Un velo di amarezza, eppure tanti memorabili traguardi da non dimenticare per Matteo Garrone, il regista che quest'anno con il film Io Capitano, si è aggiudicato una nomination all'Oscar come miglior film straniero, ma non è riuscito a portare in Italia la tanto ambita statuetta dorata.
Il regista ha riportato la sua opera al Teatro Petruzzelli di Bari, segnando il primo incontro con il pubblico italiano dopo la partecipazione al Dolby Theatre di Los Angeles per la cerimonia dell' Academy.
In questo contesto di grande accoglienza e calore, ha voluto sottolineare il suo rammarico, evidenziando le difficoltà e le limitazioni incontrate nel processo di candidatura e di promozione del film.
Alcune delucidazioni per tutti coloro che, fino alla fine, hanno fatto il tifo per il film italiano sono arrivate proprio da Matteo Garrone in persona, che ha definito la corsa al premio come una complessa impresa:
Il regista ha sottolineato le sfide legate alle campagne di promozione, alle tempistiche sbagliate delle uscite negli Stati Uniti e in Inghilterra, e alla difficoltà nel far vedere il film a tutti i votanti. Troppi errori, diversi retroscena problematici hanno segnato il percorso del film:
Alcuni membri dell'Academy si sono addirittura sorpresi che l'attore Seydou Sarr non fosse stato candidato come migliore attore protagonista.
Proprio l'interpretazione dei più giovani, in particolare Seydou e Moustapha, è stata il fiore all'occhiello del film. Garrone ha raccontato un aneddoto sul casting di Seydou, che inizialmente non voleva partecipare perché preferiva giocare a calcio.
Il destino, in ogni caso, ha voluto a tutti i costi un risultato diverso. Lo hanno notato durante un secondo tentativo e alla fine è stato scelto per il ruolo. Il regista ha lodato il talento naturale e l'interpretazione autentica del suo cast: un elemento fondamentale per coinvolgere il pubblico di tutto il mondo.
Io capitano affronta tematiche intense e drammatiche legate alla migrazione, ma Garrone ha lavorato per bilanciare la durezza delle immagini con momenti di umorismo e umanità. Il regista ha cercato di umanizzare i numeri che spesso leggiamo sui giornali, si è piuttosto focalizzato sulle storie e i sogni delle persone dietro alle statistiche.
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