Ieri, Giorgia Meloni, nel corso della convention di Fratelli d’Italia, ha annunciato la sua candidatura per le Europee dell’8 e 9 giugno prossimi incitando i suoi a votarla con l'indicazione sulla scheda elettorale solo del suo nome di battesimo: Giorgia.
Ma, in punta di diritto, questo è possibile? Ed è legittimo che i leader di partito candidati all’europarlamento lo facciano dicendo che, in realtà, rinunceranno al seggio di Bruxelles?
Il costituzionalista Alfonso Celotto, interpellato da Tag24, ha richiamato il modello – Pannella e un modo di intendere la politica tutto italiano nel rispondere a questi quesiti.
Federico Girelli, docente di diritto costituzionale presso Unicusano, invece, la mette così: In realtà, mi pare che siano due questioni che si intrecciano. Così come il loro lato giuridico e quello più squisitamente politico.
Il professor Girelli parte da un punto fermo: Il diritto e la giurisprudenza che ne deriva promuovono al massimo sia l’elettorato passivo che quello attivo perché il voto, in generale, deve tendere alla massima partecipazione. Ora la Meloni vuole essere indicata solo col suo nome? L’importante è che nella lista elettorale venga indicata come ‘Giorgia Meloni detta Giorgia’, come in passato è capitato ad esempio con ‘Mariotto Segni detto Mario’ o ‘Giacinto Pannella detto Marco’. Se, invece, all’ufficio elettorale venisse registrata solo come Giorgia, potrebbero nascere dei problemi.
Ma tant'è: Girelli ricorda anche che Giorgia Meloni è pur sempre la politica che ha iniziato la sua ascesa nel 2019 col famoso comizio che tenne in Spagna alla convention di Vox: "Yo soy Giorgia, sono una madre, sono una donna, sono italiana e cristiana.... E il libro che l’ha consacrata nel 2021 si intitolava proprio Io sono Giorgia. Per il docente di diritto costituzionale, quindi, c’è anche da considerare questo: Il fatto che effettivamente lei stessa voglia essere riconosciuta e l’elettorato la riconosca solo con il suo nome proprio di persona. Ora - sottolinea Girelli - volendo mettere solo quello sulla scheda è senz’altro populista. Ma, nel suo caso, bisogna riconoscere che è anche caratterizzato da una coerenza che potrebbe avere il suo peso anche giuridico.
Fatto sta che quest’aspetto della questione si intreccia anche a quello se giuridicamente sta in piedi che dei candidati a una carica, in questo caso all’europarlamento, chiedano il voto sebbene chiariscano di non volerla ricoprire: In senso strettamente giuridico - spiega il professor Girelli - l’artifizio regge perché, come detto, diritto e giurisprudenza tendono sempre a dare una interpretazione estensiva sia del diritto elettorale passivo che attivo. A quel punto, certo, scatteranno le incompatibilità. Ma sulla Meloni che si candida all’europarlamento da premier e chiedendo espressamente un giudizio all’elettorato sull’azione del suo governo, c’è anche da dire che si gioca tantissimo. Dovesse andar male, credo che sarebbe senz'altro chiamata a renderne conto, naturalmente da parte delle opposizioni, ma sicuramente anche da parte dei suoi stessi alleati di maggioranza.