18 Apr, 2025 - 16:16

Revenge porn: se guardi sei complice

In collaborazione con
Chiara Giunta
Revenge porn: se guardi sei complice
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“Se guardi sei complice”.

Questo è il titolo dell’esperimento sociale condotto da cinque studentesse dell’Istituto Europeo di Design (IED) di Roma, i cui risultati sono preoccupanti.

Nato come un semplice progetto universitario su un tema a scelta richiesto da un professore, si è trasformato in un’azione volta a colpire, sensibilizzare e responsabilizzare chi guarda e chi condivide contenuti di revenge porn.

Il revenge porn è la pratica di rendere pubblico, per vendetta, materiale pornografico senza consenso. Un reato penale in Italia dal 2019, eppure una forma di violenza, purtroppo, sempre più presente nella realtà attuale.

Un esperimento sociale contro il revenge porn

L’esperimento universitario consiste nell’affissione in luoghi strategici, strade principali e locali di Roma, di volantini con un QR code e frasi di vendetta come: “Guardate tutti quella stronza della mia ex nuda!!!”, che incitano i passanti a scansionare il codice e guardare contenuti intimi pubblicati senza consenso. Chi scannerizza il codice si ritrova a fare i conti con la propria coscienza, perché chi è spettatore è parte del problema. 

Segue infatti un video di accusa nei confronti di chi si ferma a guardare:

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“Volevi vederla nuda senza il suo consenso? Condividere materiale pornografico senza il permesso dell’altro è un reato. E chi guarda non è uno spettatore innocente. Se guardi, sei complice”

Il progetto già in lavorazione da diversi mesi, è stato divulgato dalle ragazze dell’IED di Roma, a seguito degli ennesimi atti di femminicidio che portano i nomi di Ilaria Sula e Sara Campanella. Inoltre, una delle studentesse, partecipati all’esperimento sociale, è stata vittima di revenge porn.

Lo scopo è non solo sensibilizzare su un problema poco discusso, ma anche cercare di far prendere coscienza come punto di partenza per spezzare un circolo vizioso di violenza, perché chi guarda e condivide non è innocente. Il lavoro delle studentesse ha, inoltre, spinto molte vittime e genitori ad aprirsi con loro, creando una vera e propria comunità d’aiuto e di confronto online.

Queste le parole di Clara Vella, ideatrice del progetto:

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“Ogni voce merita di essere ascoltata. Siamo contente di essere il loro megafono. Manca ancora tanta consapevolezza. [...] Bisogna insegnare il rispetto per l’altro genere, il rispetto per il corpo e le emozioni”

I risultati del progetto “Se guardi sei complice” che preoccupano 

È sconcertante che in due settimane sono state fatte ben 10.000 scannerizzazioni. Ci si aspettava più solidarietà femminile e più persone che si fermassero a strappare i volantini. Purtroppo, non è stato così. Queste sono state le dichiarazioni delle creatrici del progetto:

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“Ci siamo appostate per vedere come reagivano i passanti, se strappavano i poster o se provavano a vedere i video. Ci aspettavamo più reazioni, più indignazione. Invece abbiamo visto molti ragazzi giovani e uomini di 50, 60 anni scannerizzare il codice senza batter ciglio. È stato scioccante”

Alcuni dati raccolti in Italia sul fenomeno del revenge porn:

  • Cinque milioni sono le vittime 
  • Quattordici milioni sono coloro che hanno visualizzato contenuti sessuali senza consenso 
  • L'84% di chi ha visto e condiviso materiale intimo privato senza consenso, ha affermato che lo rifarebbe 
  • Il 58% dei giovani sotto i ventisei anni considera il revenge porn uno dei maggiori rischi a cui si può incorrere sul web 

Una scelta può fare la differenza. Guardare o strappare, condividere o no. Bisogna essere consapevoli e avere rispetto non solo del corpo che potrebbe esserci dietro uno schermo o un QR code, ma della persona e delle sue emozioni, del diritto di privacy e la dignità individuale.

A cura di Chiara Giunta

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