Se il vertice dei 7 Grandi doveva dare nuovo stimolo alla risoluzione delle sfide globali, quella che arriva oggi, 17 giugno 2024, da Oriente è una decisa battuta d'arresto sui propositi dei leader riunitisi in Puglia. La Cina, infatti, non ha preso affatto bene la dichiarazione finale del G7, nella quale viene descritta come un possibile pericolo, più che come un alleato.
Tramite una conferenza stampa del portavoce del Ministero degli Esteri, Pechino ha accusato il vertice di "arroganza" e di aver costruito menzogne sul conto del Dragone.
Dopo le critiche di Oxfam, che aveva contestato il vertice per la scarsa incisività su questioni cruciali come la guerra nella Striscia di Gaza e la lotta alla povertà, arriva ora il durissimo attacco della superpotenza orientale.
Il governo di Pechino è rimasto sorpreso di come le conclusioni del vertice tenuto in Puglia abbiano radicalmente modificato la considerazione che l'Occidente nei suoi confronti, rispetto agli ultimi anni. Non più un partner strategico e amico di fronte a problemi globali come il cambiamento climatico ma, piuttosto, quasi un avversario da guardare con sospetto e diffidenza.
Un atteggiamento che la Cina non ha affatto gradito, esprimendo tutto il proprio disappunto in una conferenza stampa dai toni infuocati tenuta dal portavoce del Ministero degli Esteri, Lin Jian, che si è scagliato contro il documento e contro i leader mondiali che lo hanno sottoscritto.
Un attacco in piena regola che fa eco a quanto aveva sostenuto, proprio nei giorni del vertice di Borgo Egnazia, Hua Chunying, un'altra portavoce del ministero, che aveva detto chiaramente che il G7 non era espressione della governance a livello mondiale.
Scorrendo le pagine della dichiarazione conclusiva del vertice, è possibile capire da dove nasca la rabbia cinese.
Il documento si sofferma più e più volte, infatti, sui legami preoccupanti tra il governo di Pechino e quello russo di Vladimir Putin e insiste in vari passaggi nel denunciare il sostegno alla guerra di invasione condotta da Mosca contro l'Ucraina. Solo in poche righe la Cina viene citata come possibile alleata per indurre il Cremlino a intraprendere la via della pace, ma sempre con toni più vicini alla fredda ordinanza che non alla condivisione di un obiettivo comune.
Un rapporto, quello con il Dragone, che l'Occidente farebbe bene a ricucire in fretta, dato il ruolo centrale che esso ricopre nello scacchiere internazionale, anche sul versante puramente economico, oltre che su quello degli equilibri geopolitici globali.