L'escalation delle esecuzioni capitali in Iran è un dato che, secondo quanto riportato dall'Ong Iran Human Rights (Ihr), si fa sempre più preoccupante. Solo nella giornata di oggi, sabato 18 maggio 2024, avrebbero avuto luogo sette impiccagioni. Due dei condannati a morte erano donne.
Il Paese si fa forte delle politiche di violenza e repressione per sedare le rivolte che dal 2022 animano la popolazione. Un regime di paura e terrore, dove i diritti umani non sono contemplati e a pagarne le spese, sono soprattutto le donne.
Sabato 18 maggio 2024 è un'altra giornata triste e piena di violenza in Iran. Sette persone sono state vittima di esecuzioni capitali. Tutti impiccati, uomini e donne. La Repubblica islamica, assoggettata al potere assoluto dell'ayatollah Khāmeneī, ha intensificato l'uso della pena capitale, facendosi promotrice di morte e sangue.
Applicazione arbitraria e sommaria della giustizia, diritti umani fondamentali non rispettati. Questa è l'attuale situazione che vige nello Stato. Tra le sette persone giustiziate due erano donne. A denunciare i drammatici episodi è stata la Ong con sede a Oslo, Iran Human Rights (Ihr).
Una delle vittime è Parvin Mousavi, 53 anni, che lascia due figli adulti, dopo essere stata sottoposta ad impiccagione nella prigione di Urmia, nel nord-ovest dell'Iran. Oltre a lei, sono stati uccisi anche cinque uomini, condannati per reati legati alla droga.
L'altra donna che è morta oggi si chiamava Fatemeh Abdullahi, 27 anni, morta a Nishapur, nella parte orientale dello Stato. Era stata accusata di un duplice omicidio: avrebbe ucciso suo marito e suo cugino.
Le esecuzioni capitali in Iran stanno subendo un vertiginoso e pericoloso aumento, secondo i dati raccolti e diffusi da diverse organizzazioni umanitarie. Iran Human Rights dichiara di aver registrato, solo dall'inizio del 2024, oltre duecentoventi esecuzioni nel Paese.
Tra i condannati a morte, almeno cinquanta avrebbero perso la vita solo nel corso del mese di maggio. Iran Human Rights, organizzazione impegnata da anni nella tutela dei diritti umani fondamentali, rivela che dalla fine del Ramdan ad aprile, sono state impiccate 115 persone, tra cui sei donne.
Molti attivisti hanno raccontato che le donne vittime di queste sentenze di morte, sarebbero state sottoposte a matrimoni forzati o abusi. L'Iran detiene il primato come Stato in cui si registrano il maggior numero di esecuzioni ai danni delle donne.
Le Ong accusano la Repubblica Islamica di usare la pena di morte come strumento per seminare paura e terrore tra la popolazione, disincentivando le persone -in particolare le donne - a protestare e a ribellarsi contro il regime. Le lotte che animano il Paese dal 2022, per la conquista dei diritti fondamentali e la speranza di rovesciare il regime, sono messe a tacere nel sangue.
Il direttore di Iran Human Rights Mahmood Amiry-Moghaddam ha dichiarato: