Si avvicina la data delle elezioni negli Stati Uniti e gli americani si preparano a votare per eleggere il 47esimo presidente. La competizione è intensa tra l'ex presidente repubblicano Donald Trump, che cerca un secondo mandato, e la vicepresidente democratica Kamala Harris. Il giorno delle elezioni, non si voterà solo per le cariche di presidente e vicepresidente, ma sarà anche un momento cruciale per una delle democrazie più antiche del mondo.
Si avvia la chiusura delle campagne elettorali dei candidati che si contendono gli ultimi voti decisivi negli Usa. Tutti gli stati, tranne il Dakota del Nord, richiedono la registrazione per accedere al voto. Possono votare tutti i cittadini dai 18 anni, quindi sono circa 244 milioni gli elettori americani che si preparano, martedì 5 novembre, a eleggere il nuovo presidente degli Stati Uniti.
In 47 stati, nel Distretto di Columbia, Guam, Porto Rico e nelle Isole Vergini è consentito il voto anticipato. Gli americani hanno iniziato a votare già dal 19 settembre con date di avvio diverse in ogni stato. In 36 stati, è possibile votare anche per posta e solo 8 richiedono un motivo valido per farlo.
Oltre alle presidenziali, si voterà per tutti i 435 seggi della Camera dei Rappresentanti e per un terzo di seggi, ovvero 34 senatori, del Senato, le cui elezioni avvengono ogni due anni. Attualmente il Senato è a maggioranza repubblicana e se dovesse essere eletta Kamala Harris, potrebbe ostacolare l'attuazione della sua agenda. La Camera Alta non solo vota le leggi ma ha l'ultima parola sulle nomine presidenziali, inclusi membri del gabinetto e giudici della Corte Suprema e federali. Infine, 11 stati e due territori, Samoa Americane e Porto Rico, eleggeranno i governatori, 10 stati voteranno per procuratori generali, alcuni invece eleggeranno i sindaci o terranno diversi referendum locali. Per esempio, 8 stati, tra cui Colorado, Florida, Nevada e New York, terranno un referendum sull'aborto.
Spesso le elezioni si tengono di domenica. Anche se alcuni paesi come l'India opta per la votazione che dura per settimane o l'Iran per esempio vota di venerdì. Negli Stati Uniti, le presidenziali si svolgono ogni quattro anni il primo martedì dopo il primo lunedì di novembre.
Questo "martedì speciale" ha origine da un atto del Congresso approvato nel 1845. Tale legge ha uniformato la data delle elezioni in tutti gli stati, che in precedenza potevano svolgersi in qualsiasi giorno entro 34 giorni prima del primo mercoledì di dicembre. In questo modo, si è evitato il rischio di spostare i voti a favore di un candidato specifico negli stati che votano più tardi.
Il martedì è stato scelto tenendo conto del calendario agricolo poiché la maggior parte degli americani era costituita da agricoltori. Le elezioni in primavera e all'inizio dell'estate avrebbero interferito con la stagione della semina, mentre quelle a fine estate e inizio autunno si sovrapponevano al periodo del raccolto. Pertanto, si è optato per novembre. Inoltre, il martedì era considerato il giorno più adatto: la domenica era dedicata alla chiesa, il mercoledì era riservato ai mercati degli agricoltori, e serviva un giorno di viaggio per raggiungere i centri dalle zone rurali.
I seggi aprono solitamente tra le 5 e le 7 del mattino ora locale coprendo tre fusi orari. La chiusura avviene tra le 18 e le 20. Lo spoglio delle schede inizia subito dopo la chiusura.
Il vincitore delle elezioni spesso viene dichiarato il giorno del voto. In alcuni casi, come è avvenuto nel 2020, potrebbe essere necessario attendere per diversi giorni per i risultati ufficiali. Quattro anni fa, il ritardo dei risultati negli stati in bilico e il maggior numero di voti per posta hanno avuto un effetto sulle tempistiche dell'annuncio del vincitore. In diversi stati indecisi, invece, i candidati hanno vinto con poco distacco uno dall'altro.
Il nuovo presidente degli Stati Uniti presta ufficialmente giuramento nel mese di gennaio. Secondo la legge elettorale americana, il presidente non viene eletto tramite voto diretto. Il sistema prevede infatti che i singoli voti contribuiscano al conteggio dei grandi elettori in ciascuno dei 50 stati e nel Distretto di Columbia. Saranno proprio i grandi elettori ad avere l'ultima parola nella scelta del presidente, anche se si tratta piuttosto di una formalità. Si riuniranno quindi il 17 dicembre per votare formalmente il nuovo inquilino della Casa Bianca. Il loro voto sarà certificato il 6 gennaio in una sessione congiunta del Congresso e il presidente del Senato annuncerà i risultati. Il nuovo presidente entrerà in carica il 20 gennaio 2025.