Sono passati 23 anni, ma per i tifosi dell’Inter il 5 maggio non è una semplice data sul calendario. È una ferita aperta. Un incubo che ritorna ogni anno, puntuale come un derby.
Il 5 maggio 2002, nell’ultima giornata di campionato, l’Inter di Ronaldo “Il Fenomeno”, guidata da Héctor Cúper, aveva un solo compito: vincere all’Olimpico contro la Lazio. Lo scudetto sembrava già cucito sulle maglie nerazzurre. E invece…
Quella data segna un evento destinato a rimanere inciso per sempre negli annali della Serie A. Fu, allo stesso tempo, il crollo e l’apoteosi: la caduta dell’Inter e il trionfo della Juventus.
Davanti a uno stadio gremito di tifosi nerazzurri, quasi fosse una succursale interista, la squadra di Zanetti e compagni crollò 4-2 sotto i colpi di una Lazio spietata. Una disfatta clamorosa, testimoniata dalle lacrime di Ronaldo, dallo sguardo perso di Cúper e da un Materazzi visibilmente spaesato.
La Juventus, invece, vinse a Udine e si prese lo scudetto all’ultimo respiro. Un colpo di scena degno di un romanzo calcistico perfetto.
Il racconto di quell’impresa vive nei festeggiamenti di Del Piero e Lippi, abbracciati a bordo campo, e nelle parole taglienti di Antonio Conte (vedi video), cariche di rivincita (forse proprio verso Materazzi?).
Negli anni, quel giorno è diventato simbolo della rivalità tra juventini e interisti, tra gioia e rimpianto, tra dominio e redenzione. Per molti tifosi nerazzurri, ogni 5 maggio è un giorno da dimenticare. Per molti juventini, una festa.
L’Inter è tornata protagonista. Ha vinto scudetti, ha sollevato trofei, ha riscritto il proprio destino. Eppure, la cicatrice del 2002 non si è mai del tutto rimarginata. I tifosi più giovani ne conoscono il racconto. I più grandi non possono dimenticare.
Per la Juventus, il 5 maggio è diventato simbolo di mentalità: non mollare mai, nemmeno quando tutto sembra perduto. Una lezione che, nel bene e nel male, ha segnato un’epoca.
Il 5 maggio 2002 non è solo una data per appassionati di calcio: è leggenda sportiva, caso di studio emotivo, eterno motivo di sfottò tra tifoserie. È la prova che, nel calcio come nella vita, non è finita finché non è finita.