Mettiamola così: se Giorgia Meloni sarà riconosciuta dall’elettorato pronto a dire la sua alle prossime europee semplicemente con il suo nome di battesimo, ‘Giorgia’, Vittorio Sgarbi, dopo l’ennesimo capitombolo con le dimissioni da sottosegretario alla Cultura arrivate lo scorso febbraio in seguito alla sua iscrizione nel registro degli indagati per riciclaggio di beni culturali, lo sarà come l’uomo dalle sette vite. È notizia di ieri, infatti, che il critico d’arte originario di Ferrara, sarà candidato da indipendente proprio tra le fila di Fratelli d’Italia, lo stesso partito della premier e di quel ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, con il quale nemmeno tre mesi fa si è lasciato non certo tra carinerie. Fatto sta che oggi, a montare la protesta contro Sgarbi è una pattuglia di suoi fieri avversari politici: tutta riconoscibile sotto l’insegna del Movimento 5 Stelle.
Sarà anche la Festa del Lavoro, ma il fuoco di fila contro il critico d’arte sulla scena politica fin dalla discesa in campo di Silvio Berlusconi del 1994, è ben architettato e ripete con una batteria di dichiarazioni le stesse parole d'ordine. Evidentemente, lo smacco dopo aver ottenuto le sue dimissioni all'inizio di febbraio scorso, è grande. Così, ad avviarlo è il vicepresidente pentastellato, il deputato Michele Gubitosa:
A fare eco a Michele Gubitosa, vicepresidente del partito di Giuseppe Conte, anche il vicecapogruppo al Senato Alessandra Maiorino:
Al coro anti-Sgarbi si unisce in casa 5 Stelle anche Francesco Silvestri, capogruppo alla Camera: