"Tra i detenuti solo il 31 per cento è iscritto a un corso scolastico, e meno della metà di questi ha ottenuto una promozione nell'ultimo anno. Solo il 10 per cento partecipa a corsi di formazione professionale. Per questo è essenziale che le istituzioni assumano un ruolo attivo nella promozione di politiche di inclusione sociale e lavorativa dei detenuti, concorrendo a creare un ponte efficace tra il carcere e la società".
Non è la prima volta che il presidente del Cnel Renato Brunetta interviene sui temi della vita carceraria e sulla necessità di riabilitare coloro che sono finiti dietro le sbarre e lo ha fatto con forza anche al convegno dell'università Bocconi sul tema "Misurazione d'impatto e recidiva".
E' un richiamo alle istituzioni del nostro Paese chiamate a garantire la piena applicazione dell'articolo 27 della Costituzione, in ordine alla funzione rieducativa della pena e per il Cnel la ricetta della ricetta è composta da studio, formazione e lavoro, in carcere e fuori dal carcere, con l'obiettivo della 'Recidiva zero'.
"La migliore strategia per ridurre la recidiva e migliorare la sicurezza pubblica a lungo termine è investire nelle persone, dando loro opportunità concrete di crescita personale e professionale" dice Brunetta ed è significativo l'abisso che separa lo spaventoso tasso di recidiva del 70 per cento, stimato sull'attuale popolazione carceraria, con quello di solo il 2 per cento, che si ottiene se si limita l'osservazione ai circa 20mila detenuti che hanno un contratto di lavoro.
Stefano Bisi