In Iran le donne senza velo vengono arrestate in quella che è stata chiamata "operazione Nour", che ha preso ufficialmente il via nei giorni scorsi. L'ennesima trovata del regime che, agendo tramite la polizia morale, inneggia all'arresto delle donne che non portano l'hijab. Una mossa che limita ulteriormente i diritti delle donne - praticamente insistenti - e non fa altro che peggiorare la già drammatica condizione della figura femminile nel Paese.
Indossare l’hijab - il tradizionale velo con cui le donne musulmane sono costrette a coprirsi il capo e il volto - è una previsione che fa parte del corpo normativo dell'Iran, a partire dal 1979, l'anno della Rivoluzione che ha dato vita alla Repubblica Islamica. E' l'unico Stato dell'Islam in cui questa usanza è sancita per legge.
Tag24 ha deciso di approfondire la questione, per cercare di capire cosa sta succedendo in Iran con l'attivista Shahed Sholeh, portavoce dell'Associazione Donne democratiche Iraniane in Italia (ADDI).
Nuova stretta del regime iraniano contro le donne, da un'idea della guida suprema del Paese, l’ayatollah Ali Khamanei, e dal capo della polizia morale di Teheran, Abasali Mohammadian. Con l'operazione "Nour", tutte le donne sprovviste di velo - l'hijab - o colte ad indossarlo in modo non conforme alle disposizioni della legge, vengono arrestate dalle autorità.
Tag24 ha chiesto all'attivista Shahed Sholeh alcuni chiarimenti sulla vicenda che da giorni è al centro dell'attenzione mediatica.
D: Il capo della Polizia Morale in Iran ha annunciato l'avvio dell'operazione "Nour", una nuova crociata contro le donne senza velo. Può spiegarci cosa sta succedendo all'interno del Paese?
R: Letteralmente Nour significa la luce. Per il regime vuol dare luce a quello che stanno facendo in Iran. In realtà non è una novità. La polizia morale è sempre a lavoro in Iran, ci sono anche guardie donne per strada che ora controllano proprio le altre donne. Abbiamo visto che andando davanti niente è cambiato. Questo al tempo stesso rappresenta sia la forza che la debolezza del regime, che si nutre della paura del popolo.
D: La repressione ha cominciato ad aumentare. Per quale motivo?
R: A causa delle rivolte interne, che hanno preso maggiore forza dalla morte di Masha Amini nel 2022. Il popolo ora è pronto a farsi sentire di più. Vuole che la sua voce sia ascoltata, soprattutto a livello internazionale.
D: La scelta del nome dell’operazione non sembra casuale: una luce puntata contro le donne così da non attirare attenzione sul ruolo dell’Iran nel conflitto a Gaza?
R: Sicuramente è una scelta che ha a che fare con la guerra in Medio Oriente e con gli ultimi eventi in contrasto con Israele, ma non soltanto. Come afferma sempre la Resistenza Iraniana, il regime dello Stato continua a proporre la sua linea disumana e misogina. Il potere in Iran vede il suo primo nemico nelle donne.
Noi della Resistenza siamo sicuri che le nuove generazioni cambieranno le storti del Paese perché non hanno più paura del regime. Si è creato un senso di unione nelle rivolte in Iran. Il malcontento, a forza di impiccagioni e repressioni, sta crescendo nel popolo.
Di tutta risposta il regime ha bisogno di rafforzare la sua immagine, soprattutto all’estero, per poter aumentare la sua repressione e distrarre l'attenzione internazionale dal livello interno, da cosa succede davvero tra i confini della nazione. Da una parte la guerra e gli atti terroristici fuori dell'Iran servono a questo.
Il regime iraniano gode di questo violento ed infinito scontro nel Medio Oriente, la testa del serpente – del fondamentalismo islamico ndr. - è in Iran. La Resistenza continuerà a dire sempre che dal momento in cui il popolo iraniano riuscirà a rovesciare il regime, si avvierà in concreto un percorso per la pace mondiale
D: Come mai secondo lei in Italia e in Europa si presta così tanta attenzione alla possibilità di indossare il velo per le donne musulmane, mentre in Paesi come l'Iran il regime adotta una linea dura e le arresta praticamente tutte? Queste differenze a cosa sono dovute?
R: Allora, devo dire che l'Iran è l'unico paese musulmano in cui è obbligatorio portare il velo per le donne, è un obbligo previsto proprio dalla Costituzione iraniana. Anche per quelle che non professano la fede islamica e sono solo in visita nel Paese.
Questa norma non esiste in nessun altro paese musulmano. Per esempio, in luoghi come l’Arabia Saudita, questo obbligo sussiste come segno di rispetto per girare in città, ma non è una legge nazionale. La crescita dell'integralismo islamico, purtroppo, in Europa comporta come principale conseguenza quella di avere una visione sbagliata verso questa religione. Esiste una grande differenza tra l’Islam integralista e quello moderato.
Combattere contro la religione, continua inevitabilmente ad aumentare la forza dell'Islam integralista. Perché è normale che quando qualcuno ci obbliga a fare qualcosa, si agisce nel senso opposto. E’ una previsione automatica.
Purtroppo ci sono delle famiglie che vivono in Europa ma obbligano i propri figli a rispettare i precetti dell’Islam integralista, come indossare il velo a scuola. Obbligano i giovani a credere e rispettare il loro concetto religioso, un modo sbagliato di professare l’Islam. Nella fazione moderata non esistono obblighi, né sul velo, né di altro tipo. E questa errata visione dell’Islam non farà che dare forza all’integralismo.
L’unico modo per combattere l’integralismo, per la Resistenza iraniana, è quello di offrire una visione più ampia e dunque maggiore libertà alle nuove generazioni, strappandole ai concetti rigidi e legati al fondamentalismo a cui sono sottoposti per volere delle loro famiglie.