Il Municipio delle Torri è sul piede di guerra. L'arrivo di 150 latinos, sgomberati dall'ex Hotel Cinecittà, ha trasformato in una polveriera il Municipio VI di Roma. Già tristemente noto per il profondo degrado e l'illegalità, che spadroneggia, adesso, la circoscrizione rischia di saltare in aria. Su una superficie di 113,88 km², infatti, si ritrovano a convivere da ieri, 25 settembre 2024, cittadini, extracomunitari, rom, clan mafiosi e sudamericani dediti alla malavita.
Inutile dire quanto una condizione del genere renda particolarmente instabile il fragile equilibrio del municipio. Netta la linea del fronte: da un lato la criminalità, dall'altro i cittadini e l'amministrazione comunale. A Tag24 parlare della situazione il consigliere comunale del VI Municipio Emanuele Licopodio.
Blitz della polizia di Stato e dei carabinieri lo scorso martedì, 24 settembre 2024, all'ex Hotel Cinecittà di via Eudo Giulioli nel Municipio VII. L'edificio sotto il controllo di oltre 165 latinos da più di 6 anni è - finalmente - libero. Peccato che, gli occupanti si siano semplicemente spostati in un altro hotel: l'ex Jonio di via Silicella 10, a Torre Maura, proprio nel Municipio VI.
Qui, sarebbero almeno 150 i sudamericani ad aver occupato le camere della struttura, gli stessi che sarebbero autori dei numerosi furti nelle metro di Roma, nonché gestori di piazze di spaccio e atti vandalici.
Un afflusso che, quindi, preoccupa la cittadinanza e la stessa amministrazione comunale, che subito si è attivata con il Prefetto. Racconta la questone e quali saranno le prossime evoluzioni a Tag24 il consigliere comunale del Municipio Vi, Emanuele Licopodio:
"Il presidente del Municipio VI, Nicola Franco, è da ieri in Prefettura e ha concordato alcuni punti. Quindi, ci siamo occupati subito di questa cosa, ma è tutto un divenire. Il Municipio ha chiesto immediatamente il controllo delle forze di polizia, la pattuglia in borghese fissa davanti per capire quello che succede. Poi, tutti i giorni bisogna scrivere al prefetto, al ministro, al questore, al comandante dei carabinieri, alla guardia di finanza.
Nel frattempo bisogna sollecitare il sindaco di Roma, che è responsabile dell'ordine pubblico e della sicurezza della città. Perciò va sollecitato affinché vengano trovate delle soluzioni alternative. Ma lo sgombero deve essere fatto, come gli abbiamo chiesto noi, puntuale, persona per persona, nucleo familiare per il nucleo familiare".
Certo, per capire la questione bisogna però fare alcuni passi indietro e intanto chiarire un elemento essenziale: chi sono gli occupanti? A spiegarlo il consigliere:
"Parliamo sia dei latinos che dei rom. E poi ci stanno i cittadini di tutta quella quella fascia del Nord Africa, soprattutto, marocchini. Per esempio, abbiamo problemi a Tor Bella Monaca con i marocchini che sono diventati manovalanza della criminalità organizzata vecchio stampo. I vecchi clan oggi fanno fare il lavoro sporco a questi cittadini nordafricani che sono marocchini, algerini e tutta quella fascia di territorio".
Bande vere e proprie, quindi, dedite a rapine, furti, spaccio di sostanze stupefacenti e aggressioni. Soggetti pericolosi che, da qualche tempo, occupano case o immobili publici e ex hotel, appunto. In questo marasma, tuttavia, compaiono altre figure sparute, come senzatetto, donne e bambini, familiari degli stessi malavitosi. Il territorio capitolino, però, ha alcune differenze:
"Nei quartieri della 'Roma Bene' a occupare sono, spesso, clochard, famiglie in difficoltà e magari qualche delinquente. Purtroppo, a Tor Bella Monaca queste organizzazioni fanno base, non solo per lo spaccio ma anche da deposito o rifugio".
Il problema, tuttavia, non è solo il complesso di attività illecite portate avanti dagli occupanti, ma risiede anche nel fatto che, sgomberandoli di volta in volta, questi si spostino per tutta la Capitale, portando degrando ovunque vadano. Come sottolinea Licopodio, infatti, al prossimo sgombero, queste persone potrebbero andare a Tor Tre Teste e poi ancora a Centocelle.
Un'atmosfera di costante ansia per i cittadini, che cercano di tutelarsi come possono o che scelgono di andaresene dal quartiere. Con un conseguente abbandono di appartamenti e edifici che diventano la casa di quanti vivono ai margini della società.
Come fa notare il Licopodio, dietro l'occupazione abusiva, spesso, si nascondono veri e propri racket. A complicare le cose anche il fatto che il Municipio VI sia tanto ricco di palazzi di enti pubblici ormai abbandonati e vuoti. Come spiega il consigliere:
"Qui si concentrano i palazzi dell'Enasarco, dell'Impdap, dell'Inps o sedi della Banca d'Italia. Perché in tutta la fascia della Tuscolana, negli anni '50, gli Enti compravano palazzi e poi li davano in affitto ai dipendenti. Tanti di questi hanno riscattato la casa, ma tanti altri sono morti oppure sono andati via o l'hanno venduta, lasciando interi stabili vuoti. Ovviamente, l'Ente non ha capitali per gestire mille o più appartamenti. Così succede quello che succede".
