12 Sep, 2024 - 17:03

Cannabis light, la Camera approva il divieto. Il commento della Cia: "Impatti su tutta la filiera della canapa"

Cannabis light, la Camera approva il divieto. Il commento della Cia: "Impatti su tutta la filiera della canapa"

Nonostante le richieste di confronto da parte delle associazioni di agricoltori e produttori di canapa, la Camera ha approvato oggi l'articolo 18 del ddl Sicurezza per vietare la produzione e la commercializzazione della cannabis light e, in particolare, delle infiorescenze, delle resine e degli oli di canapa, indipendentemente dal fatto che contengono o meno Thc.

A poco sono servite, dunque, le proteste delle associazioni di categoria e di alcuni parlamentari di opposizione, concordi nel sottolineare come il divieto pregiudicherà la tenuta di un promettente settore della filiera agroindustriale che, dall'approvazione della legge 242/2016, ha trovato grande sviluppo nel Paese.

Cannabis light, la Camera approva il divieto

Il divieto approvato oggi dal Governo, nonostante l'interpretazione offerta dallo stesso esecutivo, non limita tuttavia solo la produzione e la commercializzazione di quella che comunemente viene definita cannabis light.

L'articolo, così come approvato, andrà infatti a incidere su tutto lo sviluppo della filiera agroindustriale legata alla canapa, con gravi ricadute su un comparto che, negli ultimi anni, ha dimostrato grande dinamismo, arrivando a impiegare oltre 10mila persone e a produrre oltre 500 milioni di fatturato annuo. A spiegarlo a Tag24 è Ivan Nardone, responsabile della canapicoltura della Cia, Confederazione italiana agricoltori:

«Dopo l’approvazione della legge 242/2016, in Italia è tornato l’interesse nei confronti della coltivazione della canapa, la cui produzione appartiene peraltro al patrimonio storico dell’agroindustria del Paese. Questa premessa è fondamentale per capire come, oggi, non si stia discutendo di una coltura aliena, ma al contrario di un qualcosa di estremamente radicato nelle nostre campagne.

Tra i fattori che rendono oggi estremamente dinamico questi settore vi è innanzitutto l'età media degli impiegati: se in Italia mediamente i titolari di aziende agricole hanno 64 anni, nel settore della canapa la maggior parte degli impiegati sono giovani. La versatilità della coltura e i moderati costi di avvio della produzione, infatti, hanno avvicinato all'attività agricola le nuove generazioni, infondendo fiducia all'intero settore.

La facilità di coltivazione e il moderato fabbisogno di acqua della pianta, poi, rendono la coltura interessante per diverse aree del Paese, come quelle interne, che oggi soffrono per il crescente spopolamento.

Infine vi è l'altissimo potenziale di mercato: un esempio fra tutti è quello delle farine prodotte dalla canapa, oggi utilizzate per i prodotti senza glutine, come è noto sempre più richiesti dai consumatori».

Cannabis light, come l'articolo 18 del Ddl Sicurezza impatterà su tutta la filiera

Ed è proprio questa grande versatilità produttiva della canapa a essere minacciata oggi dall’approvazione dell’articolo 18 del ddl Sicurezza.

Nonostante le intenzioni del Governo, intervenuto più volte per rassicurare sulla sola intenzione di colpire il mercato dei prodotti a "uso ricreativo" – in altre parole i prodotti CBD acquistabili nei cannabis shop - il divieto di produzione delle infiorescenze impatterà infatti inevitabilmente su tutta la filiera, come spiega il responsabile della Cia, Ivano Nardone:

«Spesso si parla del fiore della canapa solo in riferimento alle inflorescenze di cannabis light e ai prodotti acquistabili nei cannabis shop. Dai fiori, tuttavia, prende avvio la filiera agroindustriale più importante e interessante: pensi ad esempio agli estratti di CBD o agli integratori che, con le loro caratteristiche, rispondono alla richiesta delle persone che magari soffrono di ansia, stress e insonnia.

O ancora: pensiamo alla crescita del filone legato alla cosmetica, tanto che ormai prodotti a base di canapa – oli essenziali, saponi, shampoo e cosi via – si trovano sia nelle erboristerie che nei supermercati.

Tutti questi prodotti provengono dal fiore di canapa: metterlo al bando significa, pertanto, compromettere tutte le filiere esistenti. Con questo divieto, infatti, i produttori saranno costretti ad acquistare le materie prime all'estero, dato che comunque il decreto non impatta sulla possibilità di vendere e acquistare questi prodotti nel mercato italiano.

Infine, se parliamo di uso ricreativo, mi risulta questo sia già vietato nel nostro Paese, a meno di non essersi persi qualcosa».

Cannabis light, il Tar del Lazio sospende il decreto del ministero della Salute

Il nodo della questione, tuttavia, è forse proprio legato alla direzione assunta sul tema cannabis dall'esecutivo. Già alcuni mesi fa, infatti, un decreto del ministero della Salute aveva provveduto a inserire le composizioni orali contenenti cannabidiolo (Cbd),  sostanza chimica presente nella Cannabis sativa, nella tabella delle sostanze stupefacenti.

Il decreto, molto discusso, è stato sospeso ieri, a seguito del ricorso presentato dall’associazione Imprenditori canapa Italia (ICI), dal Tar del Lazio, con una sentenza che, auspica Nardone, dovrebbe spronare l'esecutivo a riaprire un tavolo di confronto sul tema:

«La sentenza del Tar del Lazio è importante innanzitutto perché il ricorso è partito grazie alle risorse e all'impegno dalle associazioni di agricoltori e produttori di canapa, senza costi a carico dei cittadini. In ogni caso, la sentenza di ieri ha riconosciuto come di fatto larga parte della giurisprudenza nazionale e internazionale non riconosca il CBD come sostanza stupefacente».

Per questo, a partire da questa prima vittoria, chiediamo al Governo e alle forze parlamentari di aprire a un approfondimento, mettendo al tavolo le associazioni di rappresentanza e il mondo della scienza e della ricerca, così da permettere a questa coltura, il cui potenziale di mercato è elevatissimo, di continuare a dare reddito agli agricoltori.

Il tavolo interministeriale costituito presso il ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare può essere il luogo giusto per riflettere su come valorizzare e non ostacolare questo prodotto. Questo dibattito, peraltro, non è legato il alcun modo al tema della legalizzazione o liberalizzazione. Quello di cui dobbiamo discutere, oggi, è di un prodotto che nessuno al mondo ha classificato come droga e che oggi rappresenta un’importantissima filiera agricola e agroindustriale».


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Federica Palladini
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