La Procura Nazionale Antidoping ha chiesto due anni di squalifica al pattinatore italiano di ventuno anni Daniel Grassl
Un recente aggiornamento ha scosso il mondo sportivo azzurro, nello specifico, quello del pattinaggio, il quale, dai primi di settembre di quest'anno aveva iniziato a fare i conti con la possibile squalifica di uno dei suoi rappresentanti più talentuosi. Poche ore fa infatti - da quanto apprendiamo tramite le agenzia stampa che hanno riportato lo sviluppo - la Procura Nazionale Antidoping antidoping ha chiesto due anni di squalifica al pattinatore italiano di ventuno anni Daniel Grassl. Il motivo? Avrebbe saltato tre controlli antidoping. L'atleta delle Fiamme Oro, nato a Merano, il pattinatore di figura su ghiaccio nello specifico non è stato trovato a nessuna sostanza illecita: la colpa che gli verrebbe imputata è quella di aver saltato però i controlli adibiti a verificare l'assunzione proprio delle sostanza illecite. E tutto ciò è comunque una violazione al Codice mondiale antidoping: il quale, davanti queste violazioni chiede un provvedimento. Tra i probabili sviluppi, adesso quanto richiesto di squalifica dalla Procura nazionale antidoping dovrà essere sottoposto al Tribunale nazionale antidoping, il quale avrà il compito di confermare o esprimersi in maniera diversa sulla questione. Impossibile definire una data, poichè non è stata condivisa nessuna informazione ufficiale su quando inizierà questa seconda fase processuale, ma davanti il calendario tutto si potrebbe decidere nel 2024. I legali di Daniel Grassl - vicecampione europeo nel 2022 e campione italiano - si sono espressi spiegando che il pattinatore non ha effettuato i controlli a causa di un errore tecnico dovuto ai sistemi adibiti ai controlli nei quali ogni atleta deve comunicare le proprie informazioni riguardanti il proprio posizionamento. E' propio qui che parte l'accusa, poichè la procura afferma che i controlli non sono stati effettuati poichè Grassl non era presente in uno specifico indirizzo presentato, ma si trovava in Russia.
Stando a quanto riportato dall'AGI, i legali del pattinatore italiano hanno annunciato che la difesa continuerà l'iter davanti il tribunale, provando a spiegare come tutto ciò è successo non per volontà del loro assistito, ma per errori involontari dovuti ai suoi spostamenti, richiesti per essere presente nelle varie competizioni. Recentemente, un'altro aggiornamento riguardante il doping aveva sconvolto il mondo dello sport: Ronald Levy, ostacolista giamaicano bronzo nei 110 metri a ostacoli ai Giochi di Olimpici Tokyo è risultato positivo ad un test antidoping. La notizia lo ha raggiunto ad inizio novembre, mentre il test – effettuato dalla Commissione Antidoping Giamaicana – era stato effettuato ad ottobre. Molti si ricorderanno di Ronald Levy non solo per il bel risultato raggiunto alle Olimpiadi di Tokyo, ma anche per la vittoria ai XXI XXI Giochi del Commonwealth di Atletica Leggera del 2018 nei 110 metri a ostacoli. Un altro caso di positività al doping ha da poco toccato il mondo dell’atletica. Riguarda Titus Ekiru, squalificato per dieci causa doping e ostacolo alle indagini. Proprio dopo la vittoria di Milano, l’atleta keniano risultò positivo al doping. Sempre nel 2021, ma a fine anno della Abu Dhabi Marathon del 26 novembre, il corridore trentunenne venne trovato ancora una volta positivo. Una prima sospensione provvisoria era stata comunicata a Ekiru il 28 giugno 2022, poichè questi aveva assunto petidina (nella gara di Abu Dhabi) e il triamcinolone acetonide (nella competizione milanese), una sostanza vietata dall’inizio del 2022. Stando ai controlli effettuati dall’ Athletics Integrity Unit Ekiru avrebbe infatti, mediante l’utilizzo di documentazioni false e l’aiuto di un medico, avrebbe compiuti questi illeciti.