Nella giornata di ieri il Senato degli Stati Uniti si è unito alla Camera dei Rappresentanti nel tentativo di cancellare lo Staff Accounting Bulletin No. 121, ovvero le controverse linee guida della Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti in tema di politiche crittografiche.
Sono stati 60 i senatori favorevoli ad un cambio di passo in tal senso, contro i 38 contrari. Nonostante l'esito della votazione, per la criptosfera non è ancora ora di cantare vittoria. Il presidente Joe Biden, infatti, ha già chiarito di voler mettere il veto presidenziale per stoppare il tentativo di ribaltamento in atto.
I sessanta voti favorevoli espressi dal Senato non sono comunque sufficienti per mettere la risoluzione al sicuro dai poteri di interdizione presidenziali. Non è bastato neanche il soccorso di dodici esponenti democratici per consentire al provvedimento di essere a prova di veto.
Resta quindi sullo sfondo l'atteggiamento di totale chiusura di Biden, il quale ha affermato che una rimozione del SAB 121 comporterebbe un'interruzione del lavoro teso a proteggere gli investitori nei mercati delle criptovalute e a salvaguardare il sistema finanziario nel suo complesso.
Tra i democratici che hanno espresso la propria contrarietà alla pervicacia dell'inquilino della Casa Bianca spicca il leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer. Alla fine, quindi, potrebbe restare in vigore il bollettino che la senatrice repubblicana del Wyoming, Cynthia Lummis, ha bollato alla stregua di un disastro. A renderlo tale il fatto che non protegge i consumatori e rischia di spingere ai margini del mercato crypto gli Stati Uniti, con conseguenze di largo raggio in tema di innovazione.
La stessa Lummis ha rilasciato una nota a commento del voto senatoriale. In cui ha affermato: "Questa è una vittoria per l'innovazione finanziaria e un chiaro rimprovero al modo in cui l'amministrazione Biden e il presidente Gary Gensler hanno trattato le criptovalute e segna la prima volta che entrambe le camere del Congresso hanno approvato una legislazione autonoma sulle criptovalute".
Il SAB 121 è stato emesso nel corso del 2022 dalla SEC, affermando in pratica che aziende detentrici di asset digitali di un cliente dovrebbero registrarle nel proprio bilancio. Secondo i repubblicani, l'agenzia avrebbe dovuto passare attraverso il necessario processo normativo, su un tema di questo rilievo. Tesi sposata dal Government Accountability Office, secondo il quale il regolatore ha commesso un errore nella gestione di quella che avrebbe dovuto essere una regola e non una guida.
Proprio su questo aspetto ha voluto commentare la SEC, dopo l'esito del voto. Un suo portavoce ha infatti affermato: "SAB 121 è una guida non vincolante per il personale che, se seguita, migliora l'importante divulgazione agli investitori in aziende che salvaguardano le risorse crittografiche per altri. Molte volte abbiamo visto aziende di criptovalute fallire e abbiamo visto i loro clienti mettersi in fila davanti al tribunale fallimentare nella speranza di ottenere ciò che pensavano fosse legalmente loro."
A rendere possibile un intervento del Congresso sulle linee guida in questione è il Congressional Review Act, che permette il ribaltamento delle regole federali. In questo caso, la risoluzione presentata dal deputato repubblicano del Nebraska Mike Flood ha visto unirsi un discreto numero di democratici. Sono infatti stati 21 alla Camera e 12 al Senato. Chiaro segno delle preoccupazioni che iniziano a serpeggiare in quel partito, in vista delle elezioni di fine anno.
Preoccupazioni espresse in particolare da Wiley Nickel, deputato democratico della California. Secondo lui, infatti, la Camera non avrebbe mai dovuto ricorrere al Congressional Review Act. Ha inoltre aggiunto: "L'odierno voto del Senato per l'abrogazione del SAB 121 invia un chiaro messaggio bipartisan: il Congresso non resterà a guardare mentre Gary Gensler e la SEC eludono deliberatamente il processo normativo statutario e oltrepassano la loro autorità di regolamentazione". Una posizione del resto anticipata dalla co-sponsorizzazione della risoluzione alla Camera.
A spiegare la posizione di Nickel è il fatto che l'ostinazione dell'amministrazione Biden nei confronti delle criptovalute è abilmente cavalcata dai repubblicani. Spinti a opporsi anche dai sondaggi, che vedono ad esempio Trump largamente avanti rispetto al presidente tra i detentori di asset digitali.
Molte aziende crypto, inoltre, si stanno attivando per sostenere i candidati favorevoli agli asset digitali. Basti ricordare in tal senso la formazione di un super PAC, denominato Fairshake, che ha già raccolto oltre 85 milioni di dollari da destinare allo scopo. A sostenerlo società del calibro di Coinbase, Ripple Labs e Andreesen Horowitz.
Nel mirino di Fairshake ci sono in particolare gli esponenti democratici contrari all'innovazione finanziaria. Un ambito in cui spicca Elizabeth Warren, che non a caso ha accusato il super PAC di averle messo un bersaglio sulla schiena. Joe Biden potrebbe essere il prossimo bersaglio, ove si ostinasse nell'interdizione nei confronti delle criptovalute.