Ergastolo. Questa la condanna stabilita dalla Corte d'Assise di Napoli per Francesco Pio Valda, il 21enne accusato dell'omicidio di un 18enne con cui condivideva, oltre alla giovanissima età, anche il nome di battesimo: Francesco Pio Maimone. Ucciso nel 2023, da innocente, per un paio di scarpe macchiate di birra.
Definito "baby boss", Valda è solo l'ultimo esponente di una "dinastia criminale": il padre Ciro è stato ucciso nel 2013; il fratello Luigi è stato arrestato per tentato omicidio di una minorenne; la nonna Giuseppina Niglio condannata per traffico di droga. Lui, a 18 anni, aveva già il suo clan.
Ciro Valda, soprannominato "Macchiulella", era affiliato al clan Cuccaro e gestiva il traffico di stupefacenti. Aveva dei precedenti anche per ricettazione. Arrestato nel 2011 proprio per reati legati alla droga, era stato in seguito scarcerato.
L'uomo è morto nel 2013, a 34 anni, per un regolamento di conti all'interno della cosca. Stando a quanto emerso, Ciro Valda aveva accoltellato la moglie quando era incinta di Francesco Pio, nel 2003: un aneddoto che il 21enne stesso ha raccontato ai giudici durante il processo.
In seguito a questo tentato omicidio, l'uomo aveva trascorso diverso tempo in carcere.
Ciro Valda è stato freddato il 23 gennaio 2013, dodici anni fa, da Angelo Cuccaro. È stato raggiunto da una raffica di colpi di pistola, uno dei quali alla testa, che non gli ha lasciato scampo.
Il 34enne si trovava sotto la sua abitazione di via Mastellone, nel quartiere Barra di Napoli. Alla base dell'omicidio alcuni dissidi interni al clan.
Aveva appena 18 anni, viveva nel quartiere Pianura e sognava di diventare pizzaiolo: Francesco Pio Maimone è stato ucciso nella notte tra il 19 e il 20 marzo del 2023. Quella sera era uscito con alcuni amici per un drink sul lungomare di Napoli.
In un altro gruppo di ragazzi, a pochi metri di distanza, era scoppiato un litigio per una scarpa griffata macchiata da una birra. Ma a pagarne le conseguenze è stato lui, totalmente estraneo alla vicenda, ucciso da un colpo di pistola al petto. Era stato Francesco Pio Valda, che intendeva vendicarsi "dell'affronto", a impugnare l'arma e a sparare.
L'allora diciannovenne era stato arrestato poche ore dopo quella sparatoria, mentre cercava di nascondersi da alcuni parenti nella periferia Est di Napoli. Con lui, infatti, sono finite in manette altre sette persone tutte indagate, a vario titolo, per aver favorito la sua fuga.
Francesco Pio Valda ha ammesso di aver impugnato un'arma e aver fatto fuoco solo il 7 novembre 2024, con il processo iniziato il 27 febbraio dello stesso anno. Pur dichiarando che il colpo fatale sarebbe stato esploso da un'altra pistola.
Per il delitto Maimone il 21enne è stato condannato all'ergastolo, accusato di omicidio volontario aggravato. Una condanna arrivata a distanza di pochi giorni da quella per associazione a delinquere di stampo mafioso, in un processo in cui era imputato insieme ad altri affiliati del clan che controlla il quartiere di Barra: 15 anni e 4 mesi.
Anche altri familiari di Valda sono stati condannati. Alessandra Clemente, la cugina 27enne, a due anni e sei mesi di reclusione; il 24enne Salvatore Mancini a quattro anni; la nonna 75enne Giuseppina Niglio a quattro anni e sei mesi di reclusione, oltre a una multa di 6mila euro; Pasquale Saiz, 23 anni, a quattro anni.
Assoluzione e annullamento della misura cautelare, invece, per gli altri due imputati: la sorella del condannato, Giusy Valda, e Giuseppe Perna.
Il servizio del Tg1 sulla condanna all'ergastolo di Valda