È una figura essenziale su un set cinematografico, eppure in pochi sanno effettivamente cosa faccia e quali siano i suoi compiti. Quanto sia importante l'intimacy coordinator (tradotto letteralmente: "coordinatore di intimità") nel cinema del 21° secolo si capisce ascoltando le parole della regista di "Babygirl", pellicola dall'alto tasso di erotismo con protagonista Nicole Kidman.
Halina Reijn spiega come la presenza rassicurante di una simile figura consenta di liberare la creatività degli autori e degli attori sul set, permettendo, quando la storia lo richieda, di osare di più nella realizzazione delle scene di sesso.
Una vera e propria liberazione che è stata accolta con favore anche dalla stessa Kidman, la quale sottolinea quanto si sia sentita protetta anche di fronte a sequenze per lei umanamente molto difficili da interpretare.
"Babygirl" si presenta come un film che pretende molto dai suoi attori in termini di fiducia. Nicole Kidman interpreta una donna che ha tutto dalla vita e che rischia di perdere tutto, la carriera e la sua famiglia, a causa di una torbida relazione con un suo sottoposto più giovane di lei.
Un abbandono a desideri inconfessati che, per essere efficace, non poteva essere lasciato fuori campo, ma doveva essere inevitabilmente mostrato.
Per la regista della pellicola, Halina Reijn, l'intimacy coordinator non solo ha permesso di affrontare questa sfida ma le ha anche offerto la possibilità di rischiare di più nella messa in scena della passione tra i personaggi della Kidman e di Harris Dickinson, giovando alla profondità della storia.
Il commento rilasciato a Indiewire spazza via una serie di luoghi comuni sul ruolo di questa figura nel cinema contemporaneo.
È singolare, ad esempio, che un simile punto di vista venga espresso da una regista dal momento che, per alcuni detrattori, l'intimacy coordinator andrebbe a minare parte della sua leadership sul set e ne limiterebbe la libertà creativa. Un'accusa che Reijn rifiuta categoricamente, ritenendola figlia di una mentalità retrograda sul concetto di sessualità e su quale sia il modo migliore per mostrarla sullo schermo.
Le parole della regista squarciano il velo di ipocrisia intorno a pareri e opinioni molto superficiali espresse intorno a questa figura professionale. Opinioni che derivano spesso da chi vede il proprio ruolo di potere messo in crisi dagli intimacy coordinator e replica gettando discredito su di loro, in un periodo storico in cui sono sottoposti a un giudizio molto meticoloso da parte dell'industria cinematografica.
Il peso delle affermazioni della Reijn e, soprattutto, la loro validità vengono confermate se si mettono a confronto con le dichiarazioni di Nicole Kidman in un'intervista recente con People.
Nicole Kidman Says Exploring Kink in S&M Thriller 'Babygirl' Required 'An Enormous Amount of Trust' https://t.co/CpC8NFgXUc
— People (@people) October 19, 2024
L'attrice paragona il film a un "salto dalla scogliera": pericoloso ma, una volta compiuto, estremamente liberatorio. Un ruolo che l'attrice ha voluto fortemente anche per mandare il suo personale messaggio "politico" a Hollywood, che trascura l'aspetto sensuale e sessuale delle attrici, una volta che queste hanno raggiunto una certa età.
Tuttavia, non sarebbe stato possibile raggiungere tale obiettivo senza la necessaria fiducia nel progetto e nelle persone chiamate a realizzarlo, che la Kidman ha trovato proprio in Halina Reijn.
L'attrice aveva spiegato quanto sia stato importante per lei il clima di sicurezza e conforto creato dalla regista durante un incontro con la stampa alla Mostra del Cinema di Venezia, dove il film è stato presentato in anteprima.
Fiducia, protezione, controllo. Le parole della regista e della protagonista di "Babygirl" ruotano tutte intorno a questi concetti che, prima dell'introduzione dell'intimacy coordinator, non sempre (anzi, quasi mai...) erano centrali durante la produzione di un film.
Non è un caso, infatti, che tale professione nasca sulla scia del vaso di Pandora scoperchiato dal caso di Harvey Weinstein, grande produttore di Hollywood riconosciuto colpevole di molestie e vere e proprie violenze sessuali ai danni di attrici e collaboratrici.
Un comportamento che era solo la punta di un iceberg fatto di maschilismo e diritti delle donne negati che ora, lentamente, Hollywood sta provando a eliminare grazie alla spinta di movimenti come il Me Too. L'intimacy coordinator fa parte di questa battaglia e si è affermato in Italia grazie all'associazione
Intimitalia - Unione Intimacy Coordinators Italia. Il suo ruolo è quello di creare un ambiente sicuro e protetto per le scene intime, che si tratti di scene d'amore o di violenza carnale o molestie.
Proprio come un coordinatore degli stuntman, questa figura professionale ha nell'ascolto la sua dote principale, nel suo interfacciarsi con il regista e gli attori. Una volta che il primo ha chiarito come intende girare la scena (la posizione e il movimento delle macchine da presa, i tempi e la durata), il coordinatore di intimità lavora con lui e con gli interpreti sui movimenti che andranno a creare la coreografia della scena.
Seguono le prove che, proprio come un balletto, servono ad accrescere il controllo degli attori su quanto stanno facendo, anche permettendogli di rifiutare situazioni che li mettano a disagio, in un clima sempre caratterizzato da un dialogo costruttivo tra tutte le parti coinvolte.
Per la legittimazione di questa professione e per il ruolo cruciale riconosciuto al punto di vista femminile, "Babygirl" sembra configurarsi come un film manifesto per un nuovo modo di intendere il cinema nel 21° secolo.
Il film è arrivato nelle sale cinematografiche statunitensi il giorno di Natale, suscitando dibattiti e dividendo critica e pubblico mentre in Italia uscirà il 30 gennaio 2025. Tuttavia, a prescindere dall'accoglienza che gli sarà riservata dagli spettatori, la pellicola di Halina Reijn si è già guadagnata un posto fondamentale nel panorama contemporaneo della cultura pop.
Un thriller erotico completamente al femminile è una novità quasi assoluta a Hollywood. Che sia proprio un film di questo genere, guidato da una donna e con una delle dive più in vista della Mecca del Cinema come protagonista, a portare avanti processi di cambiamento tanto cruciali, è una scossa di cui l'industria dell'intrattenimento aveva bisogno da tempo.