Non hanno alcun timore i cittadini di Seoul ad andare contro il proprio governo pur di dare il loro sostegno alla comunità LGBTQ+. Parata del Gay Pride vietata, infatti, dalla Corea del Sud, ma a migliaia hanno deciso di farla lo stesso.
Sebbene sia uno dei Paesi asiatici più avanzati, dal punto di vista dei diritti c'è ancora molta strada da fare in Corea del Sud. Da ultimo, continua a fare scalpore il divieto di organizzare l'annuale parata del Gay Pride, attesa per oggi, 1 giugno 2024.
Il governo non riconosce il matrimonio fra persone dello stesso sesso e per questo ha nuovamente imposto il divieto di organizzare l'evento. Eppure, gli attivisti, la comunità LGBTQ+ e tutti i loro sostenitori, in barba alle imposizioni, daranno il via alle celebrazioni per le strade del centro della capitale.
È ormai da tempo che i manifestanti chiedono una nuova legislazione che includa la comunità e metta al bando la discriminazione basata sull'orientamento sessuale. Quest'anno, però, nulla è cambiato visto che il governo ha negato il permesso di celebrare come da tradizione davanti al Seoul Plaza di fronte al Municipio.
In prima fila a favore del divieto proprio il sindaco della capitale, Oh Se-hoon, conservatore, che ha dichiarato:
Tuttavia, le autorità municipali hanno affermato che le celebrazioni sono state impedite a causa di un conflitto nella programmazione, dato che il Seoul Plaza è stato prenotato per un evento all'aperto sul tema dei libri.
Equivoco o impedimento, gli attivisti hanno deciso di dare comunque il via al Pride, grazie alla collaborazione con l'ambasciata degli Stati Uniti, IKEA e Amnesty International. Ma gli organizzatori hanno fatto sapere che il 25esimo compleanno dell'evento non è stato semplice da pianificare:
Sebbene all'appuntamento per le strade della città parteciperanno oltre 150mila persone, la Corea del Sud rimane ancora indietro per quanto riguarda l'inclusività. Infatti, i partiti più conservatori si fanno forza sui milioni di cittadini di fede cristiana.
Sono tristemente noti gli episodi di violenza da parte di gruppi cristiani evangelici che si sono scagliati contro i festival queer, lanciando bottiglie e insultando la comunità LGBTQ+.
Queste le parole di Hyeonju, una degli organizzatori del Pride: