Le recenti tensioni geopolitiche, tra cui i conflitti in Ucraina e Israele, hanno messo in luce un aspetto cruciale spesso trascurato: l'importanza delle materie prime strategiche per l'industria bellica.
Con le scorte NATO in diminuzione e una crescente dipendenza dalle risorse cinesi, l'Occidente si trova in una posizione di vulnerabilità che implica la necessità di ottimizzare l’utilizzo e il riciclo delle scorte a disposizione.
Questo scenario non solo evidenzia quanto le materie prime possano essere un fattore decisivo per i conflitti, ma anche quanto siano indispensabili per la loro risoluzione.
Nel contesto delle crescenti tensioni geopolitiche, i metalli critici sono diventati materie prime strategiche e risorse indispensabili per la difesa moderna.
Anche se i metalli comuni come acciaio e alluminio sono essenziali, è l'accesso a metalli rari e strategici a determinare la vera capacità di una nazione di sostenere e prolungare un conflitto.
Il rame, già molto richiesto a causa della crescente domanda legata alla transizione energetica e all'intelligenza artificiale, ha assunto un'importanza cruciale anche per l'industria degli armamenti.
Questo metallo è essenziale per la produzione di munizioni e componenti militari. Ad esempio, ogni munizione con calibro standard da centocinquantacinque millimetri in dotazione alla NATO contiene circa mezzo chilo di rame, utilizzato principalmente per il rivestimento in ottone, una lega composta di rame e zinco.
Secondo un rapporto di Simon Hunt Strategic Services, una rinomata società di consulenza con sede a Londra specializzata nell'analisi dei mercati delle materie prime, si prevede che entro il 2026 l'industria degli armamenti potrebbe assorbire fino al quattordici percento dell'offerta globale di rame raffinato, pari a circa 4,22 milioni di tonnellate.
Ciò rappresenta un notevole aumento rispetto al 10,5% del 2021.
L'incremento della domanda è sostenuto dall'espansione della produzione di munizioni, con gli Stati Uniti e l'Unione Europea che potenziano le loro capacità produttive per sostenere l'Ucraina e garantire la sicurezza collettiva.
In particolare, l'industria statunitense, rappresentata da aziende come General Dynamics Ordnance and Tactical Systems, ha aumentato la produzione di proiettili da centocinquantacinque millimetri da quattordicimila quattrocento unità al mese prima del conflitto a trentaseimila unità, con l'obiettivo di raggiungere le centomila unità mensili entro il 2025.
Allo stesso modo, l'Unione Europea, con produttori come Rheinmetall e Nexter Systems, ha previsto investimenti efficaci per espandere la produzione a oltre tre milioni di unità annuali entro il 2030.
Oltre al rame, la disponibilità di esplosivi essenziali come il TNT (trinitrotoluene) e la nitrocellulosa sta diventando una questione critica.
La nitrocellulosa, prodotta principalmente dalle fibre di cotone, è fondamentale per la fabbricazione di vari tipi di esplosivi.
Attualmente, la produzione di nitrocellulosa è concentrata in Cina, che domina anche la produzione di cotone, un materiale cruciale per la sua produzione.
Per l’allenza NATO, l'unica fabbrica di TNT attiva si trova in Polonia presso Nitro-Chem S.A., con sede a Bydgoszcz.
Fondata nel 2001, quest’azienda è in grado di produrre circa diecimila tonnellate di TNT l’anno, una quantità notevolmente insufficiente rispetto alle esigenze belliche attuali.
In passato, la produzione di TNT era diffusa in Europa e negli Stati Uniti, ma la chiusura di molti impianti ha drasticamente ridotto la capacità produttiva.
Oggi, le forniture di TNT provengono principalmente dalla China North Industries Group Corporation (NORINCO) con sede in Cina e dall’ACI - Advanced Chemical Industries Ltd. in India, che stanno intensificando le loro esportazioni verso i produttori di armi occidentali. La carenza di esplosivi ha già avuto impatti rilevanti sulla capacità dell'Occidente di sostenere un conflitto prolungato.
Le scorte limitate di TNT e nitrocellulosa rischiano di rallentare la produzione di munizioni, mettendo a repentaglio la capacità di difesa delle nazioni NATO e aumentando la loro vulnerabilità a pressioni geopolitiche esterne.
Nonostante non vi siano segnalazioni immediate di carenze di metalli critici nell'industria della difesa, i rischi geopolitici sono evidenti e preoccupanti.
L'Unione Europea e il Regno Unito non hanno scorte strategiche adeguate di materie prime critiche, mentre negli Stati Uniti in base ai rapporti della NDS - National Defence Stockpile, istituita nel 1939, è situazione particolarmente preoccupante.
Un'analisi condotta dal CRS - Congressional Research Service, un'agenzia di ricerca del Congresso degli Stati Uniti con sede a Washington, D.C., ha rivelato che le scorte strategiche della NDS coprono solo una frazione delle necessità in caso di conflitto su larga scala.
A marzo 2023, le riserve di materiali critici nella NDS ammontavano a soli 912,3 milioni di dollari, che rappresentando appena l'1,2% rispetto ai livelli del 1962.
Questa riduzione rilevante, delle riserve di materie prime strategiche, riflette una preoccupante dipendenza dell'Occidente dalla Cina per l'approvvigionamento di almeno venti materie prime strategiche.
Il niobio, un elemento cruciale per la produzione delle superleghe siderurgiche e considerato essenziale fin dalla prima guerra mondiale, è prodotto quasi esclusivamente in Brasile.
L'IBRAM - Instituto Brasileiro de Mineração coordina l'industria mineraria in Brasile, che rimane l'unica fonte efficace di niobio a livello globale.
Gli Stati Uniti non producono niobio dal 1959, il che rappresenta un grave punto debole nella catena di approvvigionamento di materiali critici.
Il titanio è essenziale per l'industria aeronautica, in particolare nella produzione di aerei militari avanzati come l’Eurofighter Typhoon.
La sua leggerezza, resistenza alla corrosione e robustezza lo rende un componente cruciale nei velivoli da combattimento, come dimostra che circa il venti percento del peso di un caccia F-35 è composto di titanio.
Tuttavia, la concentrazione della produzione di titanio in pochi paesi crea rischi rilevanti per l'approvvigionamento.
Ora, la produzione di titanio è dominata dalla VSMPO-AVISMA Corporation, situata a Verkhnyaya Salda, in Russia, e dalla China Titanium Corporation, con sede a Pechino, in Cina.
Le sanzioni internazionali imposte alla Russia hanno avuto impatti rilevanti sulla produzione di titanio, evidenziando la vulnerabilità dell'Occidente a interruzioni nella catena di approvvigionamento.
La concentrazione della produzione di titanio in queste due nazioni, rileva la necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento per garantire la sicurezza nazionale e la capacità di difesa.
Per contrastare la crescente dipendenza dalle materie prime strategiche provenienti da Cina e Russia, l'Unione Europea e gli Stati Uniti devono implementare strategie per ottimizzare l'uso delle risorse disponibili e migliorare il riciclo dei metalli.
È cruciale diversificare le fonti di approvvigionamento, potenziare le capacità di produzione interna e investire nella ricerca di scelte sostenibili. Questi passaggi sono essenziali per ridurre la vulnerabilità associata alle forniture esterne.
Collaborare con paesi ricchi di risorse, come Australia e Canada, può offrire opportunità preziose per diminuire la dipendenza da fonti instabili. L'Australia, ad esempio, è un importante produttore di litio e terre rare, mentre il Canada è noto per le sue risorse di nickel e cobalto, fondamentali per le tecnologie emergenti.
Inoltre, è fondamentale migliorare le tecnologie di estrazione e riciclaggio. L'innovazione nelle tecniche di estrazione può ridurre l'impatto ambientale e migliorare l'efficienza, mentre l'espansione dei programmi di riciclaggio può recuperare materiali preziosi e ridurre la necessità di nuove estrazioni.
Promuovere una maggiore trasparenza e cooperazione internazionale nelle catene di approvvigionamento può contribuire a rafforzare la resilienza e garantire un flusso continuo di risorse critiche.
Garantire un accesso sicuro e stabile alle materie prime strategiche è essenziale per la sicurezza globale e per lo sviluppo economico delle nazioni.
Con l'intensificarsi della competizione globale per queste risorse vitali, le nazioni occidentali devono adottare misure decisive per ridurre la dipendenza dai fornitori esteri e potenziare la resilienza delle loro catene di approvvigionamento.
In un contesto geopolitico instabile, la sicurezza delle materie prime strategiche diventa un fattore decisivo per la protezione della sicurezza nazionale e per la difesa degli interessi globali.
Le nazioni devono scegliere tra mantenere un modello di approvvigionamento globalizzato o investire in una maggiore autosufficienza.
La diversificazione delle fonti e il rafforzamento delle capacità produttive interne sono essenziali per garantire la sicurezza a lungo termine.
Una strategia integrata e lungimirante, che combini la diversificazione delle fonti di approvvigionamento con l'innovazione tecnologica e la cooperazione internazionale, sarà fondamentale per affrontare le incertezze e le sfide geopolitiche future.
Solo un approccio strategico e coordinato garantiranno un futuro stabile e sicuro per l'intera comunità globale.