25 Apr, 2024 - 10:30

Recensione "Immaculate": Michael Mohan e Sydney Sweeney tornano insieme sulle scene con un horror ambientato in Italia

Recensione "Immaculate": Michael Mohan e Sydney Sweeney tornano insieme sulle scene con un horror ambientato in Italia

"Immaculate" è il nuovo film horror del regista Michael Mohan, uscito lo scorso 22 marzo nei cinema statunitensi. Troviamo Sydney Sweeney nel ruolo da protagonista, che è anche la produttrice di questa pellicola ambientata in Italia. Le riprese si sono svolte nel comune di Monterano, in provincia di Roma, all'interno del monastero di San Bonaventura.

"Immaculate", recensione

Cecilia (Sydney Sweeney) ha poco più di vent’anni, ma ne dimostra meno. È minuta, col fisico così esile che pare quasi si possa sollevare con una mano sola. Ha la pelle sottile dalla carnagione chiarissima, sembra una piccola bambola di porcellana. Ha il viso tondo, con le guance morbide e il nasino all’insù, ha gli occhi azzurri, grandi e tondi, che come due fari le illuminano il volto. Ha un’espressione angelica, ingenua, quasi immacolata. È appena arrivata in Italia dal Michigan, poco fuori Detroit, dove aveva già intrapreso la vita monacale.

Giunta per prendere i voti, ha deciso di trasferirsi in un convento disperso nelle campagne laziali diretto da padre Tedeschi (Álvaro Morte): il monastero della Madonna Addolorata, costruito nel 1632 sulle catacombe di Santo Stefano, per dare asilo alle suore più anziane ormai giunte alla fine dei loro giorni. Cecilia sta ancora cercando di capire quale sia lo scopo della sua esistenza, ma ciò di cui è certa è che è devota al Signore; quando aveva solo dodici anni cadde nelle acque gelate del fiume Saginaw e il suo cuore si fermò per sette minuti. Rianimata dai paramedici, quando si svegliò sentì immediatamente la chiamata di Dio.

Nella comunità trova subito calorosa accoglienza da parte di quasi tutte le altre monache, ma stringe un legame particolarmente intenso con suor Guendalina (Benedetta Porcaroli), anche lei giovane e bellissima se pur più ribelle e disillusa, da poco arrivata da Milano. Cecilia è felice di prendersi cura delle sorelle più bisognose di cure, di vivere nella solennità di un edificio così suggestivo che pare quasi essersi fermato nel tempo, come sospeso in una realtà incantata.

Ma una notte, dopo aver preso finalmente i voti, sviene all’improvviso e qualche giorno dopo si verrà a conoscenza di un fatto sconcertante: la vergine Cecilia, è incinta. Lei stessa rimane scioccata nell’apprendere questa notizia, sicura di essere pura e casta e non essendo mai stata sfiorata dalle mani di un uomo. Anche la visita ginecologica confermerà che il suo imene è ancora intatto. Non resta, dunque, che accettare che il feto che porta in grembo è stato concepito dal volere di Dio. Come la vergine Maria, viene incoronata e celebrata per festeggiare la gravidanza che porterà nuovamente alla luce il figlio del Signore. Ma sarà davvero questa la ragione del suo concepimento? O quel cenobio nasconde, in verità, qualcosa di profondamente malvagio?

"Immaculate", critica

Girato nel convento di San Bonaventura a Monterano, in provincia di Roma, Immaculate è il nuovo film horror del regista Michael Mohan che, dopo The Voyeurs, collabora nuovamente con Sydney Sweeney per il ruolo di protagonista. Questa pellicola dell’orrore è tratta da una sceneggiatura di Andrew Lobel, per la quale l’attrice aveva già fatto un provino ben dieci anni fa, all’epoca appena sedicenne. Progetto poi abbandonato nel tempo, Sydney racconta però di essersene perdutamente innamorata e di essersi sempre chiesta se fosse possibile farne davvero un film. Ed è così che è stata proprio lei a ricontattare lo sceneggiatore chiedendogli di riadattare il suo personaggio all’età attuale, proponendosi anche come produttrice.

Distribuito nelle sale statunitensi lo scorso 22 marzo, sbarcherà nei cinema italiani ad agosto 2024. Ho avuto l’opportunità di vedere in anteprima questo lungometraggio di cui si è assai discusso, in cui molti hanno trovato diversi richiami a Suspiria di Dario Argento e al film The Nun del regista Corin Hardy. Ha riscontrato parecchi pareri positivi della critica, ma personalmente non l’ho apprezzato affatto. Per quanto possa riconoscere una buona fotografia e un buon lavoro di regia, non ho trovato la trama così originale come dicono e mi ha anche dato notevolmente fastidio. Non tanto per la blasfemia in sé, quanto per un tentativo, trito e ritrito, di sessualizzare la figura monacale. In questo horror possiamo trovare, ad esempio, scene di suore giovani e bellissime che si lavano a vicenda immerse in una vasca circolare, indossando lunghe camicie da notte trasparenti che lasciano intravedere i seni, i capezzoli, i corpi acerbi e statuari delle protagoniste. Cosa che, ovviamente, non avviene affatto nella realtà. Un tentativo, neanche troppo originale, di rendere fortemente erotica la figura della suora, che francamente mi stomaca.

In un periodo storico in cui abbiamo il piacere di assistere allo spettacolo di centinaia di film che, finalmente, raccontano di donne forti, indipendenti, ribelli, che si rifiutano di sottostare al volere dell’uomo e di rientrare nell’immaginario erotico maschile, è veramente deprimente guardare una storiella ridicola e assurda che cerca, ancora una volta, di rappresentare le monache in maniera ingenuamente sensuale. Ho dovuto mal sopportare, con una certa nausea, diverse scene da filmetto porno amatoriale dove la casta e vergine ragazzina viene massaggiata nell’acqua da una sua coetanea. Da donna non ho proprio più voglia di assistere a questo schifo che da secoli siamo tutte costrette a sopportare, come un fardello opprimente. Inoltre in molti hanno parlato entusiasti dell’interpretazione di Sydney Sweeney, ma io onestamente l’ho trovata espressiva come un merluzzo.
Molto bella la location, il resto lascia parecchio a desiderare.
Una stella e mezzo su cinque.

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Marta Micales
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