15 Mar, 2024 - 20:13

Lazio, Mimmo Caso: "Sarri penalizzato da Lotito. Vedo troppi dirigenti protagonisti. Tudor? E' un buon allenatore, ma dovrà ripartire da zero"

Lazio, Mimmo Caso: "Sarri penalizzato da Lotito. Vedo troppi dirigenti protagonisti. Tudor? E' un buon allenatore, ma dovrà ripartire da zero"

La Lazio si prepara a tornare in campo. Domani la squadra allenata da Martusciello dovrà affrontare il Frosinone, allo Stirpe, e soprattutto dovrà dare una risposta al campionato. Dai biancocelesti ci si aspetta una gara d'orgoglio, anche se i giorni appena vissuti sono stati pesanti per tutti. L'addio di Sarri ha scombussolato l'ambiente e ha colto impreparata la società che ieri però ha preso una decisione importante e virato su un profilo diverso. Per commentare la crisi della Lazio, le dimissioni di Sarri e il progetto Tudor, mister Mimmo Caso è intervenuto in esclusiva a Tag24.

Lazio, da Sarri a Tudor: Mimmo Caso commenta a Tag24

Settimana di stravolgimenti imprevisti in casa Lazio. La gara di lunedì contro l'Udinese ha aperto uno squarcio all'interno dello spogliatoio e martedì mister Sarri, dopo aver guardato la squadra negli occhi, ha rassegnato le sue dimissioni. Lotito e Fabiani non se lo aspettavano e in un primo momento hanno pensato di affidare la squadra al suo vice, Martusciello, fino al termine della stagione. A mente più lucida però, nella giornata di ieri, il club ha preso una posizione diversa e ha convinto Igor Tudor ad accettare l'incarico. I biancocelesti, dopo la sfida con il Frosinone, ripartiranno con un porgetto nuovo e completamente diverso. Nel frattempo però c'è una stagione che si può ancora salvare. Per commentare il momento di crisi in casa Lazio, le dimissioni di Sarri e la via che porta a Tudor, mister Mimmo Caso è intervenuto in esclusiva a Tag24.

Partiamo dalla decisione di Sarri, se le aspettava le sue dimissioni?

"Sinceramente mi hanno colto di sorpresa perché Sarri ha ribadito più volte che sposava a pieno questo progetto e soprattutto che avrebbe voluto chiudere la sua carriera con la Lazio. Ha fatto dichiarazioni d'amore e ha dimostrato di essere molto attaccato sia all'ambiente che alla città. Per me è stata una sorpresa, ma in certe situazioni un allenatore si trova di fronte a delle scelte difficili. Ci sono state delle prestazioni che hanno lasciato interdetti. La Lazio non può essere quella vista contro l'Udinese. Purtroppo il mister si è trovato troppo spesso a dover giustificare una discontinuità imperdonabile da parte di questa squadra".

Qualcuno all'interno dello spogliatoio può avergli voltato le spalle?

"Quello che succede all'interno dello spogliatoio lo sanno soltanto loro, ma non posso credere che qualcuno abbia deciso di giocare contro l'allenatore. Si deve arrivare una rottura totale per far sì che i giocatori possano voltare completamente le spalle al tecnico. E non ci dimentichiamo che Sarri li ha portati in Champions. Ci saranno stati sicuramente degli episodi che hanno minato alcune situazioni, ma questo fa parte della gestione societaria e dello staff tecnico. La scorsa estate ad esempio Luis Alberto si è presentato in ritiro in ritardo? Ecco, da parte di un campione queste cose non si possono accettare. Servono delle linee di condotta da prendere per tutto il gruppo perché lo spogliatoio va sempre tutelato. Queste però sono cose che si devono fare insieme alla società". 

Anche perché da queste cose deriva la serenità di tutta la squadra?

"Assolutamente sì, e l'Inter ne ha l'esempio più concreto. I nerazzurri hanno perso due senatori dello spogliatoio, di cui non voglio fare nomi ma che tutti conoscono alla perfezione e ha messo su un gruppo straordinario. Il mister crea il gruppo, ma lo deve fare a sua immagine e somiglianza, con l'aiuto della società. Non credo che Sarri avesse chiesto a Lotito dei campioni, ma sicuramente qualche calciatore confacente al suo 4-3-3, che è il modulo che porta avanti da una vita. Questo è stato l'errore più grosso che ha fatto la società". 

Non si è sentito tutelato dalla società quindi?

"Qualcosa si può rimproverare anche al mister, che resta però un grandissimo allenatore. Quando ha fatto le richieste sul mercato, troppe volte non è stato accontentato e credo che avrebbe dovuto prendere una posizione più netta in quelle che circostanze. D'altronde era arrivato secondo in classifica e aveva riportato questa squadra in Champions, con un calcio brillante e avrebbe dovuto sbattere di più i pugni".

Si sarebbe dovuto dimettere prima?

"Non si doveva arrivare per forza alle dimissioni, ma è innegabile che in questi anni Sarri sia stato penalizzato dalla società e soprattutto da Lotito in persona. Ha perso uno come Milinković-Savic e sicuramente ha fatto delle richieste ben precise, come fanno tutti gli allenatori. Il mosaico può leggerlo bene solo il tecnico perché è lui che li allena durante tutta la settimana. Ha dovuto gridare troppe volte per farsi sentire, ma molte volte le sue richieste non sono state recepite".

La Lazio nel frattempo ha trovato un accordo con Tudor che dovrebbe essere ufficializzato dopo la partita con il Frosinone. Che ne pensa?

"Tudor è un buon allenatore e ha fatto bene quando è stato chiamato in causa sia in Italia, con il Verona, che in Francia con il Marsiglia. Ha dimostrato di avere delle capacità importanti, ma queste sono scelte che può fare solo la società. Ora si è deciso di virare su un allenatore che cambierà anche il modulo tattico. Guardate il Napoli, al terzo allenatore è riuscito ad individuare quello giusto, che banalmente porta avanti il solito 433 di Spalletti e Sarri".

Tudor invece gioca con la difesa a tre, questa squadra è pronta per il cambio tattico?

"Tudor non gioca un calcio spregiudicato, ma di sicuro porta avanti delle idee completamente diverse da quelle di Maurizio Sarri. Lui cambierà sicuramente e riporterà la Lazio a giocare con la difesa a tre, l'importante è che la squadra possa recepire i suoi dogmi rapidamente. La cosa certa è che a questo punto bisogna ripartire da zero. Purtroppo sarebbe stato meglio non perdere Sarri, ma purtroppo la classe dirigente italiana e i presidenti sono troppo protagonisti rispetto agli allenatori. È un cane che si morde la coda e così non si cresce mai". 

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Elisa Di Iorio
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