Sono ore di incertezza e di preoccupazione per i cittadini italiani residenti a Damasco. La caduta del regime di Bashar Al Assad e la conquista del potere dei ribelli islamisti di Al Jolani aprono una fase di profonda instabilità per il paese al centro della polveriera Mediorientale.
Questa mattina nel mirino dei ribelli è finita anche l'ambasciata italiana in Siria, dove per fortuna non si sono registrate violenze e nessuno è rimasto ferito. Il blitz pur non avendo causato vittime ha suscitato preoccupazione e riacceso le polemiche politiche, sollevando dubbi sulla decisione del governo italiano di riaprire la propria sede diplomatica nella capitale siriana, a distanza di oltre 13 anni dall'inizio della guerra civile.
Nel frattempo continua preoccupare la situazione dei nostri connazionali. Al momento dello scoppio della ribellione gli italiani in Siria erano trecento, ma nelle ultime ore alcuni hanno deciso di lasciare il paese. Il ministro Tajani ha sottolineato che chi ha deciso di restare non corre alcun pericolo, ma che la situazione continua a essere attentamente monitorata.
La notizia è arrivata nella tarda mattinata italiana. Un gruppo di ribelli armati ha fatto irruzione nella residenza dell'ambasciatore italiano a Damasco, probabilmente a caccia di documenti o di militari di Assad.
Secondo quanto riferito dal vicepremier Tajani, sarebbero stati esplosi alcuni proiettili contro un muro esterno dell'ambasciata senza che nessuno rimanesse ferito. Non ci sarebbero state altre violenze e l'irruzione si sarebbe conclusa con il sequestro da parte dei ribelli di tre automobili.
Non ci sono state violenze ne' nei confronti dell'ambasciatore ne' verso i Carabinieri, rassicura il ministro degli Esteri spiegando che uomini armati hanno portato via tre automobili. Evidentemente volevano verificare se c’erano militari di Assad o particolari documenti.
Qualche sparo contro un muro ma nessuna aggressione tanto che l’ambasciatore continua a lavorare fuori sede per tutelare i nostri connazionali.
Ha spiegato il ministro degli Esteri Tajani che ha ribadito che nonostante l'incertezza della situazione, al momento non ci sarebbero rischi imminenti per la sicurezza del corpo diplomatico e dei cittadini italiani.
Dell'accaduto sono stati informati la premier Giorgia Meloni e il ministro della difesa Guido Crosetto in costante contatto con il capo della Farnesina sull’evolversi della crisi e sulla situazione degli italiani.
Punto stampa sulla situazione in Siria. pic.twitter.com/RFNj9Dqw6N
— Antonio Tajani (@Antonio_Tajani) December 8, 2024
Parole, quelle del Ministro degli Esteri italiano, che hanno riacceso le polemiche sulla decisione del governo di riaprire l'ambasciata di Damasco e riprendere la missione diplomatica in Siria, interrotta con lo scoppio della guerra civile nel 2011.
Una decisione quantomeno intempestiva dal momento che l'ambasciata è stata riattivata solo poche settimane fa in seguito all'annuncio, lo scorso luglio, da parte del Governo. All'epoca la notizia passò quasi in sordina, ma alla luce dei recenti sviluppi e del precipitare del paese nel caos, rischia di trasformarsi in un caso.
Il ministro Tajani rassicura tutti: i jihadisti armati sono entrati nell'ambasciata italiana a Damasco per rubare "solo" tre automobili. Ora siamo tutti più sereni: i jihadisti, pur potendo depredare l'ambasciata italiana a piacimento, hanno preso "solo" le automobili. E io che…
— Alessandro Orsini (@orsiniufficiale) December 8, 2024
L'Italia è attualmente l'unica potenza del gruppo del G7 ad aver deciso di riprendere la missione diplomatica nel paese considerato uno snodo fondamentale per la stabilità in Medioriente.
La decisione, annunciata a luglio 2024, è stata giustificata dal governo come un modo per rafforzare la stabilità regionale e per avere un canale diretto di comunicazione con la Siria in un periodo di incertezze geopolitiche.
Decisione che il Ministro Tajani difende sottolineando come oggi sia fondamentale e come la presenza diplomatica italiana a Damasco e come tale presenza sia stata apprezzata dalla Turchia, paese che in questo momento ha un ruolo di primo piano nella gestione della crisi.
Ha dichiarato Tajani a conclusione del colloquio con il suo omologo turco Hakan Fidan.
Sono ore di ansia per i nostri connazionali residenti in Siria. L'incidente all'ambasciata italiana ha contribuito ad amplificare i timori relativi alla sicurezza nel paese adesso in mano ai ribelli. Tajani ha ribadito che al momento la priorità del Governo italiano è quella di garantire la sicurezza degli italiani che non hanno ancora lasciato il paese.
Ha dichiarato Tajani che ha anche precisato che al momento non ci sono altri italiani che hanno chiesto di lasciare la Siria. La notte scorsa in quindici hanno varcato il confine con il Libano e adesso sono al riparo in alcuni conventi a Beirut. Altri nostri connazionali, si sarebbero rifugiati in Giordania.
Ha preoccupare è anche il destino delle minoranze cristiane nel paese.
Il precipitare degli eventi Siria e la conquista di Damasco da parte dei ribelli e la caduta del regime di Assad ha avuto naturalmente ripercussioni anche sul piano politico. L'opposizione di centrosinistra ha già chiesto al Ministro degli Esteri di andare in Parlamento a riferire sulle condizioni degli italiani presenti in Siria, sui contatti avuti con gli alleati e sulla posizione comune da assumere in sede europea.
Il blitz all'ambasciata italiana in Siria e le polemiche in tre punti: