Chi è Elisa Aiello? Forse è un bene che il suo nome non sia ancora noto al grande pubblico. Se lo fosse, infatti, probabilmente lo sarebbe per il motivo peggiore, e cioè che anche lei, come tantissime altre, troppe, prima di lei, è finita vittima di un uomo violento e malato.
La sua storia, però, è bene che venga resa nota, come stanno facendo attraverso i social alcuni attivisti e gruppi che si occupano della lotta ai femminicidi e alla violenza di genere. Proprio per evitare che si trasformi in tragedia e anche per rendere consapevole l'opinione pubblica che quello in cui viviamo non è, purtroppo, un Paese per donne.
È il 24 luglio 2024 ed Elisa Aiello, 26enne, pubblica sul suo profilo Instagram la denuncia nei confronti del suo ex fidanzato, originario di Rende, comune in provincia di Cosenza. Dice di essere perseguitata da mesi e di aver denunciato tutto ai carabinieri che, però, l'hanno lasciata sola "nel terrore che possa raggiungermi e uccidermi".
La sua storia attira l'attenzione di persone che operano nella lotta contro la violenza di genere, come l'autrice Carlotta Vagnoli, che attraverso Instagram apre il vaso di Pandora, svelando gli orrori di cui Aiello è vittima.
Si scopre, così, un quadro di negligenza (nel migliore dei casi) e di disinteresse (nel peggiore) che caratterizza l'atteggiamento delle istituzioni e delle forze dell'ordine nei confronti di denunce simili a quella di Aiello.
La denuncia ai carabinieri risale, infatti, al maggio del 2023. Più di un anno fa. Ma la prima audizione della donna, avvenuta dopo una serie di insistenze da parte sua, avviene solo cinque mesi dopo, nell'ottobre dello stesso anno. Mesi nei quali Aiello ha provato a mettersi al sicuro da sola, cercando nel frattempo aiuti sia psicologici sia legali.
Solo a febbraio 2024 - nove mesi dopo la denuncia - l'uomo viene interrogato dai carabinieri di Latina. Unico risultato ottenuto da questa iniziativa tardiva delle forze dell'ordine? Far ricominciare le violenze, tra pedinamenti e minacce di morte diffuse anche sui social, con ben 135 video diffusi dall'uomo su Tik Tok.
Nonostante i codici rossi scattati nel frattempo - che avrebbero dovuto imporre le prime misure nei confronti dell'ex fidanzato - non succede più nulla fino a luglio, quando Aiello dispone una nuova denuncia dopo che l'uomo ha minacciato di ucciderla sui social.
La denuncia della 26enne è pubblica perché Aiello vuole che la sua storia sia conosciuta il più possibile. Una forma estrema di autodifesa, di fronte a uno Stato che l'ha sostanzialmente abbandonata, per evitare di fare la fine di Manuela Petrangeli, uccisa a colpi di fucile in mezzo alla strada a Roma, o di Giulia Cecchettin, la cui tragica morte aveva visto levarsi il coro dei "mai più" da parte di tutte le istituzioni. Istituzioni che, però, nei fatti, ignorano vicende di questo genere finché non è troppo tardi.
Un risalto che sembra aver sortito qualche effetto, con esponenti di Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra che hanno presentato "un'interrogazione urgente al ministro dell'Interno" per proteggere Aiello e far sentire la presenza dello Stato al suo fianco.
A questo ha fatto seguito la nota di Martina Semenzato, presidente della Commissione Parlamentare di inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere, nella quale annuncia di aver acquisito i dati relativi alla vicenda "al fine di effettuare le opportune verifiche".
Un primo passo, che arriva sicuramente molto in ritardo ma, ci auguriamo, in tempo.