Quante centrali idroelettriche ci sono in Italia? Quali sono le Regioni ad averne di più? Soprattutto, dopo il recente incidente avvenuto sull’appennino tosco-emiliano, queste centrali sono pericolose o i problemi sono maggiormente dovuti a una mancanza di sicurezza sul posto di lavoro? Cerchiamo di dipanare tutti i dubbi.
Il 9 aprile, un grave incidente si è verificato presso la centrale idroelettrica di Bargi, situata nelle profondità dell'Appennino bolognese. Gestita da Enel Green Power, l'infrastruttura di Bargi rappresenta uno dei pilastri energetici dell'Emilia-Romagna, posizionata strategicamente sulle rive del bacino artificiale di Suviana. Tuttavia, il disastro che ha colpito la centrale, causando tre vittime, cinque feriti gravi e lasciando quattro persone disperse.
Gli eventi di quella giornata hanno iniziato a dipanarsi alle 14:30, quando una delle turbine della centrale ha subito una catastrofica esplosione all'ottavo piano sotto il livello del suolo. Ciò ha innescato un incendio e il successivo allagamento del nono piano, culminando nel crollo di un solaio. Sorprendentemente, tutti gli individui coinvolti nell'incidente erano lavoratori di società esterne, impegnati da oltre un anno in lavori di manutenzione straordinaria, incluso un ex dipendente Enel ora operante come consulente.
L'energia idroelettrica vanta una lunga storia in Italia, risalente al 1895 con la costruzione della prima centrale idroelettrica a Paderno d'Adda. Questa fonte di energia rinnovabile è particolarmente diffusa nel Paese, grazie alla sua morfologia caratterizzata da catene montuose come le Alpi e gli Appennini, che favoriscono l'alta produttività energetica. Al giorno d'oggi, l'Italia ospita 4.702 centrali idroelettriche, concentrate maggiormente nell'arco alpino.
Enel Green Power, il gestore della centrale di Suviana, è un colosso nel settore delle energie rinnovabili, con oltre 1.300 impianti sparsi globalmente e una capacità rinnovabile installata superiore ai 63 GW. La società è profondamente impegnata nella generazione di energia attraverso fonti rinnovabili, incluse eolico, solare, idroelettrico e geotermico.
L'incidente di Bargi solleva interrogativi critici sulla sicurezza delle centrali idroelettriche. Mentre le autorità procedono con le indagini per comprendere le cause alla base della tragedia, la comunità locale e i lavoratori esprimono la loro preoccupazione per le condizioni di sicurezza in tali infrastrutture. In risposta, sindacati come CGIL e UIL hanno annunciato uno sciopero generale in Emilia-Romagna, ponendo in evidenza la necessità di un'attenzione maggiore verso le norme di sicurezza e manutenzione.
Una centrale idroelettrica sfrutta l'energia idraulica di corsi d'acqua per produrre energia elettrica, rappresentando una soluzione energetica rinnovabile e pulita. Questi impianti, grazie alle moderne tecnologie, possono trasformare fino al 90% dell'energia dell'acqua in elettricità, dimostrandosi significativamente più efficienti rispetto alle fonti energetiche tradizionali. L'Italia, in particolare, sfrutta questa risorsa per generare circa il 41% della sua produzione totale da fonti rinnovabili.
Con 4.702 centrali idroelettriche distribuite sul territorio nazionale, l'Italia si posiziona come uno dei leader europei nella produzione di energia idroelettrica. Andiamo a vedere come queste centrali sono ripartite e quanta potenza generano, con dati Terna aggiornati a giugno 2022:
REGIONE | NUMERO CENTRALI IDROELETTRICHE | POTENZA GENERATA (MW) |
Valle d’Aosta | 210 | 1.101 |
Piemonte | 1041 | 3.080 |
Liguria | 94 | 111 |
Lombardia | 730 | 5.686 |
Trentino Alto Adige | 870 | 3.804 |
Veneto | 402 | 1.387 |
Friuli Venezia Giulia | 258 | 616 |
Emilia Romagna | 218 | 405 |
Toscana | 225 | 428 |
Umbria | 48 | 717 |
Marche | 188 | 310 |
Lazio | 101 | 482 |
Abruzzo | 75 | 1.267 |
Campania | 63 | 394 |
Puglia | 10 | 4 |
Basilicata | 21 | 157 |
Calabria | 62 | 912 |
Sicilia | 30 | 272 |
Sardegna | 18 | 566 |
Il disastro del Vajont resta ancora oggi un triste monito per l'industria idroelettrica. Questa tragedia, avvenuta il 9 ottobre 1963 e che ha causato la morte di 1.917 persone, ha rivelato le conseguenze devastanti che possono derivare da una gestione inadeguata e dalla sottovalutazione dei rischi geologici. L'evento ha infatti spinto a un rigoroso riesame delle pratiche di sicurezza e alla realizzazione che la trasparenza e la corretta valutazione dei rischi sono fondamentali nella gestione di tali infrastrutture.
Nell'ultimo decennio, l'avanzamento tecnologico ha permesso di migliorare significativamente la sicurezza nelle centrali idroelettriche. Secondo il Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici dell'Inail, è ora possibile monitorare automaticamente la stabilità dei versanti, i livelli idrici e altri parametri critici. Questo monitoraggio proattivo consente l'attivazione tempestiva di misure di emergenza, come lo svuotamento controllato dell'invaso, riducendo notevolmente il rischio di incidenti.