Le dimissioni presentate oggi, lunedì 16 settembre, dell'ex Commissario francese al Mercato interno Thierry Breton - condite con accuse e polemiche alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen - hanno acceso ulteriormente le tensioni intorno alle nomine dei nuovi commissari Ue.
Domani la Presidente von der Leyen dovrebbe – a meno di imprevisti – sciogliere le riserve e comunicare le sue decisioni in merito a commissari e 'deleghe'. In ballo anche il 'destino' del commissario italiano Raffaele Fitto in corsa anche per una vicepresidenza esecutiva.
Dobbiamo aspettarci ulteriori colpi di scena, dopo quello di questa mattina?
Tag24.it lo ha chiesto all'ex europarlamentare, Fabio Massimo Castaldo, dal 2017 al 2024 vicepresidente del Parlamento Europeo, prima con il Movimento 5 Stelle e successivamente con Azione.
D: Lei che conosce bene le dinamiche all'interno del Parlamento Europeo e della Commissione, cosa pensa di ciò che sta accadendo intorno alle nomine dei commissari? Come si può interpretare il caso Breton?
R: Non sono certo un mistero, nei corridoi delle istituzioni europee, le ripetute frizioni e divergenze di vedute tra Ursula Von Der Leyen e Thierry Breton, che non aveva esitato anche a rifilare stoccate alla Presidente in piena campagna elettorale per la riconferma al congresso del PPE. Così come non lo è l’ambizione francese di ottenere una Vicepresidenza esecutiva con le deleghe sul mercato interno, sull’autonomia strategica europea e sulle politiche industriali, con un occhio di riguardo allo spazio e alla difesa.
Colpisce certamente l’entità e la pubblicità di questo epilogo bellicoso. Séjourné (il nuovo commissario francese indicato dal Presidente francese per sostituire Breton, ndr) è senz’altro la scelta più naturale per Macron: da ex europarlamentare e capogruppo liberale è conosciuto, rispettato e apprezzato nell’emiciclo di Strasburgo, da ex ministro ha maturato anche esperienza esecutiva al vertice del Quai d’Orsay e, infine, da uomo di assoluta fiducia del Presidente, che attraversa un momento estremamente delicato, incarna in pieno le esigenze dell’Eliseo. In questo modo la Francia ottiene il portafoglio desiderato, e la Presidente Von Der Leyen un collegio di commissari più compatto e unito, senza pericolose fronde interne.
D: Domani la Presidente von der Leyen dovrebbe comunicare le sue scelte per la squadra di commissari? Pensa che ci saranno sorprese?
R: Penso che la sorpresa più clamorosa resti quella di oggi. Non mi aspetto grandi novità, se non qualche ulteriore passo per riequilibrare il gender balance, vero cruccio della Presidente. I grandi colpi di scena potrebbero accadere durante le audizioni parlamentari, i cosiddetti hearings dei commissari.
Il Parlamento rivendicherà energicamente il proprio ruolo, che si è rafforzato notevolmente negli ultimi mandati, e il modo migliore per farlo è proprio silurare qualche nome più controverso: con una geografia dei gruppi politici così frammentata, poi, sarà difficile, per i capigruppo, assicurare una rigida disciplina tra le proprie delegazioni e i propri europarlamentari. Probabilmente qualche testa cadrà, e ciò potrebbe offrire a Von Der Leyen l’occasione giusta per riequilibrare ulteriormente il divario di genere ancora sussistente.
D: Anche per il commissario italiano Raffaele Fitto è sorto un caso. E' reale il rischio che l'ostruzionismo di una parte della maggioranza che sostiene Ursula von der Leyen possa ostacolare il suo cammino per una commissione di peso e per una vicepresidenza esecutiva all'Italia?
R: Onestamente credo che, in questo caso, lo scontro politico sia più di forma che di sostanza. I socialisti e i liberali hanno bisogno di posizionarsi ufficialmente contro un inserimento più organico dei conservatori nell’equilibrio di potere delle istituzioni, nella nuova maggioranza Ursula. Di dimostrare all’opinione pubblica che le hanno provate tutte pur di evitare questo scenario. Potrebbe essere, da parte loro, anche una tattica negoziale per alzare il prezzo del proprio consenso. Chissà, per quanto riguarda Renew, magari proprio a vantaggio del neo-candidato commissario francese.
