Trasferitasi in Francia nel 2004, Manuela Nicolosi è diventata uno dei migliori esempi di perseveranza e di amore verso il calcio che il mondo arbitrale può offrire a quelle ragazze che hanno il sogno di arbitrare. Si potrebbe dire che è quasi un peccato che l'Italia non sia riuscita a trattenere un tale talento nei propri confini, ma vedendo quanto ci hanno messo Maria Sole Ferrieri Caputi o Maria Marotta ad arbitrare in Serie A e B maschile si capisce che (forse) i tempi non sono ancora maturi.
Alla prima giornata del Football Summit a Roma Tag24 ha avuto la possibilità di intervistare Nicolosi, la prima donna a far parte della quaterna arbitrale in occasione di una finale di calcio maschile (la Supercoppa europea del 2019 fra Liverpool e Chelsea) e femminile (Stati Uniti-Olanda del 2019, finale dei Mondiali femminili in Francia).
Proprio nei giorni in cui un altro femminicidio, quello di Giulia Cecchettin, ha portato le persone ad interrogarsi sulla violenza contro le donne, Nicolosi racconta di come è riuscita a farsi strada in un ambiente tradizionalmente maschilista come quello arbitrale.
Nicolosi ha iniziato ad arbitrare in Italia, ma si è trasferita in Francia per motivi di lavoro. Qui ha continuato la sua carriera arbitrale, superando negli anni i severi test che i campionati francesi maschili richiedono a chi vuole arbitrare. Insieme a Stéphanie Frappart, Nicolosi è il meglio che la Francia offre come arbitri femminili nelle competizioni internazionali ed europee.
Gli inizi non sono stati quindi agevoli, ma Nicolosi era animata da un'incrollabile volontà per cercare di raggiungere il proprio sogno:
Recentemente il canale YouTube della Serie A ha pubblicato un documentario su Maria Sole Ferrieri Caputi, il primo arbitro donna ad allenare una gara in Serie A (Sassuolo-Salernitana 5-0 del 2 ottobre 2022). Una prima volta che Nicolosi si augura che diventi una consuetudine:
Un passo in avanti deve esserci anche in come ci si rapporta con gli arbitri donna. Nicolosi racconta un aneddoto che è emblematico in tal senso: insieme ai suoi colleghi arbitri viene scambiata dalla sicurezza per un'accompagnatrice, dando per scontato che non potesse essere lei l'arbitro della gara. Va cambiata quindi anche quella mentalità che porta le persone a credere che le donne non possano arbitrare:
Parlando delle differenze fra Italia e resto d'Europa, Nicolosi sottolinea come in altri paesi sia una piacevole normalità quella di assistere numerosi a partite di calcio femminile. L'arbitro cita il Clàsico spagnolo, ma anche la finale mondiale del 2019 era stata seguita da molte persone (59mila spettatori sugli spalti):
La "normalità" di vedere un arbitro donna sul campo non riguarda solo gli spettatori, ma anche chi in campo ci va (come giocatori e allenatori). Purtroppo ci sono momenti in cui gli insulti possono scoraggiare le ragazze che vogliono arbitrare, ma Nicolosi pensa che il tenere duro sia la ricetta migliore per riuscirci: