"Liberare le spiagge e il mare" e restituirli alla collettività: è questo l'obiettivo del Coordinamento Nazionale Mare Libero, associazione nata nel 2019 dall'unione di diverse realtà operanti a livello locale in varie Regioni d'Italia. Da allora sono state diverse le iniziative promosse e le proteste messe in atto per sensibilizzare i cittadini, ma anche per ottenere risposte in merito al tema delle concessioni balneari, di cui da anni si discute nel nostro Paese.
Secondo il Codice Civile, la Costituzione e il Codice della Navigazione il demanio marittimo è "un bene pubblico": come tale deve essere accessibile a tutti. Le concessioni ai privati, in realtà un'eccezione, sono diventate la regola. Le spiagge libere sono diventate insufficienti in molti comuni italiani, contrariamente a quanto accade all'estero. Ma non solo.
"In alcuni casi, come a Ostia con il famoso lungomuro, non era possibile arrivare sulla battigia se non pagando lo stabilimento balneare, oppure transitando alla foce del Tevere o a chilometri di distanza rispetto al punto in cui si voleva accedere. Problemi del genere si verificavano anche in Cilento o nella zona di Posillipo a Napoli" racconta a TAG24 l'avvocato Roberto Biagini, presidente dell'associazione Mare Libero.
"In questi anni abbiamo avuto un'escalation mediatica molto importante: siamo stati in audizione al Senato e alla Camera; ci hanno chiamato a Bruxelles per interloquire sia con la Commissione che con il Parlamento europeo".
In questa estate 2024 il tema delle concessioni balneari italiane è più che mai 'caldo' in quanto, nella maggior parte dei casi, sono scadute il 31 dicembre 2023. Le proroghe decise dal governo Meloni- che ha indetto le gare per le concessioni a fine 2025- sono state dichiarate illegittime dal Consiglio di Stato e, ancora prima, dalla corte di Giustizia dell'Unione Europea. Gli ombrelloni a pagamento sono di fatto 'abusivi'.
Una delle iniziative promosse da Mare Libero APS, ormai da alcuni anni, è la "Presa della battigia", che si svolge il 14 luglio di ogni anno.
"Il 14 luglio è una data non soltanto storica per la presa della Bastiglia (evento culmine della Rivoluzione francese avvenuto nel 1789, ndr). Ma anche perché, per la prima volta, la Corte di giustizia dell'Unione Europea con la sentenza del 14 luglio del 2016, ha dichiarato non conforme all'ordinamento eurounitario le proroghe indeterminate da parte dello Stato italiano della scadenza delle concessioni demaniali marittime" spiega Biagini.
"Quest'anno però c'è stata una rilevanza particolare, perché il 31 dicembre 2023 sono scadute le concessioni in tutta Italia. Abbiamo fatto delle iniziative eclatanti, non tanto provocatorie perché alla fine volevamo soltanto andare a fare un bagno e stendere un asciugamano. In vari punti dei litorali italiani- a cominciare da Ostia, Marina di Pietrasanta, Marina di Carrara, Pisa, Livorno, Sarzana- abbiamo effettuato questi 'blitz' all'interno delle concessioni. I concessionari si sono arrabbiati ma non abbiamo mai avuto problemi con le forze dell'ordine. Quelle poche volte che sono arrivati i carabinieri, forse un paio di volte, hanno visto che noi andavamo soltanto a fare un bagno in spiaggia. Nessuno poteva impedirci di andare a stendere un asciugamano, o di piantare un ombrellone per poi rimuoverlo nell'arco di due ore. E quindi non hanno potuto farci nulla".
Tutti i concessionari, sottolinea ancora l'avvocato Biagini, hanno reagito male: a Ostia erano anche presenti giornalisti con le telecamere. Sono arrivati due funzionari della Digos.
"Noi abbiamo spiegato che non era una manifestazione, non era un'iniziativa politica, non era una forma di protesta, non era un volantinaggio: era solo un diritto nostro di andare a fare un bagno e stare in spiaggia. Quindi i funzionari si sono rivolti al concessionario, dicendo che non rappresentavamo un pericolo per l'ordine e la sicurezza pubblica, e sono andati via. In un altro caso è stata chiamata la Capitaneria di porto, ma il risultato è stato lo stesso. Non ci hanno identificato né sanzionato: su cosa avrebbero dovuto sanzionarci? Le spiagge sono libere".
Ieri, venerdì 9 agosto 2024, alcuni lidi hanno chiuso per due ore, aderendo a uno sciopero dei balneari indetto da alcuni sindacati di categoria. "Un flop" secondo il Codacons.
"Più che una protesta è un'azione ridicola" secondo Roberto Biagini.
"E' abbastanza ridicolo che arrivi dai concessionari, che hanno licenze scadute e sanno perfettamente di non essere in regola, in quanto alla firma delle concessioni hanno rinunciato agli indennizzi e si sono obbligati a rimuovere tutto quello che era sull'arenile e che serviva per l'esercizio dell'attività imprenditoriale. Quindi è una forma di proteste per chiedere cosa? Portate via il mare, portate via la sabbia, fate in modo che il sole non scaldi più la terra? Li prendiamo anche un po' per i fondelli ed è giusto che sia così".
Il presidente del Coordinamento Nazionale Mare Libero sottolinea come le loro battaglie continueranno: il loro punto di riferimento è, in particolare, la magistratura.
"Su questa situazione delle concessioni balneari sono intervenute le sentenze della Corte Costituzionale, della Corte di Giustizia, dei Tar e del Consiglio di Stato. A livello amministrativo ci ha dato una grossa mano l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che ha dichiarato anch'essa non conforme ai principi concorrenziali molte delibere delle amministrazioni comunali".
Il movimento non è aiutato dalla politica, anzi. "La politica, a livello trasversale, è completamente genuflessa sulle posizioni dei concessionari balneari. Loro sono in grado di condizionare le scelte con i soldi che prendono in nero e con i soggetti che hanno di riferimento all'interno delle istituzioni: non solo locali, ma anche a livello nazionale e regionale. Ci sono sindaci concessionari, parlamentari concessionari, consiglieri regionali concessionari. Mi riferisco alla politica di tutti i colori, qui non c'è destra né sinistra, né centro-destra o centro-sinistra".
Oltre all'aspetto della gratuità e accessibilità di spiagge e mare, c'è anche un altro elemento che l'associazione vuole portare alla luce: i canoni irrisori pagati dai concessionari, l'alto tasso di evasione fiscale, lo sfruttamento dei lavoratori e i privilegi di cui godono.
"Sappiamo perfettamente che la magistratura ha una sensibilità forte su questi temi, però noi riteniamo indegno di un paese civile che un cittadino, per andare a fare un bagno, debba rivolgersi a un tar, perché la sostanza è questa. Andremo avanti con le nostre battaglie. Ad esempio, con due ordinanze del 30 luglio 2024 siamo riusciti a bloccare il comune di Napoli che intendeva contingentare l'accesso a due spiagge libere, quelle di Palazzo Donn’Anna e delle Monache. Una grande soddisfazione".