I gatti sono famosi per essere animali indipendenti. Eppure, anche i felini possono soffrire di ansia da abbandono. Se nei cani è più facile ravvisare i segni di questo disturbo, in quanto animali molto più estroversi e capaci di manifestare in modo evidente le proprie emozioni, i gatti sono invece più difficili da interpretare. I segnali del loro disagio possono essere vari e vanno contestualizzati per comprendere in che modo aiutarli a superare la sindrome da separazione.
Anche i gatti, come avviene per i cani, possono soffrire di ansia da abbandono, conosciuta anche come sindrome da separazione. I segnali possono essere vari e devono essere interpretati tenendo conto della storia del micio e della sua personalità.
I segnali più comuni che ci indicano che il nostro gatto sta vivendo un forte stress sono un atteggiamento distruttivo, che si manifesta soprattutto verso oggetti o mobili, miagolii persistenti e apparentemente immotivati, fare i propri bisogni al di fuori della lettiera.
In particolare quest'ultimo comportamento anomalo è tra i più significativi: lasciare i bisogni in giro per casa, sugli imbottiti o sul letto, è un chiaro segno di un profondo disagio del felino, che cerca di marcare il territorio in maniera ossessiva, in preda all'ansia.
Anche mangiare in maniera compulsiva o dedicare un tempo eccessivo rispetto al normale alla propria igiene personale denota uno stato ansiogeno. Inoltre, il gatto potrebbe avere un atteggiamento ambivalente: potrebbe infatti dimostrarsi attaccato in maniera esasperante al proprio umano di riferimento, seguendolo ovunque o lamentandosi quando sta per uscire di casa, oppure ignorarlo in maniera sprezzante.
I motivi per cui un gatto manifesta l'emozione connessa alla paura sono di sicuro vari. Sarà quindi opportuno capire se non ci sono altre ragioni che lo spingono a provare angoscia o disagio, come l'ingresso di un altro animale in casa, un trasloco o una patologia fisica.
Escluse altre cause, l'ansia da abbandono potrebbe essere quella più probabile. La fonte del disturbo è quasi sempre collegata all'assenza della persona che lui ha eletto come suo "genitore". Nonostante sia un animale autonomo e indipendente, sviluppa un profondo legame di appartenenza con il suo Pet parent, tanto da sviluppare la sindrome da separazione se viene a mancare la sua presenza.
Un gatto ama i suoi spazi di autonomia e sa difenderli con una certa risolutezza, ma anche il felino, parimenti a un cane, non deve essere lasciato troppo a lungo da solo. Momenti come le vacanze del padrone o il ritorno al lavoro dopo un periodo prolungato di smart working, possono dare luogo all'ansia da abbandono.
Questa tendenza è di sicuro più sviluppata in quei gatti che sono stati tolti alla madre in maniera precoce: un cucciolo non dovrebbe mai essere adottato prima dei 3 mesi di vita, in modo da sviluppare maggiore indipendenza e stabilità emotiva.
In che modo gestire un gatto che soffre da ansia da abbandono? In primo luogo, si può creare un ambiente più rassicurante, fornendogli nuovi nascondigli o cucce molto comode e accoglienti. Creare maggiori diversivi mentre si è fuori di casa, può inoltre aiutare il micio a distrarsi e tenersi impegnato, ingannando l'attesa del ritorno del proprio umano.
Si può comprare qualche gioco in più, un tiragraffi più accattivante o costruirgli un piccola dimora fatta di scatole di cartone, in modo che si possa divertire tra aperture e cunicoli. Un altro trucco per ridimensionare la sensazione di solitudine è lasciare accesa la televisione o la radio, oppure una luce anche in un solo ambiente se si rincasa quando è buio.
Pensare di chiedere aiuto a vicini o familiari potrebbe essere una risorsa aggiuntiva: una visita nell'arco della giornata per accertarsi della sua salute e per giocare un po' con il gatto potrebbe attenuare il senso di abbandono, ma solo se l'animale ha familiarità con queste persone, altrimenti potrebbe diventare un elemento di ulteriore stress.