Un fine anno particolare in casa Lazio, a causa del rinnovo del contratto di Felipe Anderson. Che rischia di mettere la parola fine al rapporto tra l'attaccante brasiliano e la società biancoceleste proprio il 31 dicembre.
Il perchè è presto detto, club e giocatore stanno portando avanti la questione rinnovo da tempo senza però arrivare a dama. Lotito non vuole più aspettare, ha dato l'accelerata per cercare di poter usufruire per l'ultima volta il Decreto Crescita con Felipe, che però tentenna.
Le soluzioni, dunque, sono due: rinnovo entro stasera, oppure con ogni probabilità le parti si separeranno.
Ode al Felipe indeciso. Il rinnovo la sua spada di Damocle, se ne condiziona le prestazioni non si sa, ma un peso specifico nella testa del giocatore sicuramente lo gioca. Anche perchè a 30 anni Felipe è a un bivio: firmare con la Lazio, legandosi praticamente a vita con il club biancoceleste, oppure salutare la Capitale per accasarsi altrove.
Un ragionamento che non lo lascia tranquillo. Alla Lazio deve molto, ma vuole rinnovare alle sue condizioni sapendo che con ogni probabilità questo sarà l'ultimo contratto importante della sua carriera. Vorrebbe aspettare, ma chi questa volta accelera è il presidente Lotito.
Si, proprio lui che in sede di trattativa utilizza tutta la calma del mondo, adesso vuole risposte definitive. Non solo, le pretende oggi, entro questa sera 31 dicembre. Vuole brindare all'anno nuovo chiudendo per un'ultima volta un contratto con il supporto del suo amato Decreto Crescita che dal primo gennaio non esisterà più.
Questo a Felipe però non interessa. Vuole rinnovare, ma alle sue condizioni. Il classico gioco delle parti: c'è la Lazio che offre all'attaccante 3.5 milioni di euro (bonus compresi) fino al 2027, poi c'è Felipe che invece ne chiede 4.
Troppi secondo la dirigenza, che non si sposta dalla cifra offerta e chiede ora al numero sette di decidere. Ma entro stasera, altrimenti con ogni probabilità sarà addio, con il giocatore che potrà anche scegliere la sua prossima destinazione dato che l'attuale contratto scade nel 2024, avrà modo di potersi accordare con altri club.
Ci sono già stati contatti con la Juventus da parte della sorella-agente del giocatore. A Giuntoli Felipe Anderson piace, ma di accordi ancora non ce ne sono, il giocatore vuole prendersi il suo tempo. Che è poco.
Solo le prossime ore sveleranno il futuro di Felipe Anderson, che sia alla Lazio o meno. Di certo il discorso non è marginale per quanto riguarda gli equilibri di squadra, anzi. Perche il brasiliano è uno dei fidati di Sarri, che da quando siede sulla panchina della Lazio non ha praticamente mai rinunciato a lui.
Gli piace, lo ha sempre ribadito: "Potenzialmente è il più forte di tutti in squadra. In allenamento fa cose straordinarie". Una costante, dato che quell'incredibile talento si è mostrato nelle partite ufficiali a fasi alterne.
Il grande exploit fu nella stagione 2014/2015, all'epoca c'era Pioli in panchina. Con ogni probabilità lì si vide il vero Felipe. Strappi, dribbling, velocità e gol pazzeschi. Tutto il pacchetto messo in mostra in 8 mesi da stropicciarsi gli occhi.
Poi prestazioni alterne, l'addio per il West Ham e poi il passaggio al Porto, dove però la luce non si è mai accesa. Dunque il ritorno alla casa madre, dove i primi due anni con Sarri lasciavano presagire continuità di prestazioni, ma così non è stato. Lo ha capito pure il mister: "Il problema è il carattere", ha affermato spesso.
Lo ha difeso, lo ha tutelato, ma contro il Frosinone si è accorto anche lui che il brasiliano vagava, senza sapere cosa fare. "Sono dovuto intervenire per forza", ha spiegato Sarri nel post partita, lasciando da parte i discorsi relativi al rinnovo.
Che condizionano il giocatore, ma i tifosi cominciano a perdere la pazienza, lo dimostrano i sonori fischi dopo il cambio a inizio secondo tempo contro i ciociari. Amano Felipe, ma vogliono anche grinta in campo, cosa che non stanno vedendo da perte del numero sette. Vogliono risposte, così come Lotito, che non aspetta. Rinnovo entro questa sera, oppure saranno titoli di coda.