Il ministero della Salute giapponese ha deciso di prendere in mano la situazione dopo che un integratore contro il colesterolo a base di riso rosso avrebbe causato 81 morti in Giappone. Sotto accusa l'azienda farmaceutica della Kobayashi Pharmaceutical, che non avrebbe indagato a fondo su tutte le segnalazioni ricevute.
Sono migliaia le persone che hanno chiesto assistenza medica o ospedaliera per problemi ai reni dopo aver usato l'integratore sotto indagine.
Si aggrava la posizione della Kobayashi Pharmaceutical, azienda farmaceutica fondata nel 1919 in Giappone: in una conferenza stampa tenutasi oggi 28 giugno 2024 i dirigenti dell'azienda hanno confermato le accuse e critiche rivoltele dal ministero della Salute nipponico, affermando che sta indagando su 81 morti avvenute dopo l'assunzione di integratori contro il colesterolo a base di riso rosso (o "beni koji").
La Kobayashi, in precedenza, non aveva risposto alle prime richieste governative di chiarimenti: questo marzo c'erano già stati 5 decessi con ogni probabilità legati agli integratori, mentre sempre il ministero della Salute aveva indicato di aver ricevuto migliaia di segnalazioni di persone ricoverate in ospedale con problemi ai reni.
I funzionari sanitari del governo giapponese hanno detto che l'integratore, che si dice aiuti a ridurre il colesterolo, conteneva il composto altamente tossico chiamato acido urico - o muffa composta blu - insieme ad altri due composti. Le sostanze erano entrate in un lotto di riso rosso fermentato grezzo prodotto tra giugno e agosto dello scorso anno durante il processo di fabbricazione.
Il ministro della Salute giapponese Keizo Takemi ha espresso il proprio rincrescimento sul fatto che la Kobayashi non abbia subito risposto alle sollecitazioni governative, né indagato dopo le altre segnalazioni di morti sospette oltre alle 5 di questo marzo.
Una particolarità da segnalare è che gli integratori alimentari, in Giappone, sottostanno a regolamenti meno severi rispetto ai farmaci da prescrizione: sono le stesse aziende a fornire per lo più autocertificazioni che indicano la bontà e la sicurezza dei loro prodotti. La Kobayashi Pharmaceutical non faceva eccezione, considerato che i suoi prodotti per la salute (dagli integratori ai deodoranti) sono venduti non solo in Giappone ma anche in altri paesi asiatici (come Taiwan).
Dopo le rimostranze dei consumatori, i casi segnalati alle autorità sanitarie ed i commenti negativi ricevuti da esponenti del governo, i dirigenti della Kobayashi hanno indetto una conferenza stampa in cui il presidente dell'azienda, Akihiro Kobayashi, si è scusato per non aver fornito informazioni tempestivamente:
Oltre alle critiche in pratica, l'azienda farmaceutica fondata nel 1919 comincia ad affrontare anche le proteste sorte all'estero: a Taiwan più di 30 vittime degli integratori con riso rosso hanno intentato un'azione legale collettiva contro la filiale taiwanese della casa farmaceutica e diverse aziende taiwanesi hanno ritirato circa 150 prodotti che facevano parte del lotto incriminato.
Un altro caso che ha destato scalpore in Giappone, più precisamente ad Okinawa, è stato l'arresto (il 26 giugno) di un soldato statunitense per violenza sessuale ai danni di una ragazza minorenne del posto.