Il Tour de France n°111 è già partito e per la prima volta nella storia lo ha fatto dall'Italia. Tre appuntamenti in programma, all'insegna dello spettacolo e dell'entusiasmo, per i tanti appassionati di questo sport. Migliaia di persone hanno risposto presente e già nei giorni precedenti al via, che è andato in scena a Firenze, hanno invaso le sedi di partenza ed arrivo, per vivere un appuntamento che si preannuncia unico. Per commentare la partenza del Tour de France dall'Italia, Francesco Moser, ex ciclista, che con 273 vittorie su strada da professionista risulta a l'italiano con il maggior numero di successi, è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Il Tour de France è partito e questa volta lo ha fatto dall'Italia. Non era mai accaduto prima, in 110 edizioni e finalmente è arrivato il momento che tutti gli appassionati stavano aspettando. Da oggi e fino a domenica 21 luglio, andrà in scena la corsa più importante della stagione. Tre tappe in programma: la prima da Firenze a Rimini, renderà omaggio a Gino Bartali, attraversando i luoghi per lui più rappresentativi, ma non solo. Sarà infatti dedicata anche a Gastone Nencini, vincitore di una edizione della Grande Boucle. La seconda, da Cesenatico a Bologna, per ricordare Marco Pantani. La terza, da Piacenza a Torino, in memoria di Fausto Coppi. La sfida è già partita e i favoriti sono sempre gli stessi. Per commentare la partenza del Tour de France dall'Italia, Francesco Moser, ex ciclista e vincitore di un Giro d'Italia e diverse classiche, è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Per la prima volta nella storia il Tour de France è partito dall'Italia. Che cosa rappresenta questo per il nostro Paese?
"Il Tour e anche il Giro son partiti praticamente sempre dall'estero, e invece questa volta, finalmente direi, è toccato anche all'Italia. C'è stata questa intesa tra le varie Regioni, Emilia, Toscana e Piemonte, che si sono accordate per fare queste tappe e per ricordare i vincitori italiani del Tour. Il giusto tributo ai grandi campioni di questo sport, nei luoghi di Bartali, Nencini, Pantani e Coppi. Il percorso è anche difficile e la tappa di oggi è già entrata nel vivo. Ci sono già dei distacchi pesanti e con questo caldo non è certo semplice correre. Cavendish è un velocista ed era partito molto bene, ma poi è andato in difficoltà. Sono tutte salite e discese e la corsa sarà dura fino alla fine".
Grosso entusiasmo da parte degli appassionati di questo sport, ma anche la curiosità di chi non lo aveva mai seguito prima. Il fatto che si parta dall'Italia, può aiutare il movimento?
"Tutte le manifestazioni aiutano. E' chiaro che ci sarebbe stata ancora più visibilità se avessimo avuto dei nostri corridori nelle prime posizioni. Tutto può essere uno stimolo, ma in questo momento rispetto agli anni passati, abbiamo qualche problema in più. D'altronde abbiamo solo 7 corridori al Tour e vedremo se Bettiol riuscirà o meno a vincere una tappa. Occhi puntati anche su Ciccone, che proverà a ripetere quanto di buono fatto lo scorso anno, con la vittoria della maglia a pois. Questo sarebbe già un grande risultato. Resta però il fatto che non stiamo vivendo un buon momento, anche perchè non abbiamo squadre e non ce n'è neanche una italiana al Tour. Questo dovrebbe farci pensare".
I favoriti sono sempre gli stessi?
"Assolutamente sì, come al solito direi Pogacar su tutti. Vedremo come sta Vingegaard e se ha recuperato da questa caduta, che non è certo stata banale. Già la tappa di oggi ci darà qualche indicazione in più, anche perchè non parliamo di una gara semplice".
Come deve fare l'Italia per tornare a sfornare grandi campioni?
"Bella domanda, credo che solo il tempo possa dare una risposta. Ci sono cicli che si aprono e si chiudono e non c'è nulla di automatico. Adesso poi il ciclismo è diventato mondiale ed è molto più difficile di una volta. prima era uno sport di livello europeo, mentre adesso c'è molto più competizione e questo complica tutto. Vedremo se succederà qualcosa, non possiamo fare altro che aspettare".