E' il tema del momento, al netto del calciomercato. L'assenza di talento del calcio italiano è l'argomento che non conosce fine, specie dopo la debacle di Euro 2024. Con il dito puntato anche su quegli allenatori che ormai prediligono la tattica alla tecnica, la solidità alla fantasia. Ma su questo Mario Beretta è irremovibile: "Come scuola di Coverciano diciamo che sono fondamentali tutti gli aspetti".
L'ex tecnico di Parma e Siena, ora docente di riferimento di Tecnica e Tattica calcistica nella Scuola di Allenatori a Coverciano, non ha dubbi su questo. Anzi, si lavora a mille sotto ogni punto di vista, al netto del fatto che poi possano esserci "tecnici che la pensano in un modo e nell'altro". Il problema? Alla base secondo Beretta, partendo dagli insegnanti di attività motoria a scuola fino agli allenatori dilettanti: "Non sono pagati come si deve, sono costretti a trovare un altro lavoro per vivere, e dunque non concentrarsi totalmente sul campo".
Anche perchè la scuola degli allenatori italiani ha un tradizione che non conosce fine: tra Italia ed Europa il numero di tecnici di successo è altissimo. "Da noi vengono a studiare anche ex giocatori stranieri", afferma con orgoglio Mario Beretta a Melting Sport su Radio Cusano Campus.
Si va alla ricerca di talento in Serie A, con Mario Beretta che a tal proposito ha voluto dire la sua, difendendo anche la categoria degli allenatori.
D: Si parla tanto di assenza di talento in Serie A, ma dal punto di vista degli allenatori come si muove la Federazione? Visto che si dice che non si allena la tecnica.
R: Appena la Nazionale non raggiunge un obiettivo, ognuno dice la sua. Si accetta tutto, ma molte sono anche frasi fatte buttate lì. Il fatto che molti dicano che la Federazione non pensi a queste cose è sbagliato. Generalizzare a me non piace, ci saranno allenatori che baderanno più alla tattica che alla tecnica, ma noi come scuola di Coverciano diciamo che sono fondamentali tutti gli aspetti.
D: A tal proposito, la convince questo ormai famoso "Consiglio dei Saggi" per ritrovare talento?
R: Dipenderà da come verrà strutturato. Lì si parla più ad alti livelli, bisogna pensare alla base, agli allenatori che lavorano nel settore dilettantistico, che preparano i ragazzi per affrontare il mondo professionistico. Ad oggi abbiamo molti problemi: cominciamo a non avere attività motoria a scuola, a non pagare come si deve gli allenatori dei settori giovanili e dilettantistici che possano dedicare tutto il loro tempo con loro invece che fare anche un altro lavoro.
D: De Rossi ha colpito molto come allenatore, anche per spiccate doti comunicative: da quella nazionale del 2006 sono usciti molti nomi.
R: Tantissimi: oltre a lui ci sono anche Nesta, Gattuso, Gilardino e altri. De Rossi l'ha dimostrato anche subentrando, non solo sotto l'aspetto tecnico ma anche comunicativo. E fa piacere perchè è passato da noi, come anche i vari Palladino e De Zerbi, senza dimenticare i tecnici italiani sparsi per il mondo; e vorrei sottolineare anche come ex calciatori non italiani decidono di venire a imparare da noi, come Ribery.
Sul discorso allenatori, Mario Beretta si è soffermato poi sul concetto di comunicazione.
D: Quant'è importante in una Nazionale la comunicazione con i giocatori?
R: Sempre stato importante. E' chiaro che un allenatore che può vedere la squadra ogni giorno è un conto, per i selezionatori invece è un po' complicato. Sta di fatto che ad oggi la comunicazione svolge un ruolo fondamentale.
D: Spalletti potrà migliorare in tal senso?
R: E' un allenatore straordinario sotto tutti gli aspetti, con sani principi umani. Capire cosa non ha funzionato non è semplice, solo vivendola all'interno si può capire, e dunque migliorare la situazione.
D: Qual'è il nome che più la stuzzica in vista della prossima stagione?
R: Sono molto curioso di vedere all'opera Fonseca con il Milan. Per me Pioli ha fatto un lavoro straordinario in questi cinque anni, adesso vediamo com se la caverà il suo successore e cosa potrà portare, visto che la Serie A l'ha già conosciuta.