Non bastavano i problemi di (mala)gestione industriale e occupazionale. Ora, sull'ex Ilva di Taranto torna ad aleggiare lo spettro dell'inquinamento, con Lucia Morselli, ex amministratrice delegata di Acciaierie d'Italia, che risulta indagata proprio per inquinamento ambientale e rimozione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro.
Non c'è pace per l'impianto dell'ex Ilva e per lavoratori e cittadini di Taranto.
Dopo un'indagine durata mesi da parte della procura e riguardante le emissioni dello stabilimento del comune pugliese, l'ex amministratrice delegata di Acciaierie d'Italia è risultata inscritta nel registro degli indagati.
Le accuse a carico della Morselli riguardano la gestione dello stabilimento e si riferiscono ai reati di inquinamento ambientale e di rimozione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro.
L'indagine fa seguito a una serie di accertamenti e sopralluoghi eseguiti dai Carabinieri del Noe (Nucleo Operativo Ecologico), compiuti quando l'azienda non era ancora stata posta sotto amministrazione straordinaria, a seguito dell'addio di ArcelorMittal.
In questo senso deve leggersi l'ordine di acquisizione di alcuni documenti inerenti la gestione e la manutenzione dell'impianto, notificato al direttore dello stabilimento, Vincenzo Di Mastromatteo.
Come detto, l'indagine è partita alcuni mesi fa, a seguito di una serie di esposti relativi in particolar modo alle emissioni di benzene, agente inquinante cancerogeno.
Le segnalazioni, provenienti da Arpa Puglia - l'agenzia regionale per la protezione dell'ambiente - indicavano come i livelli presentassero una preoccupante tendenza all'aumento, pur rimanendo nei limiti - in media annuale - di 5 microgrammi per metro cubo di aria. Tendenza in accelerazione dall'inizio del 2023.
Valori allarmanti, secondo l'agenzia, considerando come la città di Taranto presenti anche altri problemi di carattere ambientale e legati all'inquinamento atmosferico.
Le segnalazioni erano state notificate sia ad Acciaierie d'Italia sia al Ministero dell'Ambiente.
Proprio per tener conto della questione ambientale, nel decreto per l'amministrazione straordinaria dell'ex Ilva è stato stabilito di escludere dalla cassa integrazione anche gli addetti ai presidii ambientali della fabbrica, oltre a quelli addetti alla sicurezza. Il testo, approvato al Senato, attende ora il voto alla Camera dei Deputati.