Il cessate il fuoco a Gaza sembra sempre più vicino. Secondo Eyal Mizrahi, ex ufficiale delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) intervenuto su Radio Cusano Campus a Greenwich, i negoziati in corso a Doha si trovano ormai nelle fasi conclusive, nonostante le ultime schermaglie tra le parti. "Israele sta cercando di limitare il numero di detenuti palestinesi da liberare, in particolare gli assassini e i pluriergastolani, ma i segnali sono positivi. Un accordo potrebbe arrivare già nelle prossime ore", spiega Mizrahi.
Un fattore cruciale è rappresentato dall’imminente insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca: "C’è una volontà diffusa di raggiungere una tregua prima dell’arrivo del nuovo presidente, che potrebbe cambiare le dinamiche in Medio Oriente."
Mizrahi non risparmia critiche alle istituzioni internazionali, definendo "impotente" l’operato dell’ONU a Gaza e in Libano. "L’intervento dell’UNRWA il 7 ottobre è stato un punto di minimo storico. Serve un nuovo approccio: una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti e sostenuta da Arabia Saudita, Emirati Arabi e Autorità Nazionale Palestinese potrebbe rappresentare una svolta. Trump spaventa molti, ma questa potrebbe essere l’unica soluzione innovativa per il conflitto arabo-israeliano."
Secondo l’ex militare, è necessario anche ricostruire il rapporto di fiducia tra israeliani e palestinesi, oggi ridotto ai minimi termini: "Non possiamo immaginare uno scenario peggiore di quello attuale. È il momento di ripartire da zero."
Infine, Mizrahi analizza le prospettive interne israeliane, soffermandosi sul premier Benjamin Netanyahu: "È una volpe della politica, ha già pianificato il suo 'dopo guerra'. Non credo che il governo cadrà. Anche le forze estremiste, che teoricamente vorrebbero sfiduciarlo, sanno di non avere lo stesso peso politico con altri governi."
Secondo Mizrahi, l’estremismo ha indebolito Israele: "Questi gruppi stanno portando il Paese al limite, mettendo a rischio il fragile equilibrio su cui si basa la società israeliana, costruita su multiculturalità e multirazzialità. Tuttavia, molti elettori stanno tornando al centro, riducendo ulteriormente il margine di manovra degli estremisti, che restano legati a Netanyahu perché consapevoli di non avere i numeri per agire da soli."
Con l’orizzonte di un possibile cessate il fuoco e le complesse dinamiche politiche interne, Israele si prepara a una fase cruciale per il proprio futuro.