Juventus lo scorso anno non ha fatto lo stesso. Il calcio è particolare, deve trovarti al posto giusto, nel momento giusto. Tra i calciatori argentini, mi piace molto Vélis del Tottenham.