È l'ennesimo dramma familiare quello consumatosi ieri, 2 maggio 2025, a Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro, dove Francesco Di Cello, guardia giurata in pensione, ha ucciso il figlio Bruno al culmine di una lite. Il giovane, 30 anni, si presentava sui social come "fashion influencer" ed era un aspirante modello. Ecco cosa sappiamo finora.
"Fashion influencer", ma anche "modello" e "youtuber": queste le parole che appaiono online quando si cerca il nome di Bruno Di Cello, 30 anni, con un discreto seguito sui social. Originario di Lamezia Terme, il giovane, appassionato di moda, ha partecipato nel corso degli anni a diverse sfilate, tra cui la tappa milanese dell'Italia Fashion Week, e a numerosi talent. Sognava di diventare un volto noto nel mondo dello spettacolo. Ieri, 2 maggio, è stato ucciso dal padre.
L'esatta dinamica dei fatti - avvenuti nel quartiere Marinella di Lamezia, dove la famiglia Di Cello possiede una casa - è ancora da chiarire. Secondo quanto riportato da fonti locali, all'origine ci sarebbe però una lite, l'ennesima tra padre e figlio, che avevano un "rapporto difficile".
Bruno Di Cello si sarebbe trovato in auto, diretto verso casa. Il padre, 64 anni, ex guardia giurata, lo avrebbe intercettato, tagliandogli la strada. Poi sarebbe sceso dalla propria vettura e gli avrebbe sparato un unico colpo di pistola in pieno volto, uccidendolo. "Un delitto maturato in un contesto di disperazione", scrive LaC News24.
All'arrivo dei soccorritori sulla scena del crimine, per il 30enne non c'era già più nulla da fare. Francesco Di Cello, intanto, si era costituito. Dopo ore di interrogatorio, in serata ha lasciato il Commissariato di Lamezia per essere trasferito nel carcere di Siano, a Catanzaro.
Gravi le accuse che il sostituto procuratore Gualberto Buccarelli gli contesta: omicidio volontario, detenzione e porto abusivo di arma clandestina, oltre che ricettazione della stessa arma. Per la convalida bisognerà attendere: davanti al gip, il 64enne potrebbe fornire ulteriori dettagli su quanto accaduto.
Facendo chiarezza anche sulle ragioni che lo hanno spinto a rivolgere l'arma contro il figlio. Secondo Il Corriere della Sera, l'uomo sarebbe stato esasperato dalle "sempre più insistenti richieste di denaro" del giovane. Richieste spesso seguite da accese discussioni.
Saranno le indagini a fare piena luce sulla vicenda. "Non ci sono parole giuste per descrivere il vuoto che lasci [...]. Mi sei stato vicino nei momenti più duri, senza mai chiedere nulla in cambio. È ingiusto quello che è successo, e fa male", scrive intanto un utente su Facebook. "Riposa in pace fratello, non ti dimenticherò mai", recita ancora il suo post.
La comunità è sotto shock. C'è chi giustifica il gesto di Di Cello, chi lo condanna e chi invoca "silenzio, rispetto", parlando di "dramma familiare". Come quello che a inizio anno ha sconvolto Ornavasso, in provincia di Verbano-Cusio-Ossola, dove Edoardo Boghini, di 63 anni, ha ucciso il figlio Nicolò, di 34.
Secondo quanto emerso, il giovane si era scagliato contro i genitori dopo aver trovato il garage chiuso al rientro da una serata con gli amici. Il padre ha raccontato di aver sparato per fermarlo, non per ucciderlo, dopo che Nicolò aveva ferito la madre e la stava inseguendo nella stanza dove si era rifugiata. Ora è accusato di omicidio volontario aggravato. Il gip gli ha concesso i domiciliari.