Reazioni scomposte e ben poco 'aplomb' istituzionale. La Lega non sta prendendo affatto bene l'ottimo risultato della raccolta firme per il referendum sulla cittadinanza e, dopo Andrea Crippa, anche Claudio Borghi passa all'attacco.
Il senatore leghista se la prende, in particolare, con lo strumento della firma digitale che renderebbe troppo facile il raggiungimento del quorum di 500mila sottoscrizioni, lasciando addirittura margini molto ampi per eventuali brogli...
Per tutti questi motivi, il senatore leghista ha annunciato sui social la sua intenzione di presentare una proposta di legge per abolire la raccolta firma online.
Una decisione provocata dal risultato indubbiamente fuori dall'ordinario raggiunto dal referendum sulla cittadinanza, in grado di raggiungere il quorum delle 500mila firme in tempi da record grazie proprio allo strumento digitale.
Borghi non lo ammette, ma è evidente che la proposta dà fastidio dalle parti del suo partito come, del resto, hanno fatto capire i toni decisamente duri con cui è stata bocciata nella giornata di ieri, 26 settembre 2024, dal suo collega di partito, nonché vicesegretario, Andrea Crippa.
Il senatore del Carroccio decide, allora, di 'prenderla larga' (come si dice a Roma), attaccando la raccolta firme online in quanto, secondo lui, la soglia di 500mila firme era stata pensata in Costituzione perché sufficientemente alta da "evitare consultazioni inutili". Un rischio che, però, la facilità e rapidità della sottoscrizione online renderebbero nuovamente attuale in quanto, spiega con una provocazione il leghista, "uno che vuol abolire il cappuccino se ha abbastanza followers si può svegliare e con quattro click ci arriva".
Non ci vuole un genio per capire che se la Costituzione prevedeva 500mila firme per i referendum è perché pensava ad una soglia alta per evitare consultazioni inutili. Solo questioni potenzialmente maggioritarie dovevano meritare un referendum nazionale. Se si mette la firma…
— Claudio Borghi A. (@borghi_claudio) September 26, 2024
Non solo. Rispondendo ai vari commenti al suo post, Borghi sottolinea anche i costi dei referendum, che diventerebbero proibitivi per lo Stato se venissero svolte troppe consultazioni, convocate grazie a un sistema a suo dire 'facilitato' di raccolta delle firme.
Ma l'accusa più pesante arriva quando l'utente di X (ex Twitter) gli chiede se la firma online "si presti a brogli". La risposta di Borghi è netta:
Sì perchè? non si può? Quanti sono per esempio i nipoti che fanno cose per conto della nonna con il suo spid?
— Claudio Borghi A. (@borghi_claudio) September 26, 2024
Per tutti questi motivi, il senatore del Carroccio si augura che la maggioranza presti ascolto e dia seguito alla sua proposta di abolizione.
Reazioni sono arrivate, intanto, dagli avversari politici di Borghi. In primis proprio Riccardo Magi di +Europa, tra i più accaniti sostenitori del referendum sulla cittadinanza e della raccolta firme online.
Sempre attraverso i suoi canali social, Magi critica il senatore e la Lega dicendo che "hanno paura della democrazia, hanno paura del voto popolare, hanno paura di chi chiede più diritti". Spiega, poi, che il quorum di 500mila firme non venne introdotto "per evitare consultazioni inutili" ma per garantire la "serietà" della consultazione referendaria, per chiudere, infine, con una battuta:
La Lega annuncia che presenterà una proposta di legge per abolire le firme on line: hanno paura della democrazia, hanno paura del voto popolare, hanno paura di chi chiede più diritti.
— Riccardo Magi (@riccardomagi) September 26, 2024
Ma capisco la frustrazione del povero Claudio Borghi: da paladino no euro, ora vede Draghi… pic.twitter.com/rZ5no8T9wh