Sono trascorsi undici anni dalla sua scomparsa, ma Giulio Andreotti, il politico-simbolo della Prima Repubblica, oggi, 22 settembre 2024, si direbbe che è ripreso ancora per la sua proverbiale gobba: ieri, Rita Dalla Chiesa, la figlia del Generale dei Carabinieri Carlo Alberto che, dopo aver debellato il terrorismo di matrice politica, fu mandato a Palermo per sconfiggere, nelle vesti di Prefetto, Cosa Nostra, lo ha accusato, pur senza mai nominarlo, di aver voluto la morte del padre. Essa avvenne ad opera della mafia appena cinque mesi dopo il suo insediamento a Palermo, il 3 settembre 1982. Carlo Alberto Dalla Chiesa fu ammazzato a Palermo assieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all'agente di scorta Domenico Russo. Nel corso della trasmissione "Tango", la figlia Rita, oggi deputata di Forza Italia, intervistata da Luisella Costamagna, ha detto: "C'è un politico dietro l'agguato, lo uccisero per fargli un favore". E quando la giornalista le ha chiesto di fare esplicitamente nome e cognome, Dalla Chiesa ha risposto dicendo: "C'è una famiglia di quel politico, preferisco non farlo". Tuttavia, il riferimento ad Andreotti è stato chiarissimo anche per una citazione che poi ha fatto sempre nel corso della trasmissione attribuita al sette volte presidente del Consiglio: "Disse a mio padre che chi si metteva contro la sua corrente era un uomo morto". Possibile? Tag24.it lo ha chiesto al figlio di Giulio Andreotti, Stefano.
Stefano Andreotti è il secondo dei quattro figli del sette volte Presidente del Consiglio Giulio. Oggi ha 72 anni e si gode la pensione: "Ho lavorato tanto come avvocato alla Siemens".
D Ma oggi serve di nuovo che indossi la toga: deve difendere ancora una volta suo padre.
R "Ieri non ho visto la trasmissione in cui è stata ospite Rita Dalla Chiesa, non è il mio genere".
D Come ha saputo delle nuove accuse che ha rivolto a suo padre?
R "Qualcuno stamattina mi ha mandato gli articoli di giornali".
D Ancora Andreotti Belzebù.
R "Proprio per questo io e mia sorella Serena in particolare ci siamo posti l'obiettivo di dare un'immagine più precisa di mio padre".
D Citandolo: se fosse vissuto ai tempi delle guerre puniche, l'avrebbero accusato anche di quello.
R "Hanno assunto questo atteggiamento non solo contro di lui, ma contro un'intera classe politica".
D Venendo all'ultima accusa: c'entra con l'omicidio Dalla Chiesa?
R "Che dire? Non è la prima volta che viene accusato di questo".
D Le accuse sono sempre campate in aria?
R "Io posso capire il dolore umano di una figlia che ha perso il padre. Ma è dagli anni Ottanta che i Dalla Chiesa accusano papà".
D Rita, ieri, ha specificato di non volerne fare il nome "per rispetto della famiglia".
R "Beh, francamente mi sembra una presa in giro".
D Pensate di querelarla?
R "Mai. Mio padre non lo fece mai con nessuno e noi come lui. Ci teniamo solo a far emergere la verità grazie ai 3500 faldoni che donò all'archivio Sturzo".
D L'archivio più famoso e temuto della storia repubblicana: contiene vita, morte e miracoli di tutti, o quasi. E' vero?
R "Ma no, questa è un'altra leggenda. L'archivio lo stanno ancora catalogando, ma per metà è già consultabile liberamente. Non c'è alcun segreto".
D Nemmeno su Dalla Chiesa?
R "Su Dalla Chiesa sono spuntate due lettere che si scambiarono. La prima è di mio padre che ringrazia il Generale di essere rimasto a capo del Nucleo Antiterrorismo: nel 1979 lo raccomandò a Cossiga per quel ruolo quando lui, in un primo momento, voleva tornare con altri compiti nell'Arma. La seconda, molto affettuosa, di Dalla Chiesa a mio padre".
D Può dire che i due erano in buoni rapporti?
R "Assolutamente sì. Ci sono testimonianze secondo le quali intrattenevano rapporti di vera e propria amicizia. Una volta, Gigi Bisignani ha scritto anche che il Generale arrivò alle lacrime confidando a mio padre il rapporto difficile che aveva col figlio".
D Amici proprio.
R "Tra i due c'era un rapporto di reciproca stima. Papà conosceva anche la moglie del Generale, Emanuela Setti Carraro, fin dai suoi tempi nella Croce Rossa".
D In ogni caso, suo padre poi fu investito in pieno dai processi per mafia.
R "Al termine dei quali evidentemente qualcuno è rimasto male per le sentenze: tutte escludono un suo coinvolgimento nell'omicidio del Generale".
D Con quelle sentenze si è fatta giustizia?
R "Sì. Anche se papà si imbestialiva lo stesso ogni volta che tornavano a galla le accuse. In realtà, ha sempre supportato Dalla Chiesa e con lui ha avuto sempre un rapporto splendido".
D "Vedere tutto, sopportare molto, correggere una cosa alla volta": è vero che suo padre, in questi casi, citava San Bernardo?
R "E' una cosa da film. Di sicuro ci sono le lettere che ci ha lasciato per essere lette post-mortem: in una giura davanti a Dio di non essere responsabile nè dell'assassinio di Pecorelli, nè di quello di Dalla Chiesa".