Ad ogni modo, ECR giocherà un ruolo più che rilevante nell’aula di Strasburgo, e la candidatura del Ministro Fitto è estremamente solida: l’ottima esperienza e reputazione che ha maturato negli anni trascorsi a Bruxelles da europarlamentare e co-presidente di ECR, le sue indubbie doti negoziali e il suo approccio pragmatico sono tutti fattori determinanti che giocano a suo favore. Sono convinto che otterrà delle deleghe centrali e rilevanti e che, alla fine, la spunterà anche per la Vicepresidenza esecutiva, superando lo scoglio delle audizioni agevolmente.
D:Lei appoggerebbe la nomina del ministro Fitto? Perché?
R: Presentare un profilo di spessore come il suo è una scelta oculata da parte dell’esecutivo. Le sue posizioni equilibrate e i suoi trascorsi nel PPE, dove il Ministro Tajani riveste da sempre un ruolo da protagonista ed esercita una notevole influenza, sono un importante valore aggiunto. Quindi decisamente sì, credo che appoggiarlo sia una scelta di interesse nazionale.
D: Lei adesso non fa più parte del MoVimento 5 stelle, dopo una lunga militanza è passato ad Azione. Da 'esterno' diciamo cosa pensa di ciò che sta accadendo?
R: Mi stupisco che ci si stupisca di questo epilogo che, per chi conosce bene i protagonisti, era già scritto. Mi aspetto un processo costituente puramente cosmetico, esclusivamente funzionale a giustificare un risultato già predeterminato: del resto, gli stessi Stati Generali iniziarono con grandi e nobili intenti per poi concludersi in farsa, con i risultati finali totalmente sconfessati dal nuovo Statuto calato dall’alto.
Conte ha una concezione assolutistica, verticistica e del tutto autoritaria del potere: non tollera alcuna forma di dialettica interna, ed esige il pieno controllo di ogni decisione e obbedienza cieca da quelli che considera i suoi sottoposti. Non credo, poi, che abbia mai perdonato Grillo per i giudizi caustici da lui espressi durante il loro scontro prima dell’adozione dell’attuale Statuto.
Conte lo aveva accusato di voler essere il padre-padrone del M5S… salvo poi, paradossalmente, assumere lui stesso tali vesti senza alcuna remora.
Grillo, dal canto suo, non accetta la propria crescente marginalità, e come demiurgo del Movimento preferirebbe probabilmente vedere la sua creatura distrutta, o per lo meno frantumata, piuttosto che asservita al potere di un soggetto esterno.
Sullo sfondo infuria poi la battaglia economica, quelle che Di Maio ha definito le 300.000 buone ragioni, e che senz’altro pesano e peseranno non poco sull’epilogo di questa faida.
D: La scissione è inevitabile?
R:Lo scenario più probabile è una scissione, con due soggetti pronti a scornarsi per rivendicare ognuno la legittimità della continuità pentastellata. La classica scissione dell’atomo in salsa pseudo-progressista. Di certo lo spettacolo è ben poco edificante: checché se ne voglia dire, si tratta di una mera lotta per i soldi e per le poltrone. Niente di più, niente di meno.
D: Da che parte starebbe se fosse ancora all'interno del Movimento 5 Stelle?
R: Sono uscito perché le posizioni di politica estera del M5S di oggi, l’ambigua vicinanza verso la Russia di Putin, la Cina di Xi Jinping e il Venezuela di Maduro sono totalmente inconciliabili con i miei valori, ancor di più alla luce del terribile contesto internazionale in cui viviamo. La criminale invasione russa dell’Ucraina ha tolto ogni dubbio residuo: solo chi non vuole vedere non vede. Se nel M5S di una volta si poteva legittimamente discutere ed esprimere sensibilità diverse, oggi chiunque non sia allineato con Conte viene del tutto emarginato, nel migliore dei casi. E parlo per esperienza. Sulla politica estera peraltro Conte e Grillo sono grossomodo allineati.
A tutto ciò si aggiunge la concezione e la gestione autoritaria contiana summenzionata, a tutti i livelli, a partire dalla mancanza di qualsiasi forma di democraticità nella selezione degli organi territoriali, ad esempio.
Non mi sembra però che Grillo si sia fatto portatore di istanze diverse in questo senso. Tutt’altro.
Questa lotta di potere non mi appartiene. E sono ben felice di esserne, e di rimanerne, pienamente fuori.