È morto Benedetto Ceraulo, l'uomo che nel 1995 uccise l'imprenditore Maurizio Gucci, della famosa maison di moda. 63 anni e una condanna di 28 alle spalle, Ceraulo era tornato in libertà da qualche anno, stabilendosi nelle campagne del Pisano. Il 22 aprile scorso, al culmine di una lite, ha sparato al figlio Gaetano - con cui stava trascorrendo la Pasqua -, per poi rivolgere l'arma contro se stesso, tentando di uccidersi. Ora i suoi organi saranno donati.
Ceraulo si trovava all'ospedale di Pisa, dove era stato ricoverato in gravissime condizioni dopo essersi sparato alla testa con una pistola di piccolo calibro e la matricola abrasa nella sua casa di Santa Maria a Monte.
A dare l'allarme era stato il figlio, a sua volta rimasto ferito a una spalla e al volto. "Ti perdono per il male che mi hai fatto ma non per il male che hai inflitto a te stesso", aveva poi scritto l'uomo - non in pericolo di vita - sulla sua pagina Facebook.
"Il dolore più grande, in questo momento, è per te che hai compiuto un gesto terribile e vile". Secondo i carabinieri, alla base della lite culminata in tragedia ci sarebbe un banale graffio all'auto fatto dal 37enne, che aveva raggiunto il padre per le festività pasquali da Milano, dove risiede.
Originario di Caltanissetta, Ceraulo era tornato in libertà da qualche anno. A Santa Maria a Monte si era trasferito dopo aver vissuto ad Acciaiolo, nel comune di Fauglia, sempre a Pisa. Il suo nome non è nuovo, nelle pagine di cronaca. Si lega, infatti, anche al caso Gucci.
Secondo quanto ricostruito nei tre gradi di giudizio che hanno portato alla sua condanna definitiva a 28 anni, 11 mesi e 20 giorni di reclusione, l'ex muratore si macchiò personalmente dell'omicidio dell'imprenditore di moda.
Fu, cioè, l'esecutore materiale del delitto, avvenuto il 27 marzo 1995 in via Palestro, a Milano; ordito e commissionato - per una cifra di 600 milioni di lire - dall'ex moglie della vittima, Patrizia Reggiani (poi condannata a 29 anni), che sarebbe stata gelosa della nuova relazione del marito e impaurita dalle spese da lui sostenute.
Arrestato nel 1997, in primo grado Ceraulo aveva ricevuto una condanna all'ergastolo, poi ridotta dai giudici d'Appello, con la conferma dalla Cassazione. Grazie alla buona condotta, ha beneficiato di uno sconto, uscendo prima dal carcere della Gorgona, dove è stato a lungo detenuto.
Nessun commento è arrivato, per ora, da parte del figlio, che nei giorni scorsi, su Facebook, ci aveva tenuto a "mandare un abbraccio" virtuale a tutte le persone che gli hanno dimostrato affetto dopo il ferimento.
L'uomo avrebbe già subito un primo intervento per la rimozione di frammenti ossei sotto un occhio. Ne servirà almeno un altro, forse, per rimuovere uno dei proiettili che il padre gli ha sparato.
"È ancora lì... in un punto particolare", ha fatto sapere in un post. "I dottori stanno valutando [...] se lasciarlo lì, con i relativi rischi di infezione o spostamento comunque presenti".
Oltre a Ceraulo e a Reggiani furono condannate altre tre persone: Orazio Cicala, autista del killer, e gli intermediari Ivano Savioni e Giuseppina "Pina" Auriemma. Oggi sono tutti liberi.