16 Jan, 2025 - 00:54

"Here": il regista Robert Zemeckis torna al cinema con Tom Hanks

"Here": il regista Robert Zemeckis torna al cinema con Tom Hanks

Lo scorso 9 gennaio è uscito nelle sale italiane "Here", il nuovo film del regista statunitense Robert Zemeckis che torna a collaborare con l'attore Tom Hanks. La sceneggiatura, scritta a quattro mani dallo stesso Zemeckis insieme a Eric Roth, si ispira al fumetto del 1989 dell'artista Richard McGuire.


"Here", critica


Che storia può mai raccontare un semplice pezzo di terra? È quel che cerca di spiegarci il noto regista americano Robert Zemeckis nella sua ultima pellicola “Here”, uscita nelle sale italiane lo scorso 9 gennaio. Questo lungometraggio prende ispirazione dall’omonimo fumetto, di appena sei pagine, in bianco e nero, dell’artista Richard McGuire, pubblicato nel 1989 e reso successivamente una graphic novel a colori, di 304 pagine, nel 2014.

La sceneggiatura è stata scritta dal regista stesso insieme a Eric Roth, già noto per aver scritto le sceneggiature di “Forrest Gump”, “L'Uomo che Sussurrava ai Cavalli”, “Il Curioso Caso di Benjamin Button” (tratto dal racconto breve di Fitzgerald del 1922), “A Star is Born”, e il grandioso “Killers of The Flower Moon”, capolavoro del 2023 diretto da Scorsese. Negli anni abbiamo imparato a conoscere Zemeckis come uno sceneggiatore e regista poliedrico che non si è mai incatenato a un genere preciso, passando dalla commedia al thriller, dal dramma alla fantascienza. Sicuramente nota a tutti è la sua visionaria trilogia di “Ritorno al Futuro”, partita col primo capitolo del 1985 e terminata nel 1990, ma della sua filmografia molti altri titoli sono divenuti indimenticabili, come ad esempio: “La Morte ti fa Bella” (1992), “Forrest Gump” (1994), “Le Verità Nascoste” (2000) e “Cast Away” (2000).

Un altro aspetto evidente di questo regista ormai settantaduenne è l’indubbio amore artistico per l’attore Tom Hanks col quale ha già girato la bellezza di cinque pellicole, assegnandogli sempre dei ruoli principali. Anche qui, infatti, troviamo Hanks coprotagonista della storia centrale del film, che si sviluppa lungo una narrazione non lineare, intervallandosi con altre storie ambientate nel medesimo posto.

“Here” è un lungometraggio quasi interamente a inquadratura fissa, fatta eccezione per le scene finali, che riprende una manciata di metri quadri di un salotto con la sua grande finestra che affaccia su un vialetto residenziale, lungo lo scorrere di duecento anni. Tutto però parte dalla porzione di terra sulla quale successivamente è sorta la villetta del salotto in questione, dove due nativi americani si sono amati e uniti, dando vita a una bimba.

Ed è qui che torniamo alla domanda iniziale: che memoria può mai custodire un piccolo territorio? Il regista lascia che a raccontarcelo siano i protagonisti con le loro vicende quotidiane, senza distrarci con grandi effetti ottici o riprese spettacolari, come in uno spettacolo teatrale. Quel terreno, e subito a seguire quel salotto, rappresentano il palcoscenico dove un gruppo di persone ci raccontano quel che comporta la vita umana: dalla gioia della nascita all’orrore della morte improvvisa. Ma anche il desiderio carnale, o il germogliare di un amore e la sua inevitabile fine. Ci mostra la maternità e la paternità a porte chiuse, nella riservatezza delle proprie mura domestiche, le frustrazioni personali all’interno di un matrimonio esausto, il cambiare dei tempi attraverso il mutamento dei ruoli di uomo e donna, l’emancipazione femminile rispetto all’oppressione vissuta fino a oltre la metà del ‘900. Ci fa vedere, inoltre, il cambiamento nell’arco dei decenni delle mode in fatto di arredamento, vestiario, acconciature. 

In “Here” un semplice luogo come tanti altri diventa non soltanto una casa nella quale crescere e vivere in intimità, ma anche una sala parto improvvisata, un letto di morte, o uno spazio dove celebrare una cerimonia nuziale. Perché sì, ognuno di noi lascia una traccia indelebile in questo mondo, che aleggia nell’aria dei posti nei quali abbiamo vissuto. La nostra essenza rimane saldamente attaccata alle mura che ci sono appartenute in qualche modo, anche dopo la nostra morte. È una cosa della quale sono sempre stata convinta, percependo intorno a me il peso dei ricordi degli altri. E a quanto pare ne sono convinti anche Richard McGuire, Robert Zemeckis ed Eric Roth.

Per quanto non annoveri “Here” tra le migliori opere di questo regista e non lo reputi un capolavoro, nonostante gli evidenti limiti nella mancata linearità della narrazione, o dei ripetuti punti morti, senza dubbio sacrificabili, mi ha comunque scaldato il cuore. Il primo tempo, fino a un certo punto, risulta quasi superfluo: ti ritrovi lì a pensare alla reale utilità di un film del genere. Ma è nel secondo tempo che capisci che quelle scene iniziali non erano altro che la rappresentazione della reale quotidianità di tutti noi, spesso banale, troppo semplice, noiosa fino a risultare soffocante che però conduce ai momenti più emozionanti e intensi della vita.

L’intero cast, nel primo atto, ci prende metaforicamente per mano e ci porta lungo le loro storie per farci arrivare a un finale commovente. Non sarà sicuramente il miglior film mai visto, ma è stata una coccola dolcissima che mi ha accolto e abbracciato per darmi il benvenuto in questo nuovo anno. Sarà stucchevole, però mi ha anche fatto riflettere su alcuni temi che sembrano scontati e che proprio per questo spesso ignoriamo, lasciando che il tempo scorra via, facendo sfumare milioni di occasioni, come se fossimo eterni. Ottimo per una fredda domenica pomeriggio invernale, o per quando si ha bisogno di un po’ di affetto. Tre stelle su cinque.

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Marta Micales
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