E di esempi simili nella sola Roma ce ne sono a bizzeffe. Basti pensare al Selam Palace, il palazzo alla Romanina, occupato per diverso tempo e poi sgomberato, dopo che il proprietario si è attivato con le forze dell'ordine. E chi non ha le forze economiche per farlo, preferisce lasciare abbandonato a se stesso l'immobile.
Dal boom economico - fa notare Licopodio - il fenomeno delle occupazioni abusive è aumentato in maniera esponenziale. Ma come si è arrivati alla situazione attuale? Come dice il congliere: "Perché non c'è nessuno che controlla", tant'è che, appunto, a essere maggiormente colpiti sono i palazzi di proprietà statale.
Ciò che serve sarebbe un controllo fisso, dunque, un presidio fisso. Il punto critico è che tale posto di guarda o pattugliamento risulterebbe impossibile, in quanto non è possibil presidiare ogni singolo stabile vuoto presente a Roma. Ma Licopodio aggiunge:
"Nel caso, poi, degli stabili pubblici si aggiunge anche il discorso amministrativo. Infatti, se la disponibilità concreta c'è, a bilancio come sono? Nel bilancio tali appartamenti vuoti sono altro che spese in perdita, anzi, spenderci soldi per rimetterli a nuovo dopo che vengono occupati, vuol dire andare ancora più in rosso. Così, è più facile ignorare la cosa finché non succede il caso eclatante e allora si riaccende la polemica".
Come fa osservare il consigliere:
"Per la parte pubblica la questione è questa, ma per la parte privata, però, i proprietari sono responsabili di quello che succede dentro lo stabile. È vero che lo Stato deve fare lo Stato e, quindi, deve garantire la sicurezza dei cittadini. Ma il proprietario, se qualcuno occupa lo stabile, lo deve mettere in sicurezza. Questo è per legge".
Il punto nodale secondo il consigliere del VI Municipio è che gli sgomberi effettuati sino ad ora non sono stati fatti con i criteri più corretti, ma sono stati solo "presi e spostati" tutti gli occupanti con le loro famiglie.
Tentativi di "arginare" la questione si sono fatti di mandato e mandato, da ultima la direttiva Gualtieri, con la quale è posibile dare le residenze agli occupanti abusivi. Su questo, però, Licopodio scuote la testa:
"Questa direttiva non è stata fatta per la famiglia che occupa la casa a Primavalle o a Tor Bella Monaca o a Ostia. Non è stato pensato per quelle persone lì, ma è stato pensato per quelli che occupano posti come questi e poi diventano centri sociali, è inutile che ci giriamo attorno. Come quelli che stanno a Forte Prenestino.
O anche Casa Carlotta. Ce ne stanno tanti di centri sociali occupati e quelli che stanno dentro possono prendere residenza abusiva, quindi, è una chiara scelta politica. Il che ci sta perché l'attuale amministrazione è di centro-sinistra. Nel senso che se prendi i voti da quella parte politica è a quella parte politica che devi dare delle risposte".
Quindi, gli sgomberi in che misura funzionano? Secondo il consigliere municipale:
"Non si può fare niente nella misura in cui ci sono le Istituzioni, quindi quelle superiori, che si devono attivare per questo problema qua. Perché il problema va avanti da circa da metà anni '90. Da quando gli albanesi sbarcavano con le con le navi in Italia. Se c'hai un'immigrazione clandestina incontrollata da tutte le parti del mondo... Perché non ci focalizziamo? Ma altri sono italiani di seconda generazione, perché certi sono nati in Italia. È il sistema che è sbagliato, ovviamente sono sempre scelte politiche, tutto è scelta politica, eh".
Criterio, dunque, è la parola-chiave del discorso "sgombero". Virtuoso in questo senso è Ferrara, in cui il sindaco è riuscito a far smantellare uno dei più grandi campi rom d'Italia. Come? A riassumere il modello è il consigliere del VI Municipio, che a Tag24 commenta:
"A Ferrara, il sindaco ha fatto sgomberare il campo rom, che era gigante e nessuno gli ha detto niente. Lui ha spostato gli occupanti con alcuni criteri. Cominciando dalle risposte ad alcune domande. Da quanto tempo stai in Italia? Ti sei integrato? Come vivi? Così, basta sgomberare a piccoli gruppi. Metti 5 da una parte, 8 da un'altra, 9 dall'altra".
A Tor Bella Monaca, ad esempio, la situazione è un po' più complessa. Come conferma Licopodio: "Sono 13 i clan mafiosi certificati dalla DIA sul territorio; c'è il campo rom più grosso d'Europa - il campo di Salone - e c'è la concentrazione del patrimonio immobiliare del Comune di Roma: il 50% delle case popolari del Comune di Roma stanno qua. La prima botta che succede qualcosa è una strage".