Franco Zuccalà era la ricetta perfetta contro l'odio, su questo Riccardo Cucchi non ha alcun dubbio. La storica voce di "Tutto il calcio minuto per minuto" ha conosciuto Franco, lo ha vissuto, lo lega a lui un sentimento di amicizia che oggi più che mai è ancora più forte.
Perchè quella gentilezza, umiltà e simpatia racchiuse in un'unica persona ad oggi "è merce rara" per Cucchi, che a Tag24 ha voluto dedicare un pensiero al giornalista recentemente scomparso.
A parlare per Franco Zuccalà è la storia. Quella che ha scritto negli anni, così come i suoi articoli mai dimenticati tra la Gazzetta dello Sport, Il Giornale e TuttoSport. La sua culla però è stata quella Rai che ha avuto la fortuna di godere di un personaggio umile, e quest'ultimo aggettivo Riccardo Cucchi lo sottolinea.
D: Riccardo, perdiamo una voce sportiva importante.
R: Soprattutto perdiamo un galantuomo. Io credo che i valori anche umani, che di questi tempi sono merce rara, non devono essere dimenticati. Vanno in abbinamento con la grande caratura professionale, e credo che Franco sia stato uno dei pochi gentiluomini. Sempre cordiale, cortese, rispettoso dei colleghi, disponibile anche quando ha assunto incarichi di prestigio. Di lui ricordo la grande signorilità e il sorriso, ha segnato un’epoca dove si poteva parlare di calcio e si poteva anche ironizzare, sorridere senza offendere nessuno.
D: Un linguaggio sportivo a cui la gente che vi ha ascoltato, e vi ascolta, crede ancora?
R: Non lo so se oggi vogliono questo. Franco è stato il portatore ideale di un modo di abbracciare calcio che fu inventato da Beppe Viola. Quest’ultimo sapeva parlare a chi vedeva la televisione ironizzando, non prendendosi sul serio, così come non prendere troppo sul serio il calcio. Franco ha cercato di fare lo stesso, in epoche diverse e con un linguaggio diverso, in un periodo in cui questo suo modo di fare veniva apprezzato. Non so se adesso gli appassionati apprezzerebbero, abituati da una linea culturale che ha inferocito le fazioni e che ha allontanato gli appassionati dalla condivisione con gli altri tifosi. Anzi, alcune sfumature ironiche potrebbero essere criticate. Ma è un mio dubbio e non sapremo mai se è veramente così perché Franco non c’è più, non ci regalerà più i suoi servizi.
D: Ma è riuscito a lasciare un’impronta nel raccontare un calcio pulito che può resistere nel tempo?
R: Sono convinto che abbia raccontato il calcio per quello che è. Noi abbiamo enfatizzato negli ultimi tempi, abbiamo trasformato i giornalisti che dovevano essere terzi in tifosi. E' sempre più frequente sentire cronache di parte, i supporters si affidano alle radio dei tifosi, questi ultimi le cercano proprio perché di parte. La grande lezione che arriva dalla generazione precedente è proprio che la terzietà era un valore assoluto.
Per capire quanto l'amore verso Franco Zuccalà fosse immenso, Riccardo Cucchi un aneddoto che supera l'Oceano Atlantico, per arrivare fino agli Stati Uniti.
D: C’è un ricordo, o episodio, relativo a Franco che ricordi con piacere?
R: Ce ne sono tanti. Ma forse in pochi sanno che lui era assoluto protagonista del canale Rai Italia, trasmesso all’estero. Ricordo durante i Mondiali del ’94, quando l’Italia faceva base a New York, che ho toccato con mano la sua enorme popolarità negli States. La gente lo fermava per strada, era il volto che raccontava il calcio italiano, per gli italiani di prima, seconda e terza generazione era un idolo. Lo fermavano sulla Madison Avenue, ed era straordinario.
D: Franco è stato un dono della comunicazione sportiva.
R: Assolutamente, soprattutto per la leggerezza con cui parlava di calcio, cosa che dovrebbe essere fatta anche oggi. Uno sport che tocca i nostri sentimenti, ma non deve toglierci lucidità, non deve stimolare odio. Le parole, il tono, i sorrisi con i quali Franco raccontava il calcio erano l’antidoto perfetto contro l’odio.